Ciad e Senegal guidano la fronda degli ”ingrati” a Parigi

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Le parole del presidente francese sull’impegno militare nel Sahel hanno scatenato polemiche diplomatiche e mediatiche. I leader africani denunciano toni sprezzanti e chiedono rispetto per la sovranità dei loro paesi

07 Gennaio 2025

Articolo di Redazione

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Tempo di lettura 3 minuti

Il Presidente francese Emmanuel Macron, in uno scatto del 2017 (foto: Jacques Paquier / Flickr)

Le dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, pronunciate il 6 gennaio durante il tradizionale discorso agli ambasciatori a Parigi, hanno provocato reazioni dure da parte di Ciad e Senegal. Intervenendo sul tema caldo del quasi totale ritiro delle forze militari francesi dai suoi avamposti africani, Macron ha sottolineato come alcuni leader in Africa avrebbero «dimenticato di dire grazie» alla Francia per il suo contributo nella lotta al terrorismo nel Sahel. Non solo: li ha anche tacciati di «ingratitudine» e dichiarato che «nessuno di quei leader» sarebbe al potere oggi, se non fosse stato per il contrasto francese al jihadismo. 

Parole dure, che hanno sollevato un’ondata di commenti sui social media e innescato una girandola di risposte diplomatiche a tono. 

La replica del Ciad
Il governo ciadiano – uno dei più tradizionali alleati di Parigi –  ha definito «sprezzanti» le parole di Macron, criticandone forma e contenuto. Con un comunicato stampa letto alla televisione statale lunedì sera (ieri), il ministro degli Esteri del Ciad, Abderaman Koulamallah, ha dichiarato: «siamo un paese sovrano e meritiamo rispetto. I dirigenti francesi dovrebbero imparare a trattare l’Africa e i suoi popoli con dignità. Non abbiamo problemi con la Francia, ma questa arroganza deve finire.» Il Ciad aveva già annunciato a novembre 2024 la fine di un accordo di cooperazione militare e di sicurezza con la Francia, in vigore da decenni, come segnale di una crescente autonomia strategica.

La replica del Senegal
Anche il Senegal ha reagito con prevedibile fermezza. Il primo ministro senegalese, Ousmane Sonko è da sempre critico dell’influenza francese in Africa ed ha contestato apertamente le dichiarazioni di Macron. In un post su X ha affermato che «la fine della presenza militare francese in Senegal non è mai stata oggetto di negoziati con Parigi. Questo è stato deciso dal nostro governo, nell’interesse del nostro popolo.» Nello stesso messaggio, ha poi aggiunto che «le parole del presidente Macron dimostrano una mancanza di comprensione delle aspirazioni africane. Non siamo qui per chiedere favori, ma per costruire partenariati basati sul rispetto reciproco.»

Nuovi equilibri cercasi
Le reazioni di Ciad e Senegal si inseriscono in un contesto di relazioni sempre più tese tra la Francia e i suoi ex territori coloniali in Africa. È stato il Mali nel 2022 a mettere per primo alla porta i militari francesi. L’anno successivo, lo stesso hanno fatto il Burkina Faso e il Niger. Infine, tra novembre e fine 2024, è venuto il turno di Ciad, Senegal e persino dell’alleato della Francia par excellence in Africa occidentale, la Costa d’Avorio.

Le differenze non mancano nelle modalità tra il gruppo dei primi tre paesi (che hanno interrotto le relazioni diplomatiche con Parigi) e gli ultimi tre (che invece puntano ad un riequilibrio dei rapporti). Un elemento comune è il senso di insofferenza e risentimento delle opinioni pubbliche dei paesi africani in questione nei confronti della Francia, accusata di portare avanti una politica di sfruttamento neocoloniale (meglio nota come françafrique)Ad essa, i vari stati africani stanno cercando di sostituire delle relazioni estere più diversificate, con vari gradi di apertura anche verso la Russia.

Un presidente sotto pressione
Le tensioni con i paesi africani si aggiungono ai problemi interni che affliggono l’amministrazione di Macron. Il presidente francese è alle prese con una serie di sfide domestiche, tra cui il calo della popolarità, le proteste sociali per la riforma delle pensioni e l’incapacità di ottenere una solida maggioranza parlamentare dopo le elezioni del 2022. Questi fattori hanno indebolito la sua posizione sia in patria che all’estero, rendendo più complessa la gestione delle relazioni con l’Africa, un continente strategico per la politica estera francese.

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