Cento ordini esecutivi, per cominciare. Trump vuole una partenza sprint dell’agenda MAGA

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


Compatti e rapidi. Sono le parole d’ordine emerse durante l’incontro a porte chiuse di mercoledì tra Donald Trump e i senatori repubblicani. Non ci sono altri modi per approvare l’agenda MAGA della prossima amministrazione americana. Il presidente eletto prossimo all’insediamento starebbe lavorando a 100 ordini esecutivi, secondo le indiscrezioni raccolte da Axios. Forse di più. Il numero potrebbe essere un qualcosa di mai visto nell’era moderna, ma rimane relativo rispetto al contenuto. Il tycoon vuole ripartire da dove aveva finito, reintroducendo le sue politiche per lasciarsi definitivamente alle spalle l’esperienza di Joe Biden, come se gli ultimi quattro anni non fossero quasi mai esistiti, soprattutto vuole farlo senza l’impiccio del Congresso. Fin dal primo giorno in cui rimetterà piede nello Studio Ovale, Trump pretende che tutta la squadra lo segua a tamburo battente, senza perdere tempo. Nel secondo mandato, si sa, il tempo corre velocissimo. Il grosso del lavoro andrà portato a termine nel primo biennio, entro le elezioni di midterm, quando ci sarà un primo, importante giudizio degli elettori. E Trump, all’ultimo mandato, in campagna elettorale aveva promesso di “sistemare le cose” talmente bene che nel 2028 “non si dovrà più votare” per l’elezione di un presidente.

Al primo punto dell’agenda MAGA non può che esserci l’immigrazione, per cui è stato designato Tom Homan, prossimo zar delle frontiere. Sarà lui a dettare la linea (dura, ma più realista di quella del presidente), come già ha fatto intuire nel podcast di Donald Trump Jr rivolgendosi ai trafficanti di uomini: “La mia gang è più grande delle vostre e vi farà fuori”. L’uomo che invece dovrà occuparsi di raggiungere l’unità nel partito sulle misure è lo storico consigliere Stephen Miller, considerato “il coltellino svizzero” di Trump per quanto il tycoon si fida di lui. Soprattutto in materia di confini da blindare. Non importa che durante l’amministrazione Biden gli attraversamenti illegali abbiano raggiunto i livelli più bassi degli ultimi anni, Trump vuole di più. Anzitutto intende completare il muro che divide gli Stati Uniti dal Messico per bloccare gli arrivi. L’idea è ripristinare il Titolo 42, che consente l’espulsione seduta stante per motivi di sanità pubblica, come nel periodo della pandemia. Per farlo, scrive il New York Times, gli uomini del presidente stanno trovando il giusto virus con cui giustificare il reintegro della misura. Inizialmente Trump aveva promesso di espellere tra i 15 e i 20 milioni di migranti, un numero improponibile anche secondo Homan. Meglio concentrarsi su coloro che hanno precedenti penali o non hanno i requisiti per rimanere sul suolo americano, pari a circa un milione. Poi il governo sposterà gli occhi su quelli che, provenendo da paesi specifici considerati a rischio, rientrano nel programma di protezione temporanea (Temporary Protected Status, Tps). Già durante il primo mandato Trump aveva provato a toglierlo ad alcuni soggetti. Ma proprio ieri l’amministrazione Biden ha allargato la protezione a 900mila migranti provenienti da El Salvador, Sudan, Ucraina e Venezuela.

Ad ogni modo, per essere attuato, il piano migratorio di Trump necessita di nuovi centri di detenzione ancora da costruire, facendo lievitare la spesa complessiva a 88 miliardi di dollari all’anno, come stimato dall’American Immigration Council. Soldi che dovranno venire approvati dal Congresso, a cui spetta l’ultima parola. “Continuano a chiedermi: quanti migranti espellerete nei primi cento giorni? Non lo so. Non so quali risorse avrò e quali finanziamenti mi darà”, ha ammesso Homan.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Un’altra priorità della prossima amministrazione sarà la reintroduzione dell’ordine esecutivo Schedule F, promulgato a fine mandato e poi cancellato da Biden. Con questa norma alcuni diritti dei dipendenti federali verrebbero riclassificati, facilitando il loro licenziamento. A chiederne il ripristino sono stati anche gli autori del Project 2025 e dall’America First Policy, composto da ex collaboratori trumpiani. In campagna elettorale il tycoon sembrava pronto ad accontentarli: “Il deep state deve e sarà messo sotto controllo”. A essere interessati sono circa 50mila dipendenti su una forza lavoro di 2 milioni di persone e il lavoro sporco dovrebbe essere affidato ai nuovi capi del DOGE, Elon Musk e Vivek Ramaswamy, impegnati nel taglio della spesa pubblica.

Altri soldi potrebbero arrivare dai risparmi sulla Sanità. Anch’essa sarà soggetta a drastici cambiamenti. Il primo dovrebbe interessare l’assicurazione sanitaria, con i sussidi dell’Affordable Care Act che non verranno rinnovati escludendo più persone dalla copertura. “Non perderete il vaccino contro la poliomielite”, ha inoltre precisato Trump dopo aver preso in considerazione un divieto generale per via di una correlazione con l’autismo. L’idea non è ancora stata esclusa, ma anzi rinforzata dalla nomina a segretario della Salute di Robert Kennedy Jr, celebre per le sue teorie complottiste (non solo) contro i vaccini e in generale le Big Pharma.

Sulla politica energetica, invece, bastano tre parole per capire cosa potrebbe fare Trump appena tornato sulla Pennsylvania Avenue: “Drill, baby, drill”. Ovvero, trivellazioni a tutto spiano. Il tycoon d’altronde non è mai stato un fautore del Green Deal. La scelta di Doug Burgum, ex governatore del North Dakota, come prossimo segretario del Dipartimento del Territorio non è casuale. Sebbene abbia investito anche nell’energia pulita, non usa mai il termine cambiamento climatico, è un sostenitore dei combustibili fossili e, sotto di lui, lo Stato dell’America centrale ha visto un incremento dell’industria petrolifera. All’Energia, Trump ha poi messo Chris Wright, un altro negazionista climatico con un ruolo nel settore del fracking. Discorso diverso per le auto elettriche, su cui Trump non è contrario, anche per via di Musk.

Un’altra misura su cui Trump ha insistito molto è il tema della diversità nelle agenzie federali e nelle istituzioni che ricevono fondi pubblici, come scuole e università. Nel 2020 aveva firmato un ordine esecutivo per vietare il programma DEI (Diversity, Equity, Inclusion), anche questo ripristinato da Biden, ma è pronto a prenderlo di nuovo di mira. Già ad aprile il suo vice JD Vance aveva firmato una proposta di legge simile per eliminarlo dagli apparati governativi. Anche se Trump non può imporlo al di fuori della sfera pubblica, molte aziende potrebbero vietare il programma per timore di venire punite. Walmart, McDonald’s e Meta hanno già comunicato la fine dei loro programmi DEI interni. Tutti sembrano allinearsi ai diktat di Trump rispondendo, come richiesto, alla compattezza e alla rapidità.

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Source link