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Sul caso Todde si muove la Procura della Repubblica. Dopo l’ordinanza-ingiunzione del Collegio di garanzia per le elezioni presso la Corte d’appello, che ha chiesto la decadenza della presidente della regione Sardegna per presunte irregolarità nella rendicontazione delle spese sostenute durante la campagna dello scorso febbraio, si attiva anche la magistratura penale.
Ricevute nei giorni scorsi le carte dal Collegio di garanzia, il procuratore capo, Rodolfo Sabelli , aveva come atto dovuto due possibilità. La prima, iscrivere subito nel registro degli indagati la presidente della Regione aprendo formalmente un’inchiesta sulla base di una specifica ipotesi di reato; la seconda, aprire un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato per consentire al sostituto procuratore cui sarà assegnato il caso di studiare la documentazione trasmessa dal Collegio di garanzia e poi decidere se archiviare oppure dare corso formalmente a un’inchiesta. Si è preferita questa seconda opzione.
Il Collegio di garanzia aveva deciso di trasmettere gli atti in Procura «stante – si legge nell’ordinanza – le anomalie riscontrate nelle dichiarazioni della presidente Alessandra Todde». L’ipotesi avanzata dal Collegio di garanzia è che siano state rese dichiarazioni false nel passaggio da una prima rendicontazione depositata da Todde lo scorso giugno in Corte d’appello, che segnalava spese sostenute e finanziamenti ricevuti per circa 90mila euro, e una memoria, presentata il successivo 3 dicembre, nella quale, con un netto cambio di impostazione, Todde dichiarava «di non aver sostenuto spese, assunto obbligazioni né ricevuto contributi e/o servizi», ma di essersi valsa soltanto di materiali e mezzi propagandistici messi a disposizione dal Movimento Cinque stelle.
Un’altra anomalia riscontrata dal Collegio di garanzia sarebbe che nella rendicontazione inviata alla Corte d’appello nel giugno 2024, oltre ai contributi di singoli cittadini, risultano finanziamenti della campagna elettorale di Todde non soltanto da parte del Movimento Cinque stelle (55mila euro), come dichiarato da Todde, ma anche del Partito democratico (18mila euro), di Sinistra Futura (2.200 euro), di Sinistra italiana (1.000 euro), di Demos (700 euro) e di Possibile (500 euro). Il Collegio di garanzia contesta, inoltre, la mancata nomina di un mandatario, figura obbligatoria per legge a garanzia della regolarità e della trasparenza dei movimenti di denaro.
Intanto, mentre si attende che Todde presenti ricorso in Tribunale, ieri è stata annunciata la data di convocazione della Giunta per le elezioni del Consiglio regionale: mercoledì prossimo. La Giunta dovrà esprimere un parere di prima istanza sull’accettabilità o meno dell’ingiunzione di decadenza avanzata dal Collegio di garanzia. Notificherà poi la sua valutazione al Consiglio regionale, cui spetterà l’ultima parola.
«Per fare le nostre valutazioni – dice il presidente della Giunta, Giuseppe Frau, eletto nella lista civica Uniti per Todde – ci prenderemo tutti i novanta giorni che la legge ci assegna». Ovviamente c’è il problema della concomitanza con il lavoro del Tribunale quando Todde depositerà il ricorso. «Valuteremo già nella prima seduta – dice Frau – se interrompere l’iter della nostra istruttoria per rinviare ogni valutazione a dopo la sentenza Tribunale».
Da registrare, infine, un botta e risposta tra Giorgia Meloni e i vertici romani dei Cinque stelle. «Non gioisco per queste vicende – ha detto la premier commentando il caso Todde – ma mi permetto di segnalare che quando ci fu il problema della decadenza di Berlusconi si disse che compito del Parlamento era ratificare la decisione della magistratura. Come al solito, due pesi e due misure».
I pentastellati hanno replicato con una nota: «A chi chiede dimissioni senza aver letto le carte, a chi paragona la presidente della regione Sardegna a Berlusconi mettendo sullo stesso piano una sanzione amministrativa con svariate condanne penali, rispondiamo che continueremo a stare a fianco di Alessandra Todde, con fiducia massima nel lavoro della magistratura. In un momento in cui la Sardegna attende riforme importantissime, continueremo a lavorare per il bene dei sardi».
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