Ricostruzione post alluvione, sopralluogo al Ravone, la zona di Bologna più colpita in ottobre: al lavoro su un piano speciale di riduzione del rischio

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Vicini alle famiglie e alle attività commerciali del Ravone, la zona di Bologna maggiormente colpita dall’alluvione dello scorso ottobre. L’esondazione del torrente che scende in città dalle colline verso il quartiere Saragozza aveva gravemente danneggiato decine di abitazioni, negozi e garage, causando danni per centinaia di milioni di euro.

Il presidente della Regione Michele de Pascale e il sindaco di Bologna Matteo Lepore hanno effettuato questo pomeriggio un sopralluogo dedicato alle zone colpite dal maltempo. L’occasione per verificare di persona i lavori di ripristino terminati in queste settimane, confrontarsi con i tecnici per le future opere di messa in sicurezza e ascoltare problemi e necessità dei cittadini coinvolti. Insieme al presidente e al sindaco, anche la sottosegretaria alla Presidenza con delega alla Protezione civile, Manuela Rontini, i tecnici dell’Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile, l’assessora alla Protezione civile, Matilde Madrid, e l’assessore alla Sicurezza idraulica, Daniele Ara, del Comune di Bologna, insieme ai tecnici comunali.

Dopo i primi interventi di somma urgenza, già terminati per un importo totale di 450mila euro, la Regione è all’opera per pianificare un nuovo piano di riduzione del rischio idraulico del corso d’acqua. Prima, però, occorrerà simulare il suo comportamento, utilizzando modelli matematici e informatici aggiornati, che tengano conto delle mutate condizioni climatiche e delle portate d’acqua senza precedenti che si sono abbattute sulla città negli ultimi mesi. De Pascale e Lepore hanno deciso di rafforzare il gruppo di lavoro tra Regione, Comune e altri enti per mettere in sicurezza idraulica i torrenti di Bologna, tra i quali, appunto, il Ravone.

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“Ho detto che sarò ogni settimana a vedere di persone le zone colpite dal maltempo e questa è una tra quelle che ha sofferto di più- ha sottolineato de Pascale-. Gestire il Ravone è complesso, perché si tratta di un torrente che scorre in un’area urbana, per lo più sotto il livello dell’asfalto, e chiama tutti gli attori coinvolti a un grande lavoro comune, veloce e con senso di responsabilità. La Regione- ha proseguito– è pronta a fare la propria parte per ciò che le compete: per questo, dopo le prime somme urgenze, stiamo lavorando per un piano di riduzione del rischio idraulico aggiornato alle esigenze che il cambiamento climatico ci pone davanti. Ci sono nuove emergenze che necessitano di nuovi strumenti adeguati e il nostro impegno è quello di metterli a disposizione dei cittadini il prima possibile”.

“È molto importante che la Regione e il Comune lavorino assieme- ha spiegato Lepore-: stiamo monitorando tutta il corso del Ravone, dove ci sono tante tombature e tanti luoghi che negli allagamenti di ottobre hanno avuto problemi. L’obiettivo è quello di costituire un gruppo di lavoro comune e rafforzare quello che già facciamo con l’obiettivo di mettere in sicurezza idraulica il capoluogo di regione. Dall’alluvione ad oggi abbiamo raccolto 653.490 euro con il Fondo sociale di comunità della Città metropolitana di Bologna, risorse che sono già state ripartite tra i distretti e che nei prossimi due mesi vedranno da parte dei Comuni interessati le indicazioni dei cittadini, delle famiglie e delle comunità da aiutare. Per quanto riguarda il Comune di Bologna, oltre al lavoro dei tecnici impegnati sulla fase post alluvione, stiamo individuando con i nostri servizi sociali le modalità di assegnazione e utilizzo delle risorse da destinare alle persone colpite dall’alluvione”.

Il sopralluogo è partito dal parcheggio di via di Ravone fino alla griglia di protezione del torrente e all’imbocco del tombinamento. Quindi la visita più a valle per vedere la zona degli sfondamenti (via Zoccoli, via Andrea Costa 81, via Brizio). Il torrente corre, infatti, scoperto per i primi quattro chilometri dalla sorgente, dalle pendici del monte Paderno, costeggia il lato orientale di via di Ravone e poi, poco prima della confluenza di quest’ultima con via del Genio, entra in uno scatolare e prosegue coperto verso nord. Una tombatura, questa, effettuata per la maggior parte post anni Cinquanta, ad opera del Comune e di numerosi privati.

Gli interventi già conclusi sul torrente Ravone

A partire dalle ore successive all’esondazione del torrente, nello scorso ottobre, sono stati effettuati tre interventi di somma urgenza. Il primo ha interessato un tratto di via Andrea Costa: i tecnici dell’Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile hanno demolito la copertura del torrente nel tratto vicino alla chiesa di San Paolo, con l’obiettivo di liberare dalle macerie e dai detriti il corso dell’acqua.

Il secondo cantiere, invece, è stato realizzato in via del Chiù, dove l’acqua aveva fatto crollare un muro che divideva i due corsi d’acqua, Ravone e Ghisiliera: il manufatto è stato provvisoriamente ricostruito in vista dell’inverno, e messo in sicurezza. Per questi due primi interventi la Regione ha speso 450mila euro.

Infine, nella stessa via di Ravone, dove il torrente corre scoperto prima di entrare nella tombatura, con Comune e Hera si è provveduto alla rimozione dei rifiuti, con l’aiuto anche di un escavatore, e di tutto ciò che l’acqua aveva trascinato a valle dalle colline. Sempre in via di Ravone, all’altezza del civico 19, i tecnici dell’Agenzia sono intervenuti per gestire una frana a monte del torrente.



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