i punti principali dell’accordo per la Striscia di Gaza

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L’ennesimo e forse ultimo passo volto a porre fine alla guerra che ha cambiato per sempre il Medioriente. Quindici duri mesi di sangue tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza dopo il massacro del 7 ottobre 2023 ad opera dei terroristi palestinesi. 

C’è una bozza d’accordo che il Qatar ha inviato a Israele e Hamas per porre fine ai combattimenti e scambiare ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi. Sarebbe il primo passo per la fine di un incubo durato 456 giorni.

Tutto avviene – non a caso – a una settimana dall’insediamento del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump: alcuni funzionari oggi affermano che nei colloqui ospitati a Doha è stata raggiunta una svolta e che un accordo potrebbe essere vicino. E’ Israele a diramare la notizia per primo. 

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Dalla capitale gioiello del Golfo Persico è il portavoce del ministro degli Esteri, Majed al-Ansari a parlare: i colloqui sul cessate il fuoco a Gaza sono in corso “al massimo livello qui a Doha mentre parliamo”, ha detto in una conferenza stampa. Un lavoro che ha sottolineato avviene a strettissimo contatto con Egitto e Stati Uniti. 

Ma attenzione a non creare aspettative troppo elevate. “Crediamo di essere in una fase finale, ma ovviamente finchè non ci sarà un annuncio formale, non ci sarà nessun annuncio, restiamo fiduciosi” ha detto ai microfoni davanti ai giornalisti.   

C’è poi il leader di Hamas sul terreno. Secondo molti analisti a Mohammed Sinwar, fratello del defunto Yahya ucciso dall’Idf sotto gli occhi di mezzo mondo il 16 ottobre scorso, spetterebbe l’ultima parola sull’ok. E’ lui che ha il grilletto puntato sul terreno e ordina alle truppe rimaste ogni tipo di attacco. Secondo Israele sono 14 mila i miliziani morti, mentre il ministero della Sanità di Gaza sono oltre 46mila i civili uccisi dal fuoco israeliano nella Striscia. 61 quelli nelle ultime 24 ore.

Tank israeliani alle porte di Rafah (afp)

I punti principali 

1- Ritorno degli ostaggi – Nella prima fase verranno rilasciati 33 ostaggi, tra cui bambini, donne, soldatesse, uomini con più di 50 anni, feriti e malati. Israele ritiene che la maggior parte degli ostaggi siano ancora vivi, ma non ha ricevuto alcuna conferma ufficiale da Hamas. Se la prima fase andrà come previsto, i negoziati per la seconda fase inizieranno il 16° giorno dopo l’entrata in vigore dell’accordo. Nella seconda fase, oltre alla restituzione dei corpi degli ostaggi, verranno rilasciati anche gli ostaggi ancora in vita, tra cui soldati e uomini in età militare. Secondo fonti vicine ad Hamas l’accordo di tregua includerebbe il rilascio di almeno “1.000 prigionieri palestinesi” detenuti in Israele nella fase iniziale dell’intesa.  Secondo Associated Press Israele rilascerà 50 detenuti palestinesi per la liberazione di ognuna delle 5 soldatesse in ostaggio. 

Un’indiscrezione dell’emittente saudita al-Hadath parla di una lista di nomi di centinaia di detenuti palestinesi inviata da Israele ad Hamas, alcuni dei quali stanno scontando l’ergastolo. Il numero di quelli rilasciati dipenderà dal numero di ostaggi ancora in vita (98 secondo un calcolo non verificato), che resta però sconosciuto. A coloro che saranno rilasciati non sarà consentito recarsi in Cisgiordania. Per quanto riguarda i miliziani di Hamas che hanno partecipato all’attacco del 7 ottobre 2023, Israele non li rilascerà. Così come non sarà rilasciato Marwan Barghouti, il leader della prima Intifada condannato all’ergastolo. 

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Corridoio Philadelphia, Gaza

Corridoio Philadelphia, Gaza (AFP)

2- Ritiro delle forze israeliane – Il ritiro delle forze israeliane avverrà per fasi, mantenendosi tuttavia nei pressi del confine per difendere le città e i paesi israeliani ivi situati. Saranno inoltre adottate misure di sicurezza per quanto riguarda il corridoio Philadelphi (Salah al-Din) che separa Gaza dall’Egitto a sud della Striscia di Gaza. L’esercito si ritirerà da alcune parti di esso dopo i primi giorni dell’accordo. 

3- Consentire agli sfollati di tornare nelle loro zone e case (almeno quelle ancora in piedi), a patto che questi siano disarmati. Le forze israeliane si ritireranno, quindi, anche dal corridoio di Netzarim, che divide la Striscia in due e conduce fino al Mar Mediterraneo. 

 

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4- Aumento degli aiuti – La quantità di aiuti umanitari inviati nella Striscia di Gaza aumenterà, poiché gli organismi internazionali, tra cui le Nazioni Unite, hanno avvertito che la popolazione è in piena crisi umanitaria. Israele consente l’ingresso degli aiuti nella Striscia, ma ci sono controversie sulla quantità consentita e su quanta ne raggiunga chi ne ha bisogno, con saccheggi da parte delle bande criminali in aumento. 

Chi governerà il dopo-Gaza?

Ma uno dei punti più complessi e vaghi nei negoziati riguarda il dopo Gaza: chi governerà la Striscia di Gaza dopo la guerra? L’attuale ciclo di colloqui non sembra aver affrontato questo problema. Israele rifiuta il ruolo di Hamas nel governo di Gaza e si è opposto alla partecipazione dell’Autorità Nazionale Palestinese, istituita tre decenni fa con gli accordi di pace di Oslo. L’Anp esercita una sovranità limitata nella Cisgiordania occupata, è ha ricevuto una sorta di grossa deligittimazione quando Hamas ha vinto le prime elezioni nel 2006. 

Fin dall’inizio della sua rappresaglia, Israele ha affermato che manterrà il controllo di sicurezza sulla Striscia anche dopo la fine dei combattimenti. La comunità internazionale ritiene però che Gaza debba essere governata dai palestinesi, ma gli sforzi per trovare alternative alle principali fazioni tra i membri della società civile o i leader dei clan si sono rivelati complicati. Secondo quanto riportato dal sito web statunitense “Axios”, che cita funzionari statunitensi, il Segretario di Stato americano Anthony Blinken dovrebbe annunciare un piano del dopo-Gaza e della sua ricostruzione.  

Palestinesi in attesa di una porzione di cibo in un centro di distribuzione a sud di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, il 22 dicembre 2024

Palestinesi in attesa di una porzione di cibo in un centro di distribuzione a sud di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, il 22 dicembre 2024 (afp)

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