A seconda di quale quotidiano si legge, di quale sito si apre o in base a chi parla in TV nei talk show politici, andare in pensione nel 2025 viene considerato più facile o più difficile. Questioni politiche come dicevamo cioè polemiche di parte è un ping pong di notizie e di informazioni che possono produrre confusione e sgomento nei contribuenti. Inutile dire però che effettivamente andare in pensione in Italia è sempre difficile. Ma è così non certo per le novità introdotte dal governo Meloni. Novità che comunque per equità di giudizio, non hanno nemmeno fatto l’esatto contrario, cioè facilitato l’accesso alla pensione. Le difficoltà ad andare in pensione in Italia partono da lontano. Da quando furono introdotte le ultime due vere riforme delle pensioni che portano il nome di Lamberto Dini e di Elsa Fornero. Eppure se da un lato è difficile andare in pensione e quindi molti contribuenti guardano con pessimismo al futuro e alle possibilità di pensionamento, da un altro lato ci sono delle soluzioni che possono tornare utili e che consentono di anticipare di molto le uscite dal lavoro. Per esempio se il datore di lavoro vuole anticipare a 60 anni il pensionamento di un suo dipendente e adesso vedremo perché, anche del 2025 questa possibilità esiste.
Nel 2025 in pensione 7 anni prima e a 60 anni di età ma ti serve una mano, eccola
Esistono misure di pensionamento normali che prevedono il rapporto diretto tra lavoratore e INPS e cioè con il primo che presenta la domanda e con il secondo che prima la valuta e poi eventualmente la concede. E ci sono misure che vengono chiamate scivoli aziendali che permettono il pensionamento molto anticipato di alcuni lavoratori ma solo se anche il datore di lavoro è d’accordo e soprattutto dopo aver trovato una intesa con altri soggetti come sono le parti sociali e il ministero del lavoro. Una misura spesso sottovalutata ma sempre valida è nata proprio con l’avvento della riforma Fornero ed è la cosiddetta isopensione. Si tratta in effetti di una misura che arriva a consentire il pensionamento dei lavoratori o di alcuni di loro già a 60 anni di età.
Se qualcuno pensa che l’unica strada per andare in pensione molto prima rispetto ai requisiti di oggi è una nuova riforma delle pensioni è fuori strada. Oggi esistono misure che permettono di uscire molto prima dal lavoro. Solo che molti non le conoscono e non sanno di poterle usare. Per esempio, l’isopensione concede l’uscita già a 60,4 anni o con 35,10 di contributi.
Isopensione 2025, come funziona?
Ormai è chiaro che fino a fine 2026 l’età pensionabile pari a 67 anni di età per le pensioni di vecchiaia resterà sempre così. E resterà fissato a 42,10 anni di contributi versati per gli uomini o 41,10 anni di contributi versati per le donne il tetto di uscita senza limiti anagrafici con le pensioni anticipate.
Ma sempre fino al 2026 resta attivo uno scivolo molto importante che consente a determinati contribuenti di andare a riposo già a 60 anni e 4 mesi di età o con 35 anni e 10 mesi di contributi versati (34,10 per le donne).
La misura di cui parliamo si chiama isopensione ed è uno scivolo per i lavoratori del settore privato. Con questa misura si può andare in pensione 7 anni prima dei requisiti ordinari per la vecchiaia o per le anticipate. Chi si trova a 7 anni di distanza dai 67 anni di età per la pensione di vecchiaia o a 7 anni di contributi dai 42,10 o 41,10 delle pensioni anticipate ordinarie, può accedere al prepensionamento.
Non tutti possono sfruttare questa pensione 7 anni prima
La misura oltre a prevedere questi requisiti che deve detenere il dipendente, prevede anche dei requisiti che deve detenere il datore di lavoro. Infatti la sospensione riguarda dipendenti di aziende che hanno in organico almeno 15 dipendenti.
Il trattamento erogato con l’isopensione, lo versa l’INPS come una normale pensione. Solo che si tratta di una misura che stabilisce come il trattamento lo finanzia il datore di lavoro.
L’assegno di prepensionamento o isopensione è completamente a carico dell’azienda a tal punto che oltre al rateo mensile sempre l’azienda si accolla l’onere di garantire a chi esce con 35,10 anni di contributi, anche la relativa contribuzione figurativa che manca ai 42,10 anni di versamenti.
Per il via libera a questi pensionamenti, serve un accordo in sede ministeriale tra i datori di lavoro e i sindacati più rappresentativi in seno alla stessa azienda. Una volta trovata l’intesa e stilato il piano dei prepensionamenti, il dipendente interessato dovrà accettare o meno l’idea di entrare in sospensione.
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