Mimì Manzo, la festa in casa con la droga e la lite con Romina. La figlia: «Hanno capito che non c’entro con la scomparsa di mio padre»

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di
Michela Della Rocca

L’anziano operaio scomparso 4 anni fa dopo aver scoperto che nella sua abitazione era stato organizzato un party a base di droga da amici della figlia, indagati per sequestro di persona. Romina è accusata di favoreggiamento

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La svolta nel caso di Mimì Manzo, l’anziano operaio scomparso nel nulla la sera dell’8 gennaio di quattro anni fa a Prata Principato Ultra in provincia di Avellino, è racchiusa nell’avviso di conclusione indagini della Procura. Che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati della figlia dell’anziano, Romina Manzo accusata di favoreggiamento, e dei suoi amici Loredana Scannelli e Alfonso Russo ai quali è stato contestato il sequestro di persona. Le indagini  – coordinate dal procuratore Domenico Airoma e dalla pm Lorenza Recano e condotte dai carabinieri di Avellino – sembrano essere arrivate a un bivio per ricostruire quanto accaduto in quei giorni del 2021. 

Orari imprecisi

Le accuse nei confronti di Romina Manzo sono state ridimensionate rispetto alle ipotesi iniziali. Ora è accusata di aver aiutato Alfonso Russo e Loredana  Scannelli a eludere le investigazioni. La giovane avrebbe riferito ai militari  della stazione di Pratola Serra, intervenuti subito dopo la segnalazione della scomparsa, che lei aveva iniziato le ricerche per ritrovare il padre alle 22.15 del 9 gennaio 2021 in compagnia di Alfonso Russo. Tuttavia, in un secondo momento, quando è stata ascoltata il 17 gennaio 2021, ha rettificato la dichiarazione, precisando che le ricerche erano iniziate la sera precedente, l’8 gennaio, con la presenza oltre che di Russo anche della Scannelli.




















































Le telefonate

Le indagini dei carabinieri, basate sulle analisi dei tabulati telefonici e parallelamente sulle immagini delle telecamere di videosorveglianza, hanno invece rivelato che Russo e Scannelli si sono sentiti telefonicamente alle 22.32 e alle 22.40 (escludendo quindi che fossero insieme alle 22.15). I due si sarebbero poi incontrati alla Chiesa dell’Annunziata, allontanandosi in direzione Avellino e facendo ritorno a Prata Principato Ultra solo dopo la mezzanotte. Un altro elemento contestato a Romina riguarda la telefonata di suo fratello, Francesco, che secondo quanto dichiarato dalla sorella, avrebbe cercato di contattare il padre alle 22.15 dello stesso giorno. Tuttavia, dai tabulati telefonici risulta che la prima chiamata del figlio a Mimì è avvenuta alle 23.02 dal telefono di Romina, mentre quella successiva risulta alle 23.20 dal telefono di Francesco.

Il sequestro

La ricostruzione degli investigatori parte da una festa organizzata dalla figlia Romina l’8 gennaio 2021 nella casa di famiglia e nonostante le restrizioni Covid. Mimì aveva scoperto che in quel party, oltre all’alcol si faceva uso di droga. E per questo avevo avuto una lite con la figlia prima di lasciare l’abitazione alle 21.45. Ed è qui che i magistrati ricostruiscono il ruolo avuto da Russo e Scannelli: il primo raggiunge Manzo alle 21.57, la seconda arriva sul posto alle 22.10. Entrambi lo bloccano e lo sequestrano. Da questo momento non si hanno più notizie certe ed evidenti sul destino dell’anziano operaio.

«Fraintendimenti sul mio comportamento»

«Sono molto contenta, finalmente hanno capito che non ho avuto un ruolo nella sparizione di mio padre», ha detto Romina Manzo all’uscita dal comando provinciale dei carabinieri di Avellino, dove ha ritirato l’avviso di conclusione delle indagini della Procura. «Mi fa molto piacere che sono cambiate le accuse nei miei confronti – ha aggiunto – per me è già un passo in avanti. Sono sollevata che ora abbiano capito che non c’entro nulla. Nonostante possibili fraintendimenti sul mio comportamento, nulla era riconducibile a quanto mi veniva contestato. Sono tranquilla e fiduciosa. Devo molto al mio avvocato, che mi ha sostenuta fin dall’inizio e ha sempre creduto nella mia innocenza».

Gli avvocati

Intanto l’avvocato Federica Renna, legale di Romina Manzo, è fiduciosa sull’esito del procedimento: «Aspettavamo questo momento della conclusione delle indagini e quindi l’inizio di questo processo. Ovviamente chiariremo la posizione di Romina, già poter leggere gli atti ci consentirà di comprendere il motivo per cui si contesta il favoreggiamento a Romina, ma siamo tranquilli perché da quanto letto dal capo d’imputazione sono posizioni che si possono chiarire». Anche Loredana Scannelli ha dichiarato di «sentirsi sollevata» per l’esito delle indagini. «La mia assistita è tranquilla – ribadisce il suo difensore, l’avvocato Rolando Iorio – perché sa di non aver fatto nulla e affronterà questo processo con serenità». Infine, gli avvocati Palmira Nigro e Dario Cierzo, difensori di Alfonso Russo, sono già al lavoro per depositare le memorie difensive per il loro assistito per «contestare del tutto un capo d’imputazione che non è in linea con le accuse mosse durante le indagini preliminari».


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10 gennaio 2025 ( modifica il 10 gennaio 2025 | 14:04)

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