In Piemonte crolla il consumo di vino: -15%: «C’entrano le restrizioni del codice della strada, ma i vini di prestigio hanno un altro mercato»

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di
Christian Benna

«Le restrizioni del nuovo codice della strada stanno riducendo i consumi nelle trattorie e nella ristorazione veloce»

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Abbasso i calici. In Piemonte, terra del re dei vini, Barolo e Barbaresco con un giro d’affari da 1,2 miliardi l’anno, continuano a diminuire a doppia cifra i consumatori, gli ex fedelissimi alla bevanda del dio bacco. Succede a causa del cambiamento climatico, difficile apprezzare una Barbera 14 gradi con temperature miti anche d’inverno; del nuovo Codice della strada, inflessibile sul tasso alcolemico; e dell’avanzata tra i più giovani di cocktail e anche le bibite no alcol.
 

I consumi

Vent’anni fa, stima l’Istat, più del 60% per cento degli abitanti beveva abitualmente vino, oggi la quota è scesa di tre punti (al 57%), quasi 100 mila consumatori abituali in meno. Ma il conto è per difetto. Perché per molti dei due milioni di bevitori piemontesi, in pratica un abitante su due, il vino è praticamente scomparso da tavola. I consumatori che riempiono il calice di bianco o di rosso solo occasionalmente, per brindisi o cene con amici, sono più di 1,2 milioni. Il 2024 poi è stata la Caporetto del vino: con un crollo dei consumi del 15%. E il consumo procapite, nel complesso, è sceso a 29 litri, record negativo.




















































Nuove abitudini

Nell’analisi dell’Osservatorio dell’Unione italiana vini emerge che, come ha ricordato il presidente Lamberto Frescobaldi, «la domanda di vino è maggiormente legata al piacere e alla condivisione che non all’abitudine, che è anche sinonimo di maturità moderazione». Il consumo di vino si fa più responsabile, ed è ovviamente un bene. Ma il calo dei consumi di vino si registra ovunque nel mondo e preoccupa una filiera che occupa quasi 37 mila persone, di cui 10 mila stagionali. Nel 2023 il consumo globale è sceso a circa 22,1 miliardi di litri, rispetto, al picco di circa 25 miliardi di litri raggiunto nel 2007. E le proiezioni per i prossimi 20 anni sono di ulteriore riduzione.

Bene di lusso

Il Piemonte, regno dei vini, rischia di restare quasi senza sudditi a casa propria. Soprattutto se, come sta accadendo, si allarga la forbisce tra produzione e domanda, con la produzione globale di vino che è del 7% superiore al consumo.  Il vino è destinato a diventare un bene di lusso? Un rituale di piacere per una ristretta elite? «Per i vini eccellenti del Piemonte parlerei sì di lusso ma accessibile — spiega Valentina Abbona, impegnata nel coordinamento delle aree commerciale di Marchesi di Barolo —. Le restrizioni del nuovo codice della strada stanno riducendo i consumi nelle trattorie e nella ristorazione veloce. I vini di prestigio hanno un altro mercato di riferimento».

Non solo Barolo

Ma il Piemonte non è solo Barolo e Barbaresco. I vini premium (i cui consumi vanno controcorrente e sono in costante aumento rappresentano tuttavia una parte molto piccola, lo 0,5%, dell’intera produzione vinicola nazionale. E anche in Piemonte tra le 60 denominazioni presenti ci sono etichette non premium che fanno fatica a competere in un mercato che continua ulteriormente a restringersi.

Dai rossi ai bianchi

Nell’inverno più caldo di sempre i grandi rossi del Piemonte trovano il più temibile avversario che riduce tempi e spazi per i consumi di rossi importanti. Roberta Ceretto conferma in parte l’allarme sul clima che si respira in alcune cantine. «Dipende da come si leggono i numeri e si osserva la situazione — spiega l’imprenditrice di Ceretto Azienda Vitivinicola—. Intanto non dimentichiamoci l’euforia dopo la stagione del covid: per due anni abbiamo venduto tutti tantissimi etichette. Oggi c’è una frenata fisiologica. Ma non per tutti i prodotti. Se fa più caldo corrono i bianchi, infatti per le bollicine piemontesi è stata una stagione straordinaria, noi abbiamo terminato i prodotti già a dicembre». Infatti in Italia il clima mite sta spingendo il consumo verso vini più leggeri, in termini di gradazione alcolica, e più freschi, come testimonia anche la grande crescita dei vini bianchi che nel nostro Paese hanno superato in produzione e consumo i rossi.

I giovani consumatori

La crisi attuale del vino è la crisi della filiera semi-industriale quella dei grandi volumi. Che potrebbe rivelarsi un’opportunità per territori come il Piemonte che invece hanno puntato sulla qualità e le produzioni artigianali. Ma è anche figlia di un ricambio generazionale di consumatori, con giovani che bevono meno vino rispetto ai loro genitori e sembrano preferire cocktail e ready to drink e ora anche le bevande a base d’uva dealcolate.

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13 gennaio 2025 ( modifica il 13 gennaio 2025 | 07:09)

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