Alberta Gervasio (Bluenergy): «Gas, c’è speculazione e il mercato è volatile»

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Lo stop al passaggio del gas russo attraverso l’Ucraina e il timore degli effetti che questo potrà avere in termini di rincari sulle bollette ha rianimato le preoccupazioni dei consumatori, ancora scottati dal rally delle commodity energetiche innescato tre anni fa dall’esplosione della guerra tra i Paesi di Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky.

Da allora, il mercato dell’energia si è ininterrottamente caratterizzato per un’estrema volatilità, sulla quale il mancato rinnovo del contratto fra Kiev e Mosca non dovrebbe però incidere più di tanto.

Parola di Alberta Gervasio, amministratore delegato di Bluenergy Group, la multiutility energetica che da Udine, dove ha il suo quartier generale, fornisce servizi a 270 mila clienti tra Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia.

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Gervasio, il niet di Zelensky a Putin sul passaggio del gas russo dall’Ucraina ha fatto gridare ai rincari. Sarà davvero così?

«Ormai ogni notizia crea una forte volatilità del prezzo del gas, ma in questo caso parliamo di uno stop della fornitura del 5%, pari a 18 miliardi di metri cubi, sul un consumo europeo complessivo, che è di 322 miliardi di metri cubi. Non la vedo una misura così imponente da mettere in ginocchio l’Europa. Siamo nell’alveo di una situazione di speculazione piuttosto che di una difficoltà di reperibilità del gas».

Sì, ma le bollette? Ne risentiranno?

«Il costo che paga l’utente finale è essenzialmente legato al prezzo della commodity che nel caso del gas ha iniziato a crescere già lo scorso novembre attestandosi intorno ai 48-50 euro, +38% rispetto gennaio 2024. L’aumento dunque risale a prima del mancato rinnovo del contratto tra Russia e Ucraina, determinato da una serie di fattori ai quali il mancato accordo si è aggiunto».

«I consumi più sostenuti di gas in Europa, dovuti alle temperature più rigide di novembre-dicembre, che hanno accelerato l’uso degli stoccaggi, oggi inferiori del 15% rispetto all’anno scorso; la produzione più bassa delle rinnovabili, in particolare dell’eolico, rispetto ai volumi attesi; solo in coda, lo stop del gas russo. Queste situazioni insieme hanno impattato sul prezzo, facendolo crescere a dispetto della volontà e delle possibili iniziative delle società di vendita per le quali, a dispetto di quanto comunemente si pensi, un prezzo più alto delle commodity non significa un maggiore guadagno, considerato che il prezzo praticato all’utente è uno spread sul metro cubo. Le società guadagnano se vendono maggiori volumi».

A questo proposito, come ha chiuso il 2024 Bluenergy?

«In crescita rispetto al 2023. Il fatturato consolidato sarà di circa 530 milioni rispetto ai precedenti 495, l’Ebtida di 56 milioni rispetto a 51. Segni più, generati dall’acquisizione di due nuove Esco e da un incremento dei volumi di vendita e dei punti di fornitura, che l’anno scorso sono cresciuti di 12 mila unità attestandosi a 270 mila».

Avete investito molto sulle Esco, perché?

Conto e carta

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«Perché con la fine degli incentivi, queste società (aziende in grado di fornire tutti i servizi tecnici, commerciali e finanziari necessari per realizzare un intervento di efficienza energetica) torneranno a essere determinanti. I clienti che non potranno permettersi di far fronte alla spesa per l’intervento di risparmio energetico potranno rivolgersi alle Esco pagando con il risparmio conseguito, non in un anno, ma in 5, 7, 8 anni. Sarà una modalità sempre più determinante, specie per grandi interventi, condomini se non interi quartieri».

Sono tipologie di commesse che avete già in portafoglio?

«Ne abbiamo diverse a Nord Est e a Milano nell’ambito dei condomini, sui quali interverremo andando a sostituire le vecchie caldaie (bandite a partire dal 2030) con i nuovi sistemi ibridi. Si tratta di un fronte in pieno sviluppo (con la possibilità di intervenire su interi quartieri da 50 condomini e più), così come lo è, sebbene con volumi inferiori, quello del fotovoltaico che ci vede lavorare in particolare per le Pmi e qualcosa anche per il retail e che in soli due anni è arrivato a valere 7 milioni di euro. Complessivamente, il settore della riqualificazione energetica nel 2024 ha generato 67 milioni di ricavi, nel 2025 crediamo di poter arrivare a quota 75».

Le prospettive nella vendita dell’energia invece?

«Sono positive anche quelle. Quest’anno puntiamo a fare un ulteriore saltino, l’obiettivo è 10 mila nuovi clienti, che raggiungeremo aprendo nuovi store, magari non diretti, ma con la formula del franchising».

Nel 2025 non mancheranno nuovi investimenti…

«Abbiamo un piano che si aggira sui trenta milioni. Continueremo con altre acquisizioni, in particolare di Esco, e investiremo sulla costruzione di parchi fotovoltaici. Ne abbiamo uno in costruzione a Villa Vicentina da un Mega di potenza, a Pegognaga in provincia di Mantova abbiamo recentemente sottoscritto il contratto per la realizzazione di un parco da 10 Mega, la cui realizzazione dovrebbe partire in primavera, e poi c’è il Mega sulla copertura del Bluenergy stadium di Udine. Parallelamente continueremo lo scouting per individuare nuove opportunità».

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Cambiamo fronte e parliamo di risorse umane. L’azienda ha messo a terra, negli ultimi anni, importanti iniziative in materia di welfare per i suoi 373 dipendenti…

«Che nel corso del 2025 diventeranno 392. Sì, ci siamo concentrati in particolare sul sostegno alla famiglia. In questi giorni abbiamo siglato un accordo di secondo livello dove andiamo ad aumentare i giorni di paternità e maternità obbligatoria retribuita: un mese in più per le donne, dieci giorni in più per gli uomini. E stiamo lavorando anche per concorrere, l’idea è con 10 mila euro, alle spese per le adozioni o per la procreazione assistita». 



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