L’ombra di Trump sul futuro della Nato. Gazprom, crisi nera

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Gas, Nato e diplomazia segreta. Mentre le autorità ucraine continuano a insistere sul ruolo dei soldati nord-coreani e pubblicano foto e video dei due che hanno catturato sabato scorso, intorno al conflitto si aprono diverse partite parallele.

La prima è senz’altro quella geopolitica. Sono in molti a chiedersi se la Nato reggerà ad altri quattro anni di Donald Trump. Nelle sue ultime dichiarazioni sul tema il tycoon ha ipotizzato di chiedere agli alleati europei di aumentare la spesa militare fino al 5% del Pil per tenere in vita l’alleanza. Considerando che molti stati membri faticano anche ad arrivare al 2% chiesto da Washington l’anno scorso, è evidente che non si tratta di una questione di poco conto. Ieri, in un incontro con la commissione esteri-difesa del Parlamento europeo, il Segretario della Nato Mark Rutte si è dichiarato «convinto che gli Usa resteranno nella Nato ma serve spendere di più e meglio». Ora anche Rutte è persuaso che «il 2% non è assolutamente abbastanza e se si prendono in considerazione i piani di difesa alleati siamo già intorno al 3,6/3,7%». Rispetto alla situazione in Europa il Segretario si è dichiarato «profondamente preoccupato per la situazione della sicurezza. Non siamo in guerra, ma non siamo nemmeno in pace». E in questo clima di incertezza bisogna armarsi adeguatamente e «dobbiamo sostenere e intensificare il nostro supporto all’Ucraina per cambiare la traiettoria della guerra e l’ulteriore aggressione russa in futuro. Su tutta questa resilienza difensiva, l’Ucraina, la Nato e l’Ue devono lavorare mano nella mano». Anche perché «in futuro l’Ucraina dovrebbe diventare membro della Nato. Questo è ciò che abbiamo promesso».

MA UNA PROMESSA non è un accordo e secondo i quotidiani statunitensi gli uomini scelti da Trump per la diplomazia sono contrari all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Se da un lato, come sostiene il Financial Times, il magnate avrebbe già cambiato idea sull’interruzione delle forniture militari a Kiev, almeno per i primi mesi del suo mandato, ciò non toglie che accogliere il Paese in guerra nell’Alleanza atlantica sarebbe una vera e propria capovolta rispetto alle promesse elettorali di pace forzata in Europa dell’Est. In attesa di sviluppi, gli staff del Cremlino e di Mar-a-lago preparano il terreno per un incontro tra i due leader. «Sia gli Usa sia la Russia capiscono che contatti tra Trump e Putin sono necessari, ma un vertice non è ancora stato preparato» ha dichiarato ieri il portavoce di Mosca, Dmitry Peskov. L’eventualità che quest’incontro si tenga in Serbia, come proposto dal presidente serbo Aleksandr Vucic, «sicuramente verrà esaminata a Washington», ha detto l’ambasciatore Usa a Belgrado Christopher Hill. Mentre sembra che ieri il presidente Zelensky e il primo ministro slovacco Fico (ultimamente sempre più ostile a Kiev) abbiano raggiunto un’intesa per incontrarsi in Ucraina alla fine di questa settimana.

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UNO DEI PRINCIPALI motivi di attrito tra Bratislava e Kiev è l’interruzione delle forniture di gas attraverso il territorio ucraino. A causa delle sanzioni occidentali, il colosso russo Gazprom avvierà una massiccia campagna di licenziamenti (almeno il 40% dell’area di San Pietroburgo, ad esempio). Mosca parla di «effetti per il commercio mondiale devastanti», ma intanto deve preoccuparsi delle possibili nuove sanzioni, come la proposta di sei paesi Ue di abbassare il price cap (il tetto del prezzo del petrolio del G7) al petrolio russo. Un ulteriore problema per l’export russo di idrocarburi potrebbe nascere da un presunto attacco di droni a una stazione di compressione del gasdotto Turkstream in Russia «nel tentativo di bloccare le esportazioni di gas russo verso Paesi dell’Ue», denuncia Mosca che accusa gli ucraini di «terrorismo».

Intanto, Zelensky si è detto disposto a consegnare i due soldati nord-coreani catturati dagli ucraini nella regione russa di Kursk 3 giorni fa a Kim Jong- un se questi riuscirà a organizzare con Mosca uno scambio con i prigionieri di guerra ucraini in Russia. Secondo il presidente ucraino, uno dei due militari desidera rimanere in Ucraina, mentre l’altro vorrebbe tornare nel suo Paese.



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