Le vertenze di Jabil e Softlab si uniscono alla questione del rinnovo del contratto nazionale. Poi c’è la situazione dell’automotive, affatto di secondo piano. Nonostante il meteo, anche Caserta ha accolto la manifestazione dei metalmeccanici con lo sciopero di otto ore indetto da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm. Dopo l’incontro nel piazzale antistante la stazione ferroviaria di Caserta, il corteo, con i lavoratori di Jabil in testa, si è mosso nelle strade del centro e si è fermato in presidio davanti la sede di Confindustria.
«Ci siamo impegnati in questo difficile esercizio di tenere insieme la questione relativa al rinnovo del contratto nazionale con le vertenze aperte sul territorio». Così Francesco Percuoco, segretario di Fiom Cgil Caserta sulla manifestazione di ieri mattina. «Oltre alle vertenze oramai storiche e relative a Jabil e Softlab, la situazione si è fatta complicata per il settore automotive. Ci sono aziende dell’indotto che lavorano per Stellantis e, senza un intervento del governo, potrebbero esserci grandi problemi per questi lavoratori e per le loro famiglie. Parliamo soprattutto di quattro realtà, per un totale di mille persone. A queste poi vanno ad aggiungersi altre numerose piccole realtà, che tutte insieme disegnano un contesto molto delicato».
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Lo scorso 10 gennaio da Jabil è partita formalmente la procedura di licenziamento collettivo inviando le lettere ai 413 dipendenti che dovrebbe concludersi il 26 marzo con la cessazione dell’attività a Marcianise e in Italia. Azienda e sindacati si ritroveranno presso la sede di Confindustria Caserta giovedì per l’esame congiunto della procedura. E, proprio in quella circostanza, sotto la sede di via Roma ci sarà un presidio dei lavoratori Jabil in sciopero di otto ore. Per il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, «va creata una Agenzia per lo sviluppo, che abbia la possibilità, anche con l’intervento dell’Europa, di affrontare le crisi e tamponare la fuga delle multinazionali, come è accaduto con la Whirlpool e con Jabil. C’è un tessuto di piccole e medie imprese che stenta ad arrivare a fine mese. In Italia manca una politica industriale. In tema di transizione digitale, di sostenibilità, il manifatturiero può imprimere una spinta all’economia del Mezzogiorno e dell’intero Paese».
In piazza ieri mattina anche il deputato M5s, Dario Carotenuto (componente commissione lavoro) che ha ribadito l’esigenza di «Riconvocare subito il tavolo al ministero delle Imprese su Jabil. Il ministro Urso non perda un minuto in più. A rischio ci sono oltre 400 persone e le loro famiglie. Serve un impegno serio per trovare una soluzione che non può essere un pannicello caldo».
«Purtroppo la nostra provincia ha più di una vertenza e problemi anche più numerosi delle vertenze stesse», ha spiegato il segretario di Fim Cisl Caserta, Pino Scala. «La situazione di Jabil rischia di arrivare a un epilogo drammatico. Ci sono 45 giorni di tempo per trovare una soluzione con l’azienda: inizieremo con l’incontro fissato per giovedì dopo pranzo nella sede di Confindustria. In caso negativo, nei 30 giorni successivi dovrebbe subentrare la Regione Campania». E, a proposito di Softlab, ha ricordato che i 130 lavoratori ex Jabil hanno la cassa integrazione ferma allo scorso 30 dicembre.
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«Per questo motivo lunedì prossimo ci sarà un presidio davanti la prefettura di Caserta». «Oltre a rivendicare il rinnovo contrattuale – ha aggiunto il segretario provinciale Uilm, Ciro Pistone – con questo sciopero e questa manifestazione abbiamo messo ancora una volta in evidenza il dramma sociale che sta vivendo il contesto industriale casertano e quindi tutta la nostra provincia». Per Pistone è inoltre fondamentale la presenza della politica locale. «Oltre a quella nazionale, sarebbe importante anche un risveglio delle coscienze di quella del territorio per sostenere davvero una situazione diventata sempre più difficile. I sindacati continueranno a far sentire la voce dei lavoratori, e anche i politici dovrebbero unirsi a questo coro».
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