Visto Squid Game 2, cresce il dubbio che lo show sia ispirato da fatti reali. Anzi, da ben due storie vere

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Di enigmi e misteri irrisolti Squid Game è pieno, e grazie a Squid Game 2, una stagione che ha alzato notevolmente l’asticella, ha scombinato ancora di più le carte e posto sempre di più l’accento sulle questioni morali, e i conflitti, che muovono l’individuo e la società. Ma come reagireste se vi dicessimo che i giochi mortali della serie Netflix richiamano, in realtà, alcuni fatti realmente accaduti, non molto tempo fa, proprio in Corea del Sud?

Il creatore Hwang Dong-hyuk ha più volte dichiarato di essersi ispirato a manga e anime giapponesi, pur ammettendo che alcune scene si rifanno a eventi della sua vita e alla storia e cultura coreana. Tra i riferimenti più accreditati ci sarebbero i licenziamenti di massa della SsangYong Motor Company – citati, anche, in alcune interviste dallo stesso Dong-hyuk – ma emergono anche alcune teorie e parallelismi che collegano Squid Game a uno degli episodi più oscuri della storia sudcoreana: la Brother’s Home, conosciuta anche come l’Auschwitz della Corea.

In che modo la crisi economica e i licenziamenti della SsangYong Motor Company sembrano aver ispirato Squid Game

Una delle scene chiave della prima stagione, in cui il protagonista Gi-hun perde il lavoro dopo 16 anni e si unisce a uno sciopero, si ispira ai drammatici eventi del 2009, quando la crisi economica investì la Corea del Sud. In quell’anno, 2.600 lavoratori della SsangYong Motor Company, pari al 43% della forza lavoro, furono licenziati, provocando proteste e violenti scontri tra operai e forze dell’ordine. «Attraverso il riferimento ai licenziamenti della SsangYong Motor Company, ho voluto dimostrare che qualsiasi persona comune della classe media può cadere in fondo alla scala economica, da un giorno all’altro» ha dichiarato Hwang. Il tessuto sociale lacerato dall’instabilità economica è, a tutti gli effetti, un tema che si intreccia continuamente con le vicende della serie e infatti anche in Squid Game 2 i personaggi accettano di partecipare ai giochi mortali, travolti da debiti e difficoltà, per disperazione.

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L’orrore della Brother’s Home, un’ombra inquietante su Squid Game

Oltre ai riferimenti dichiarati da Hwang, teorie cospirative suggeriscono che Squid Game abbia tratto ispirazione da un fatto storico terrificante: quello della Brother’s Home. The Brother’s Home era il nome di una struttura, situata a Busan, che operò tra il 1976 e il 1987 sotto il regime autoritario sudcoreano.

Stando a quanto riportato da Al Jazeera, ufficialmente era un centro per “riabilitare” senzatetto e criminali minori, ma in realtà si trasformò in un campo di lavoro forzato e un luogo di violazioni dei diritti umani, conosciuto anche come “l’Auschwitz coreano”. Le origini della Brother’s Home erano legate a doppio filo con la politica di “purificazione delle strade” promossa dal governo militare sudcoreano in preparazione a due eventi internazionali, ovvero i Giochi Asiatici del 1986 e le Olimpiadi di Seoul del 1988. In questa operazione, migliaia di persone – non solo senzatetto, ma anche bambini abbandonati, disabili e dissidenti – furono raccolti forzatamente dalle strade e internati nella struttura. La Brother’s Home conteneva circa 4.000 detenuti, costretti a lavorare in condizioni disumane in 20 fabbriche interne. Gli abusi erano all’ordine del giorno: i detenuti subivano percosse, torture e abusi sessuali, e le punizioni erano spesso travestite da “giochi”. I resoconti rivelano che queste attività punitive includevano il “gioco del veicolo a motore”, dove i leader colpivano i detenuti fino a ferirli gravemente, e il “gioco di Hiroshima”, in cui le vittime venivano appese a testa in giù dai letti a castello e picchiate.

Secondo un rapporto ufficiale del 1987, solo il 10% dei detenuti era realmente senzatetto; gli altri furono arrestati arbitrariamente. Un ex detenuto, Hahn Jonh-son, ha raccontato alla stampa internazionale gli orrori vissuti: fu rapito per strada, spogliato e costretto a vivere in condizioni umilianti. Le sue testimonianze includono descrizioni di dormitori con letti a castello, un’immagine che ricordiamo tutti nella serie. Ma è soprattutto il metodo di “arruolamento” che collega Squid Game ai fatti terribili realmente accaduti nella struttura di Busan. Il governo sudcoreano fu costretto, poi, a chiudere la Brother’s Home dopo un’indagine nel 1987, che documentò la morte di almeno 551 detenuti a causa della violenza e delle condizioni inumane. Tuttavia, si sospetta che il numero reale di vittime fosse molto più alto.

Un brutale intreccio tra realtà e finzione?

Come dicevamo, il processo di selezione dei giocatori in Squid Game, apparentemente volontario, richiama fortemente le modalità con cui le autorità sudcoreane radunavano i “vagabondi” e li internavano nella Brother’s Home. Il creatore di Squid Game, Hwang Dong-hyuk, ha negato esplicitamente che la serie sia ispirata alle vicende della Brother’s Home, tuttavia le somiglianze sono troppo evidenti per essere ignorate. In alcune immagini che stanno circolando sul web, si possono vedere degli ostaggi della Brother’s Home indossare delle uniformi simili a quelle di Squid Game, così come le pareti di un bunker dipinte nelle tonalità del verde e del fucsia, proprio come nella serie. Che siano fotografie autentiche oppure no, possiamo avanzare comunque un’ipotesi: la critica al capitalismo estremo e alle disuguaglianze sociali, che Dong-hyuk fa emergere benissimo nella serie, potrebbe avere tratto forza narrativa dalla (recente) storia sudcoreana, molto verosimilmente.



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