Arrivano altri finanziamenti del governo ai quotidiani di carta. Alessandro Giuli stanzia 10 milioni per resuscitare le terze pagine

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Lo stanziamento previsto all’interno del “piano Olivetti per la cultura” approvato con decreto-legge dal governo il 27 dicembre scorso. Sarà lo stesso ministro a ripartire i fondi fra i quotidiani

Non esiste più in nessun quotidiano, ma il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, si è messo in testa di resuscitare la terza pagina che dall’inizio del Novecento fu il fiore all’occhiello dei principali giornali italiani. E per farlo ha provato a ingolosire quegli editori che si lamentavano dei tagli ai finanziamenti all’editoria varando un nuovo fondo di 10 milioni di euro nel 2025 destinato proprio a quello scopo. La norma è contenuta nel cosiddetto «Piano Olivetti per la cultura» che Giuli ha inserito nel decreto-legge approvato dal governo di Giorgia Meloni il 27 dicembre scorso.

La piccola torta verrà distribuita con uno o più decreti dal ministro della Cultura

Nella relazione di accompagnamento al decreto si spiega infatti che i commi 5, 6 e 7 dell’articolo 3 «dispongono l’istituzione, in via sperimentale, di un fondo dedicato al finanziamento della cosiddetta terza pagina, lo spazio che i quotidiani italiani dedicavano al mondo della cultura latamente inteso, accogliendo rubriche letterarie, artistiche e mondane. Inventata agli inizi del Novecento e divenuta una peculiarità italiana, la terza pagina ha costituito un importante strumento per la crescita culturale del Paese». La dotazione del fondo è appunto di 10 milioni di euro, presi dal fondo speciale di parte corrente dello stesso ministero (quindi non si tratta di nuove risorse). Quei soldi non sono però subito disponibili e verranno distribuiti “con uno o più decreti del Ministro della cultura, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentito il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto”.

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La prima terza pagina sul Giornale di Italia per Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse

La prima terza pagina nella storia del giornalismo fu quella inventata da Il Giornale di Italia l’11 dicembre del 1901. L’occasione fu un grande evento: la messa in scena al teatro Costanzi di Roma (l’attuale teatro dell’Opera) della tragedia «Francesca da Rimini» di Gabriele D’Annunzio, con protagonista l’attrice Eleonora Duse. All’epoca i quotidiani italiani erano per lo più stampati in quattro pagine. Quel giorno l’intera terza pagina fu dedicata a quell’evento pubblicando la recensione, la cronaca mondana di chi c’era, un focus sulle scenografie utilizzate e un pezzo di critica musicale. Da lì in poi anche tutti gli altri quotidiani, a cominciare dal Corriere della Sera di Luigi Albertini, istituirono la terza pagina dove gli articoli erano scritti con uno speciale carattere tipografico, l’elzeviro, che poi sarebbe divenuto il simbolo dell’articolo di approfondimento più rilevante in quella stessa pagina.

Eleonora Duse e la prima “terza pagina” del Giornale d’Italia

La fine della terza pagina con la nascita della Repubblica di Eugenio Scalfari

La fine della terza pagina, per decenni luogo d’elezione delle grandi firme della letteratura, fu di fatto decretata dalla nascita della Repubblica di Eugenio Scalfari, che mise al centro del giornale cultura, società e spettacoli, cambiando per la prima volta quella tradizione consolidata. Gli altri quotidiani resistettero ancora un po’, facendo scomparire la terza pagina uno dopo l’altro, e l’ultima analoga decisione fu quella di Paolo Mieli da direttore del Corriere della Sera nel 1992. Non si trattò però di uno sterminio, anzi. Su tutti i quotidiani in altra parte dello sfoglio le pagine culturali si moltiplicarono in sezioni specifiche, mischiandosi sempre di più alla televisione, al cinema e allo spettacolo in generale. Ora recuperare all’improvviso quella vecchia terza pagina che i lettori non sanno manco più cosa fosse stata, sembra improbabile. Ma ai quotidiani italiani certo quel fondo da 10 milioni di euro in questa situazione di mercato può fare molto gola…

Eugenio Scalfari, il primo ad abolire terza pagina



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