Nasce a Neerpelt, in Belgio, nel 1968 da papà militare e mamma casalinga. Nel 1991 si laurea in design industriale e inizia a lavorare per gallerie e privati. A cambiare la sua rotta è l’incontro con Walter Van Beirendonck, designer tra i talentuosi Antwerip Six che lo porta con sé a Parigi, nel 1989, alla sfilata di Martin Margiela, momento di svolta per Simons.
«Prima di allora ero interessato alla moda come consumatore, ma quella sfilata era concettuale, mi ha lasciato senza parole», aveva dichiarato. A spronarlo nel disegnare abiti è stata poi Linda Loppa, capo del dipartimento moda della Royal Academy di Anversa; nel 1995 arriva il marchio Raf Simons che presenta un’immagine radicalmente diversa della mascolinità e nel 2000 – fino al 2005 – accetta la cattedra al dipartimento di moda dell’università di arti applicate di Vienna.
Susseguono la pubblicazione del libro Raf Simons Redux, celebrativo del decimo anniversario del marchio, e l’evento tra moda e arte Raf Simons 1995-2005, presso i Giardini di Boboli a Firenze. Ogni sua collezione si ispira ad atteggiamenti e affermazioni su stato d’animo e indipendenza, con un occhio sempre proiettato verso l’innovazione.
Il primo incarico importante arriva da Jil Sander
Nel 2005, Miuccia Prada e Patrizio Bertelli chiamano il designer con l’obiettivo di voler rilanciare il brand Jil Sander. Serviva una ventata di freschezza al minimalismo; gli viene affidata la gestione creativa sia della linea maschile e, per la prima volta, anche di quella femminile. Dice addio nel 2012 con una sfilata che resta ancora oggi nella storia per giochi di colori e linee come scolpite direttamente sul corpo. Indimenticabile anche il suo lavoro per un film italiano cult: Io sono l’amore, di Luca Guadagnino e con protagonista Tilda Swinton, vestita da capo a piedi Jil Sander.
L’avventura da Dior e il documentario iconico
Nel 2012 Simons succede John Galliano alla direzione creativa di Christian Dior, reinterpretando in maniera contemporanea il New Look. La sua prima collezione couture viene raccontata nel docufilm Dior et Moi, scritto e diretto da Frédéric Tcheng, con il desiderio di voler mostrare il processo creativo che c’è dietro a una collezione, dai bozzetti alla realizzazione in atelier. Ma il sogno dura poco: dopo tre anni, Raf – complici anche i ritmi, per lui, troppo frenetici della griffe – decide di concentrarsi sulla creatività della sua linea, concludendo il lavoro alla maison parigina con la collezione che ha sfilato nel dicembre 2015, a Parigi.
L’annuncio della collaborazione con Calvin Klein
Nel 2016 assume il ruolo di direttore artistico del brand americano e la sua prima collezione debutta nella stagione autunno inverno 2017. La sua missione è quella di rilanciare la linea di fascia più alta della società di Manhattan, la Calvin Klein 205W39NYC. Nel dicembre 2018, arriva però l’annuncio che “Calvin Klein e Raf Simons decidono di separarsi amichevolmente”. Di questo duo resta la fama: ai CFDA Fashion Awards, sia del 2017 sia del 2018, va allo stilista il premio di designer dell’anno per il suo lavoro da Calvin Klein.
L’intervista esclusiva a Vogue Italia
Il 23 febbraio 2020 Simons dimostra di essere un creativo a tutto tondo, entrando nel mondo dell’arredamento. Il debutto avviene a Milano, durante la Design Week, dove il brand danese di tessuti Kvadrat presenta l’ultima collezione disegnata proprio dallo stilista belga, negli spazi ex industriali di N°21. «Non ho mai abbandonato queste pratiche collaterali, così come mi sono sempre occupato anche di arte quale curatore di mostre e collezionista – spiega nell’intervista a Vogue Italia – Non amo le definizioni; ho avuto un rapporto di amore e odio con la moda soprattutto perché mi dicevano “sei un fashion designer”. Potrei dedicarmi a ciò che mi piace allo stesso modo o anche di più. Voglio fare cose che piacciono a me; non voglio compiacere le persone. Mi interesserebbe molto mettere insieme ciò che le persone fanno, ciò che pensano, e la natura».
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