Che pensioni prenderai nel 2025? Ecco i calcoli e le nuove regole

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Il calcolo della pensione con il sistema contributivo è diventato più semplice da fare. Perché guarda esclusivamente ad un dato che è il montante contributivo. Per le pensioni retributive invece si guardava alle ultime retribuzioni percepite. E nel calcolo misto come evidenza vuole, si guarda ad un mix di fattori. Quindi, capire il calcolo della pensione non è una cosa facile. Ma per chi ha una pensione interamente calcolata in base al proprio montante contributivo, un’analisi si può fare. Anche perché proprio sulla pensione contributiva va registrata una grande novità in vigore dal primo gennaio che riguarda le liquidazioni dei trattamenti.

Che pensioni prenderai nel 2025? Ecco i calcoli e le nuove regole

Come abbiamo detto, chi ha diritto ad una quota di pensione con il metodo retributivo, a prescindere da quanto sia grande questa quota, ha più difficoltà a calcolare la sua pensione. Al contrario se tutti i versamenti ricadono nel sistema contributivo, la prestazione può essere ben definita a priori. Anche se variabile in base al numero di anni di versamenti, se sono 20, 25 o 30 anni e all’ammontare in euro di questi contributi.
La pensione contributiva viene calcolata esclusivamente sull’intero ammontare dei contributi versati. Tutti i versamenti che effettua un lavoratore, in base all’aliquota prevista dal fondo dove versa finiscono nel montante contributivo. Che può essere considerato come un grande salvadanaio. La somma di tutti i versamenti non è altro che la base di calcolo della pensione. Per esempio chi ha versato dal 1° gennaio 1996 nel 2025 completerà 30 anni di versamenti. I contributi versati nell’anno 1996 vengono rivalutati al tasso di inflazione del 1997, poi nel 1998, del 1999 e così via fino al 2025. Per quelli versati nel 1997 si fa la stessa cosa fino al 2025 e così via dicendo. Si tratta della rivalutazione del montante contributivo al tasso di inflazione.
Una volta che il montante è stato rivalutato, si passa alla moltiplicazione del risultato per i coefficienti di trasformazione. Che sono quei parametri con cui il montante viene passato per dare la rendita pensionistica annua e poi mensile da percepire.

I nuovi coefficienti appena introdotti, ecco perché sono peggio dei precedenti

I coefficienti di trasformazione sono stati modificati per il 2025 perché come prassi vuole, ogni biennio vengono rivisti in base ai dati sulle aspettative di vita. Per il biennio 2025/2026 questi coefficienti sono stati rivisti in peggio rispetto a quelli validi nel 2023/2024. Questo perché la vita media della popolazione è aumentata. Sarebbero stati rivisti in meglio se la vita media della popolazione fosse calata come accaduto durante la pandemia. Nel dettaglio i nuovi coefficienti validi per il prossimo biennio saranno:

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  • 4,204% per chi esce a 57 anni di età ;
  • 4,308% per chi esce a 58 anni di età ;
  • 4,419% per chi esce a 59 anni di età ;
  • 4,536% per chi esce a 60 anni di età ;
  • 4,661% per chi esce a 61 anni di età ;
  • 4,795% per chi esce a 62 anni di età ;
  • 4,936% per chi esce a 63 anni di età ;
  • 5,088% per chi esce a 64 anni di età ;
  • 5,250% per chi esce a 65 anni di età ;
  • 5,423% per chi esce a 66 anni di età ;
  • 5,608% per chi esce a 67 anni di età ;
  • 5,808% per chi esce a 68 anni di età ;
  • 6,024% per chi esce a 69 anni di età ;
  • 6,258% per chi esce a 70 anni di età ;
  • 6,510% per chi esce a 71 anni di età .

La pensione contributiva, ecco la guida e gli esempi utili al calcolo della pensione

Una volta sommati tutti i contributi ed una volta rivalutato il montante ai vari tassi di inflazione, bisogna moltiplicare il risultato per le percentuali sopra descritte. Variabili in base all’età e più favorevoli se l’età di uscita è più alta.

Per esempio con 20 anni di contributi e 200.000 euro di montante, a 67 anni di età la pensione sarebbe pari a 11.216 euro all’anno. E quindi un rateo da 863 euro circa al mese. Se l’uscita fosse invece a 64 anni, si avrebbe una pensione di 10.176 euro annui e 783 euro al mese circa. Uscire 3 anni prima dal lavoro a parità di montante e anni di versamenti quindi fa scendere la pensione di 80 euro al mese.
Con 25 anni di contributi e con un montante da 250.000 euro invece, a 67 anni la pensione annuale sarebbe da 14.020 euro mentre a 64 anni sarebbe da 12.720 euro. 978 euro al mese a 64 anni e 1.078 euro al mese a 67 anni, cioè esattamente 100 euro in più. Con 30 anni di versamenti invece e con 300.000 euro di montante, a 67 anni si incasserebbe una pensione annua di 16.824 euro al mese mentre a 64 anni, 15.264 euro annui. La pensione da 1.174 euro al mese a 64 anni passerebbe a 1.294 euro. In questo caso 120 euro in meno a 64 anni rispetto che a 67 anni.



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