Non solo fronte. Le potenzialità del botox, lo spianarughe scoperto per caso

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Quella della tossina botulinica “spiana-rughe” è stata una scoperta piovuta quasi per caso, anzi, per “serendipity”, come definiscono gli anglosassoni le clamorose coincidenze: usata fin dagli anni Ottanta solo per la cura di alcuni disturbi, come lo strabismo, il blefarospasmo e il torcicollo spastico, agli inizi degli anni ’90 un’oftalmologa canadese, Jean Carruthers e il marito Alastair, dermatologo, ne scoprirono casualmente la capacità di “cancellare” le rughe tra le sopracciglia e quelle della fronte. Dal 2002, da quando fu approvata dalla FDA americana per usi estetici, la tossina botulinica di tipo A, più conosciuta come “botox” (che in realtà è il nome commerciale della prima formulazione commercializzata a suo tempo da Allergan), si è spesso conquistata il primato tra le metodiche medico-estetiche più richieste (è al primo posto a livello mondiale tra le procedure non chirurgiche più richieste sia dagli uomini che dalle donne, con un totale di 8.877,991 milioni di trattamenti a fine 2023; fonte: ISAPS, www.isaps.org). «In Italia, la tossina botulinica per usi estetici è attualmente approvata per correggere le rughe della glabella, tra le sopracciglia, e per le zampe di gallina. Le rughe orizzontali della fronte sono tuttora off label, ossia eseguite sotto la responsabilità del medico», spiega Giuseppe Sito, medico chirurgo estetico a Napoli, Milano e Torino, membro dell’American Academy of Facial Plastic Surgery e docente presso la Scuola di Medicina Estetica Agorà di Milano. Diffusa e consolidata è anche l’inoculazione della tossina botulinica per contrastare l’iperidrosi di ascelle, mani e piedi (iniettata a livello dermico e con bersaglio le ghiandole sudoripare), ma grazie anche all’affinamento delle tecniche e alla maggiore disponibilità rispetto al passato di tossine botuliniche approvate ad uso estetico (attualmente sono cinque quelle autorizzate dall’AIFA: Vistabex®, Azzalure®, Bocouture®, Alluzience®,e Letybo®, ma è in arrivo un’altra formulazione prodotta da Galderma), i campi di applicazione con usi off-label (eseguiti sotto la responsabilità del medico) si sono ampliati sensibilmente, espandendosi dal terzo superiore del viso (zona fronte e occhi) ad utilizzi anche nel terzo inferiore del viso e ancor più giù, anche nel collo e décolleté. Non solo: «Sempre più diffuso è l’uso combinato con l’acido ialuronico, laddove sia necessario anche “riempire” i solchi molto profondi, come quelli della glabella trattata per la prima volta (con inoculazioni di tossina botulinica ripetuti nel tempo solitamente non è più necessario intervenire anche con l’acido ialuronico). Questo impiego riflette la nuova tendenza ad un utilizzo sempre più soft della tossina botulinica e più distanziata nel tempo, anche oltre l’azione distensiva del farmaco che si esaurisce nell’arco di 4-6 mesi, e con l’obiettivo di ottenere una correzione molto naturale», dice Sito. Di fatto, però, questa è anche la “tossina” della discordia e in oltre vent’anni di utilizzo ha accolto pure molte critiche, anche tra le stesse star che hanno dichiarato di non ricorrervi più, come Nicole Kidman e Megan Fox, oppure che ne hanno ripudiato l’uso a priori, come Kate Winslet e Rachel Weisz. Senza contare che, ciclicamente, la tossina botulinica continua ad alienarsi le simpatie di una parte del mondo scientifico. Tra le accuse più ricorrenti: può “congelare” l’espressione, rendere mefistofelico lo sguardo, migrare in aree distanti dalla zona di somministrazione. «Ma un risultato soddisfacente, capace di migliorare la percezione di sé sia estetica sia psicologica, dipende anche dalla preparazione, conseguita in appositi corsi, e dall’esperienza del medico. È indispensabile, infatti, conoscere perfettamente l’azione del farmaco e le dosi sicure (nel caso delle formulazioni che richiedono la diluizione del medico al momento dell’inoculazione) ed eseguire le iniezioni dopo uno studio accurato dell’anatomia e della mimica facciale. Solo se iniettata in modo non consono, infatti, la tossina botulinica può dare uno “sguardo fisso” o il sopracciglio eccessivamente arcuato. E usata in dosi minime, come previsto, si diffonde per un massimo di un centimetro oltre la zona d’iniezione», sostiene Sito. Che prosegue. «Certo, come per ogni farmaco, anche per la tossina botulinica esiste il rischio teorico di una reazione d’ipersensibilità al prodotto stesso o agli additivi e conservanti contenuti nella preparazione. Inoltre, la metodica è sconsigliata in gravidanza e durante l’allattamento, se si soffre di miastenia o di disordini neuromuscolari e durante l’assunzione di alcuni farmaci, come gli antibiotici del gruppo degli aminoglicosidi».

Foto di Studio Michael França su Unsplash 

Tra utilizzi classici e “alternativi”, tutte le potenzialità del botox

Secondo alcune evidenze, la tossina botulinica contribuirebbe a regolare la produzione di sebo, migliorando l’acne, e di stabilizzare l’iperattività vascolare e altri meccanismi implicati nella rosacea, così come nel flushing (arrossamento del volto) della menopausa. Ma al di là di questi possibili impieghi (non ancora di routine) della tossina botulinica, ce ne sono diversi altri, tra rodati ed “emergenti, tra approvati e off label.

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Per uno sguardo più fresco e meno “corrucciato” (uso approvato)

La tossina botulinica di tipo A è sempre il must per correggere le rughe della glabella, che danno uno sguardo corrucciato, ma anche le piccole rughe a ventaglio della zona perioculare (le zampe di gallina). «Dopo aver disegnato con un pennarello i punti di inoculazione, circa 3-5 ai lati degli occhi, il medico inietta con aghi sottilissimi delle microgocce di tossina botulinica, che, bloccando la liberazione di acetilcolina, la sostanza che trasmette l’impulso nervoso ai muscoli, distende le rughe», spiega Sito. L’effetto, in questo come in tutti gli altri casi, non è immediato: con le attuali formulazioni occorrono circa 3 giorni perché inizi ad essere visibile, raggiunge l’apice dopo circa 15 giorni e dura mediamente 4-6 mesi.

Per distendere le rughe della fronte e aprire lo sguardo con il brow lift (uso off label)

Per “levigare” la fronte, distendendo le rughe orizzontali, si procede con l’inoculazione della tossina botulinica circa 2 cm al di sopra del sopracciglio e in altri siti individuati dal medico in base alla disposizione dei solchi. «Occorre uno studio e un’inoculazione molto precisa e attenta per evitare rischi di ptosi delle palpebre superiori o asimmetrie», avverte Sito. Il Brow Lift, invece, è una procedura che rialza la coda del sopracciglio rilassando il muscolo orbicolare dell’occhio e aprendo lo sguardo, effetto “foxy eyes”. «La coda del sopracciglio viene leggermente sollevata, ma è importante, se si opta anche per questa correzione, non intervenire eccessivamente sulla fronte con altri punti di inoculazione della tossina botulinica, perché lo sguardo tenderebbe a “chiudersi”, con un effetto artificioso», dice Sito.

Come complemento al rinofiller, per sollevare la punta del naso e correggere le “bunny lines” (usi off label).

Alla rinoplastica, che rimane l’intervento d’elezione per gli inestetismi più pronunciati e per le problematiche funzionali del naso, in tempi recenti si è affiancato il rinofiller. Si tratta di una metodica non invasiva, destinata però a correggere solo le lievi disarmonie del profilo o affinare, ove necessario, gli esisti della rinoplastica. «In questo caso, solitamente la tossina botulinica si utilizza in associazione all’acido ialuronico di media o alta densità, quest’ultimo infiltrato, a seconda delle imperfezioni da correggere, in punti particolari: ad esempio alla radice del naso per attenuare un’eventuale gobba, oppure sul dorso se il naso è a sella, ovvero se presenta schiacciamenti o vuoti da riempire. Le pochissime unità di tossina botulinica richieste, invece, sono iniettate alla base del naso per rilassare il muscolo depressore del setto e rialzarne lievemente la punta. Con alcune microdosi di tossina botulinica, ma iniettate nell’area laterale del dorso nasale, si possono correggere anche le cosiddette “bunny lines”, le rughette oblique che compaiono sulle pareti nasali superiori quando si ride o si arriccia il naso, quando da rughe di espressione si sono trasformate in solchi permanenti per via dell’aging», dice Sito. La durata media sia il rialzamento della punta del naso sia la distensione delle bunny lines è di 6 mesi, poi il trattamento va ripetuto.

Baby botox pre-juvenation e mesobotox ad effetto glassy skin (tutte pratiche off label)

Le statistiche, come quelli diffuse dal Plastic Surgery Statistics Report dell’American Society of Plastic Surgeons (ASPS), suggeriscono che l’apprezzamento della tossina botulinica è in grande ascesa anche tra gli under 30, che ricorrono a questa pratica soprattutto in ottica pre-juvenation. Siamo nel territorio del cosiddetto “Baby botox”, vale a dire l’infiltrazione della tossina botulinica in dosi più leggere rispetto a quelle tradizionali per spianare i primi accenni di rughe e rallentare così la comparsa di solchi permanenti, più difficili da correggere (da qui il termine “baby”, cioè adatto per i più giovani). «Si iniettano unità ridotte di tossina nelle rughe che tendono a comparire già intorno ai 30 anni, come quelle perioculari, con la tecnica del microbotox, vale a dire a livello superficiale e fino a raggiungere al massimo i piccoli fasci muscoli che si trovano nel sottocute», dice Sito. Sempre (ma non solo) dai più giovani (e con l’obiettivo soprattutto di esibire la cosiddetta glass skin), è in ascesa anche la richiesta del mesobotox. Molto diffuso in Corea del Sud, fucina di tendenze anche in medicina estetica, non solo in cosmetica, consiste in infiltrazioni multiple (dalle 30 alle 50 contro le 5 in media del botox tradizionale) di microdosi di botulino lungo le aree degli occhi, della fronte e della mascella e che si fermano allo strato superficiale della pelle per dare al viso un aspetto levigato e luminoso. Il mesobotox nasce, infatti, come tecnica per migliorare sensibilmente la grana della pelle: non è efficace sulle rughe profonde, ma solo su quelle più lievi e sugli eventuali pori dilatati», dice Sito. Basta una seduta ogni 3-4 mesi.

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Lifting non chirurgico del collo (off label)

Soprattutto dopo i cinquant’anni, il collo diventa molto pettegolo riguardo l’età: la cute appare rugosa e anelastica e le “collane di Venere” diventano molto profonde. Il muscolo platisma perde tono, si assottiglia, si allunga, e così si evidenziano gli antiestetici “cordoni” del collo. Per un ringiovanimento della zona, si possono utilizzare la tecnica classica di infiltrazioni della tossina botulina e il mesobotox in combinazione. «Con la tecnica classica, si inietta la tossina botulinica sulle bande platismatiche per “liftare” e attenuare i “cordoni” verticali molto visibili, mentre con il mesobotox, la tossina molto diluita con iniezioni multiple sulla cute, si rinfresca la cute, migliorando l’aspetto delle rughe. Basta un’unica seduta, da ripetere ogni 4-6 mesi per restituire compattezza, tono e luminosità alla pelle, con un buon effetto lift, e per mitigare anche le “collane di Venere”», conclude Sito.



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