“La mafia è qualcosa che colpisce tutti noi, non soltanto una regione, soltanto una persona o delle persone”. Con queste parole Giovanni Impastato ha aperto il convegno “Resistere a Mafiopoli. La storia di mio fratello Peppino Impastato”, svoltosi venerdì, 10 gennaio, al Centro Sgr. Lo fa con un forte richiamo alla memoria, quella legata al fratello Peppino, e il suo impegno contro la mafia continua indefesso, perché “le idee di mio fratello continuano a camminare”. L’appuntamento, organizzato dall’International Diplomatic Alliance (Ida) in collaborazione con gli Amici della Tavola Rotonda, ha visto alternarsi anche gli interventi del senatore Giorgio Salvitti, membro della Commissione antimafia, di Daniele Paci, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Rimini, di Paolo Bragagna, ambasciatore Ida, e di Francesco Bragagni assessore alla Legalità del Comune di Rimini. A moderare il dibattito il giornalista Rai, Marco Lollobrigida.
L’impatto devastante della criminalità organizzata su tutta la società porta con sé il drammatico bilancio delle vittime della mafia: “I morti per mafia e per mano della mafia sono 1.013.500 o poco più”, ha sottolineato Impastato, e il “cantiere della memoria” è l’unico modo per mantenere viva la lotta. Il convegno ha toccato numerosi temi, con interventi di esperti e istituzioni, seguiti da un dibattito a cui ha partecipato anche il pubblico. Bragagna, ambasciatore dell’International Diplomatic Alliance, ha aperto il confronto con un saluto caloroso ai partecipanti, tra cui personalità di spicco della politica, della giustizia e della cultura. “L’importanza di eventi come questo è essenziale per sensibilizzare la società civile alla lotta contro la mafia e per promuovere la cultura della legalità”.
Nel suo racconto Giovanni Impastato ha ricordato come la morte di suo fratello abbia segnato la sua e la vita della sua famiglia in modo irreversibile. Peppino, ucciso nel 1978, aveva deciso di opporsi alla mafia in maniera radicale e di lottare per una Sicilia libera dalla criminalità. Dopo l’assassinio “non ci siamo mai sentiti soli – ha affermato -. Però ci siamo trovati sempre in una situazione difficile, in un contesto dominato dalla cultura mafiosa”. Uno dei fenomeni che consente alla mafia di prosperare è l’omertà, soprattutto nelle aree più colpite dalla sua presenza. “La mafia è un problema culturale, un problema sociale – ha sottolineato Impastato -. Non è solo esclusivamente un problema di ordine pubblico”. La mancanza di denuncia e la paura sono ancora ostacoli enormi nella lotta contro la criminalità mafiosa, ma anche l’educazione delle nuove generazioni gioca un ruolo fondamentale. “Se questa è mafia, io per tutta la vita mi batterò contro”, ha concluso, ricordando la battaglia che Peppino aveva intrapreso, non solo contro la criminalità organizzatata, ma contro l’omertà che la alimenta.
Il dibattito ha poi toccato il tema della mafia di oggi. Giorgio Salvitti, senatore e membro della Commissione Antimafia, ha parlato della difficoltà di sconfiggerla, nonostante i progressi fatti negli ultimi decenni. “Cosa nostra sicuramente è ancora forte in Sicilia e in tante parti del territorio italiano, ma questa struttura non c’è più. Questo è un grande motivo di speranza”, ha detto Salvitti, sottolineando l’importanza della cooperazione tra le forze dell’ordine, la magistratura e la società civile. “Non si deve indietreggiare mai di un millimetro rispetto la mafia, un millimetro guadagnato dallo Stato è un metro in più per ogni cittadino” ha concluso facendo riferimento al recente arresto di Matteo Messina Denaro.
L’incontro ha visto anche il coinvolgimento del sostituto procuratore Paci sull’evoluzione del sistema mafioso: “La mafia non vuole mai sostituirsi allo Stato. La mafia vuole inserire il proprio interesse nel tessuto dello Stato”. Contrastare ogni forma di infiltrazione mafiosa nell’economia e nelle istituzioni, è necessario, nella misura in cui “si tratta di un fenomeno che, purtroppo, è ancora ben radicato in molte parti del paese”.
Dopo aver visionato uno stralcio del film “I cento passi”, il dibattito ha coinvolto anche il pubblico focalizzandosi su una lettura molto interessante. Sebbene la mafia non sia ancora stata sconfitta, la collaborazione tra le forze dello Stato e la società civile offre speranze concrete. Tuttavia, resta fondamentale che tutti, a partire dalle giovani generazioni, continuino a lottare per un futuro senza mafia. Come ha concluso Giovanni Impastato, “La lotta alla mafia non è mai finita. Solo con la memoria e la resistenza possiamo davvero sperare in un cambiamento”. In molti si sono poi intrattenuti per acquistare la copia del libro e farsela autografare dall’autore: Giovanni Impastato non ha lesinato e si è intrattenuto volentieri condividendo con il suo pubblico la memoria di suo fratello e di tutte le vittime della mafia, “che deve rimanere viva affinché non venga mai dimenticato il sacrificio di chi ha lottato per la giustizia e la libertà”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link