La disparità nel finanziamento dei comuni siciliani, favorita dalla regione

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Dopo le polemiche sui collegamenti tra singoli deputati e associazioni beneficiarie di contributi regionali, nella discussione della legge finanziaria è stato trasferito ai sindaci l’onere di scegliere i destinatari finali di queste risorse. Scorrendo gli elenchi, però, la sensazione è di trovarsi davanti a enti locali di serie A e altri di serie B, con l’unico discrimine dettato dall’avere o meno un filo diretto con uno dei deputati di Palazzo dei Normanni

Al mercato delle vacche in cui si trasforma l’Assemblea regionale siciliana quando c’è da discutere la legge finanziaria, c’è chi si deve accontentare delle molliche. Sono i sindaci dei Comuni rimasti fuori dall’elargizione delle marchette.

Dopo le polemiche dei mesi scorsi sui collegamenti tra singoli deputati e associazioni beneficiarie di contributi diretti provenienti dal bilancio della Regione, per il 2025 i partiti hanno cercato di dissimulare le attenzioni da riservare ai bacini elettorali decidendo di assegnare ai Comuni i fondi che serviranno a finanziare sagre, concerti e manifestazioni. Sono gli eventi attorno a cui spesso si muove la vita dei paesi, ma anche il giro di clientele fondamentali per gli onorevoli per mantenere saldo il consenso.

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La nuova strategia – che tranne singole eccezioni ha ricevuto il via libera compatto da parte di maggioranza e opposizione – ha avuto l’effetto di trasferire ai sindaci l’onere di affrontare le polemiche sulla scelta dei destinatari finali di queste risorse, che, c’è da scommetterci, saranno in gran parte gestite con affidamenti diretti.

Tra i sindaci c’è però anche chi se la passa peggio e dovrà trovare un modo per spiegare ai propri concittadini perché bisognerà stringere la cinghia.

Scorrendo gli elenchi e le tabelle che contengono i finanziamenti ad hoc capita di imbattersi più volte negli stessi Comuni, come nel caso di Modica (Ragusa) che ha intercettato numerosi contribuiti e il cui ex sindaco è oggi deputato della nuova Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, mentre altri non sono mai citati.

La sensazione è quella di trovarsi davanti a enti locali di serie A e altri di serie B, con l’unico discrimine dettato dall’avere o meno un filo diretto con uno dei settanta di Palazzo dei Normanni.

I comuni di serie b

Su sollecitazione di Anci, l’assemblea nazionale dei Comuni, ai più sfortunati l’Assemblea ha destinato una sorta di premio di consolazione onnicomprensivo, stanziando un milione di euro da ripartire fra i Comuni che «non sono stati individuati da disposizioni legislative regionali quali destinatari di specifici contributi».

Una scelta simile era stata fatta già in estate quando, in occasione dell’approvazione di alcune variazioni di bilancio, i deputati avevano creato un fondo da poco meno di due milioni e mezzo per quegli enti locali che a partire dal 2023 non avevano ricevuto alcun finanziamento diretto dall’Ars.

Tale somma è stata divisa a fine anno. Gli uffici della Regione hanno individuato oltre una sessantina di Comuni da inserire tra i beneficiari, stabilendo un contributo massimale di 40mila euro: si va dai piccoli paesi in cui vivono poche centinaia di abitanti a centri più grossi, come Palagonia, dove gli abitanti sono oltre 15mila euro ma a guidare l’amministrazione locale è una commissione prefettizia insediatasi dopo lo scioglimento per mafia.

Se verranno confermati i criteri utilizzati, il milione stanziato con la nuova finanziaria dovrebbe garantire non più di 20mila euro a ente locale. Rimasugli, se si considera che la regola che i partiti all’Ars si sono dati fissava l’importo minimo dei contributi erogabili per singole iniziative a 25mila euro.

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Al dato strettamente economico, si aggiunge poi la genericità della destinazione dei fondi riservati ai Comuni di serie B. I soldi potranno essere usati «per il finanziamento di interventi infrastrutturali, di riqualificazione, rigenerazione, manutenzione o di tutela, promozione e valorizzazione del territorio», si legge nel testo approvato dall’Ars. La stessa che invece si è premurata di stanziare specifici tesoretti da diversi milioni – uno dei quali sotto la categoria “marketing territoriale”, dove si celeranno le sagre e feste di paese più disparate – per quei Comuni che per un motivo o per l’altro sono nelle grazie dei singoli deputati.

«Già lo scorso anno siamo stati noi a spingere affinché l’Assemblea approvasse una norma che tenesse conto anche degli enti locali rimasti fuori dai contributi diretti – commenta a Domani Paolo Amenta, presidente di Anci Sicilia – Si tratta di una piccola iniziativa, ma comunque importante per evitare disparità ancora più eclatanti. Adesso aspettiamo di capire come sarà gestito questo milione di euro».

 

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