Lutto nel giornalismo, è scomparso Rino Tommasi, firma di punta per tennis e pugilato

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Rino Tommasi è stato punto di riferimento nel mondo dello sport e del giornalismo. Giornalista, poi telecronista televisivo e organizzatore di eventi di pugilato, ha iniziato nel 1953 nell’agenzia “Sportinformazioni”, dedicata allo sport, che svolgeva anche la funzione di ufficio di corrispondenza milanese per il Corriere dello Sport. Firma di punta per il tennis della Gazzetta dello Sport, ha lavorato anche per il Messaggero, il Gazzettino di Venezia e il Mattino di Napoli. Per anni ha tenuto una rubrica sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Ha anche fondato un settimanale all’inizio degli anni Settanta, “Tennis Club”. 

Nel 1981 viene scelto come primo direttore dei servizi sportivi di Canale 5. Inizia così la sua carriera di telecronista, come riporta Supertennis, che si incrocia con quella di Gianni Clerici, a cui è intitolata la sala stampa del Foro Italico. Insieme hanno commentato i principali avvenimenti tennistici per le reti per le quali i hanno lavorato fino al 2010, a partire da TV Koper Capodistria, passando per Tele+ e Sky Sport. Per lui, Clerici ha coniato il soprannome di “ComputeRino”, per la sua maniacalità nel registrare record e statistiche. Per Clerici, Tommasi aveva inventato l’altrettanto celebre etichetta di “Dottor Divago”. L’altra sua grande passione era il pugilato, di cui è stato primo impresario italiano in particolare al Palazzo dello Sport di Roma con la sua ITOS (Italiana Organizzazioni Sportive). Premiato nel 1982 e nel 1991 dall’ATP come Tennis Writer of the Year, Giornalista sportivo dell’anno, ha vinto anche il prestigioso Ron Bookman Media Excellence Award

QUANDO COLLABORAVA CON LA «GAZZETTA»

L’altra notte ho sofferto l’undicesima cerimonia d’apertura delle mie Olimpiadi. Con questa sono undici, perché da quelle invernali di Cortina d’Ampezzo (1956) ne ho mancate alcune quando altre vicende, comunque tutte legate allo sport, mi hanno portato altrove. Quelle di Tokyo del 1964, ad esempio,mi hanno trovato a Tolosa, in Francia, dove ero capitano di una nazionale italiana di tennis che comprendeva Nicola Pietrangeli e Sergio Tacchini. Quelle di Helsinki del 1952 erano arrivate troppo presto perché fossi già nella posizione di ottenere da un giornale un posto da inviato, ma mi dispiace molto non aver vissuto quella esperienza. Chi c’è stato ricorda con commozione che quando Paavo Nurmi , che nel mezzofondo e nel fondo aveva fatto collezione di medaglie nei Giochi del primo dopoguerra (Anversa, Parigi, Amsterdam), ha acceso la fiamma olimpica, quarantamila finlandesi piangessero.

Conto e carta

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Nessun popolo ha amato l’atletica e le Olimpiadi come quello finlandese. Molti dicono che quelle di Helsinki siano state le ultime Olimpiadi a misura umana fino a quando questa definizione se la sono assicurata i Giochi di Roma del 1960. Purtroppo per quanto i vari comitati organizzatori che si sono succeduti abbiano ciascuno cercato di apportare qualcosa di nuovo ci sono situazioni, imposte dalla tradizione e dal protocollo alle quali non si può sfuggire. La lunga, interminabile sfilata – lasciatemelo dire con crudele sincerità – è di una noia mortale. Poiché non tutti i giornalisti possono essere accontentati non riesco a capire come ci sia tanto accanimento per conquistare un posto per uno spettacolo inevitabilemente troppo lungo e di conseguenza noioso In alcuni punti, la cerimonia dell’altra sera mi ha ricordato quella che avevo visto a Los Angeles nel 1984 con un largo ed esagerato uso dell’epoca dei pionieri.

Non è stata la copia di «sette spose per sette fratelli», ma in alcuni momenti, soprattutto all’inizio, ci siamo andati vicini. Poi lo spettacolo qualitativamente migliorato con alcuni quadri di autentica bravura Alcune notazioni possono sembrare ingenerose nei confronti degli organizzatori il cui sforzo è stato enorme. La Gran Bretagna ha messo in campo i suoi pezzi migliori, dalla Regina ad Andy Murray e da Sebastian Coe. Il risultato è stato buono, ma c’è sempre da chiedersi se non si poteva risparmiare qualcosa, sul piano della spesa e del buon gusto. Comunque nel complesso il risultato è stato buono, direi eccellente a giudicare dai primi commenti e dalle reazioni dalle stampa, sia quella locale che quella internazionale qui rappresentata in maniera massiccia.



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