Controversie all’interno della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici « LMF Lamiafinanza

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La storia delle controversie all’interno della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) riflette la complessità dei negoziati globali sull’azione climatica. Queste controversie derivano principalmente da priorità, responsabilità e capacità divergenti tra le nazioni, influenzate da fattori economici, politici e ambientali. Di seguito, una panoramica delle principali controversie e sfide all’interno dell’UNFCCC.

Responsabilità comuni ma differenziate (CBDR)

Controversia principale: il principio delle CBDR, stabilito nella Convenzione UNFCCC del 1992, riconosce che tutte le nazioni condividono la responsabilità di affrontare il cambiamento climatico, ma che i paesi sviluppati hanno una maggiore responsabilità a causa delle loro emissioni storiche e delle loro risorse superiori.
Tensioni: i Paesi in via di sviluppo, guidati da gruppi come il G77 e la Cina, spesso sostengono che le nazioni sviluppate debbano guidare gli sforzi di mitigazione e fornire supporto finanziario. D’altro canto, i Paesi sviluppati chiedono impegni più ampi da parte delle economie emergenti, come Cina e India, le cui emissioni sono cresciute significativamente

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Impegni finanziari

Questioni chiave: le controversie sul finanziamento climatico sono state costanti. I paesi in via di sviluppo richiedono finanziamenti prevedibili e adeguati dai paesi sviluppati per supportare la mitigazione, l’adattamento e le perdite e i danni.
Conflitto importante: il mancato rispetto da parte dei paesi sviluppati dell’obiettivo di 100 miliardi di dollari all’anno per il finanziamento climatico, concordato nel 2009 alla COP15 di Copenaghen, ha alimentato la sfiducia. Questo deficit rimane un punto critico nei negoziati.

I Paesi in via di sviluppo e gli stati insulari (ad esempio, l’Alleanza degli Stati Insulari – AOSIS) richiedono da tempo un meccanismo dedicato per affrontare le “perdite e i danni” causati dagli impatti del cambiamento climatico che non possono essere mitigati o adattati. L’istituzione del Meccanismo Internazionale di Varsavia per le Perdite e i Danni nel 2013 (COP19) è stata un passo avanti, ma continuano le controversie su responsabilità, compensazioni e fonti di finanziamento. I Paesi sviluppati temono che ciò possa aprire la strada a richieste legali di risarcimento.

Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDCs)

L’Accordo di Parigi (2015) ha introdotto gli NDCs, permettendo ai Paesi di stabilire i propri obiettivi. Tuttavia, sorgono controversie sulla disparità che i viene a creare e sull’adeguatezza di questi contributi, con molti Paesi in via di sviluppo che sostengono che gli NDCs dei Paesi sviluppati siano insufficienti per raggiungere gli obiettivi globali di temperatura. Le economie emergenti come India e Brasile sottolineano la necessità di continuare il proprio sviluppo e chiedono una ripartizione equa dei bilanci di carbonio, mentre i Paesi sviluppati spingono per impegni più ambiziosi da parte di tutte le parti.

Trasferimento di tecnologie

Richieste dei paesi in via di sviluppo: questi Paesi cercano l’accesso alle tecnologie verdi per implementare soluzioni climatiche. Sostengono che i diritti di proprietà intellettuale (IPR) e i costi elevati imposti dai Paesi sviluppati ostacolano i progressi. Del resto molti Paesi sviluppati resistono all’allentamento delle protezioni sui diritti di proprietà intellettuale, citando preoccupazioni legate all’innovazione e alla competitività di mercato.

Adattamento vs Mitigazione

Priorità divergenti: i Paesi vulnerabili danno priorità all’adattamento per affrontare gli impatti climatici immediati, mentre i Paesi sviluppati spesso enfatizzano la mitigazione per ridurre le emissioni. Si verifica un notevole squilibrio nei finanziamenti: l’adattamento riceve significativamente meno finanziamenti rispetto alla mitigazione, aggravando le tensioni.

Controversie procedurali

Dato che il processo decisionale basato è sul consenso l’UNFCCC opera con un modello dove le decisioni richiedono unanimità o quasi. Questo ha portato a stalli, in particolare su questioni controverse come il finanziamento e gli obiettivi di emissione. A suo tempo, la COP15 di Copenaghen è stata caratterizzata da negoziati caotici, con accuse di pratiche antidemocratiche quando alcune bozze di accordi sono state preparate da un gruppo ristretto di nazioni senza una consultazione più ampia.

Ruolo degli interessi legati ai combustibili fossili

Alcuni Paesi e gruppi della società civile criticano l’inclusione delle aziende di combustibili fossili nei processi UNFCCC, sostenendo che ciò mina l’azione climatica. Le richieste di maggiore inclusione di voci emarginate (giovani attivisti e popoli indigeni) sono cresciute, evidenziando disuguaglianze percepite nella rappresentanza.

Affrontare le iniquità storiche e rispettare gli impegni passati, come quelli sul finanziamento climatico, è essenziale per ricostruire la fiducia. Colmare le divisioni richiede un equilibrio tra equità, ambizione e capacità, riconoscendo al contempo le diverse circostanze nazionali. Nuovi approcci, come il finanziamento misto e i mercati volontari del carbonio, sono in fase di esplorazione per affrontare controversie di lunga data.

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Nonostante queste sfide, l’UNFCCC rimane il principale forum globale per affrontare il cambiamento climatico, sottolineando l’importanza del dialogo e della cooperazione multilaterale.

Quali azioni realmente utili avviare

Nell’articolo a firma Gian Carlo RuggeriClima, quali azioni realmente utili avviare” pubblicato recentemente sul Magazine della Treccani si sottolinea come vi siano attività dell’uomo nelle quali due parti in conflitto possono vincere (o ridurre le perdite, mentre nelle battaglie o si vince o si perde). L’autore desidera introdurre alcune considerazioni che, partendo dalle cause del problema, potrebbero rientrare nella mitigation, attenuando i danni. Per contezza del lettore, è necessario, di passaggio, sottolineare che i gas i quali hanno bande di assorbimento nella gamma di frequenze alle quali viene emessa l’energia della Terra (gas serra o GHG, Green House Gas) sono il vapore acqueo (H20), l’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4), il protossido di azoto (N2O), l’esafluoruro di zolfo (SF6) e l’ozono (O3). Il metano, nell’atmosfera, ha una vita media inferiore alla CO2 ma assorbe molta più energia solare. Questo gas serra contribuisce ad un sostanziale cambiamento climatico generale poiché molto efficiente. Per ciascuna molecola, il metano è 23 volte più efficiente della CO2, se misurato su un periodo di 100 anni. Tale valore è denominato potenziale di riscaldamento globale (GWP, Global Warming Potential). Si tratta di un pericoloso inquinante”.



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