Zuckerberg completa l’avvicinamento a Trump: “Basta fact-checking, torneremo alle radici”. E Meta sceglie lo stesso sistema di X di Elon Musk

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Meta chiude il suo programma di fact-checking e punta a sostituirlo con un sistema di “note della comunità” simile a quello introdotto sul social concorrente X, di proprietà di Elon Musk. È un passo definitivo per l’azienda di Mark Zuckerberg, che rivoluziona l’approccio del gruppo che possiede i social Facebook, Instagram e Threads e la app di messaggistica Whatsapp rispetto all’informazione e ai media tradizionali.

Il Ceo di Meta lo ha annunciato di persona martedì in un video su Facebook. Nel suo discorso fa esplicito riferimento al mutato panorama politico e sociale, e parlando del desiderio di abbracciare “la libertà di parola”, ossia il free speech che è diventato lo slogan di Elon Musk dopo l’acquisto della piattaforma Twitter, oggi rinominata X. Ma cita anche i “troppi errori” commessi dal sistema di moderazione dei contenuti di Meta e in particolare gli scandali scoppiati durante le elezioni presidenziali Usa.

Facebook ha tre miliardi di utenti e Instagram 1 miliardo e 200 milioni nel mondo. “Torneremo alle nostre radici e ci concentreremo sulla riduzione degli errori, sulla semplificazione delle nostre politiche e sul ripristino della libera espressione sulle nostre piattaforme” – dice Zuckerberg – “Più specificamente, ecco cosa faremo. Per prima cosa, ci sbarazzeremo dei fact checker e li sostituiremo con note di comunità simili a X, a partire dagli Stati Uniti”.

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Come funzionava il fact-checking di Meta – Il programma di fact-checking di Meta è stato lanciato su Facebook nel 2016, dopo lo scandalo Cambridge Analytica e dopo la polemica sulle influenze sulle elezioni presidenziali. Il sistema si appoggia sulla collaborazione di fact-checkers terzi certificati dall‘International Fact-Checking Network e dall’European Fact-Checking Standards Network: agenzie giornalistiche come l’Agence France Presse, fondazioni o ong che si occupano di trasparenza e disinformazione come le statunitensi PolitiFact e Factcheck.org. Sono oltre 90 le organizzazioni entrate nel programma, in 60 lingue. L’Unione europea ha sottoscritto anche un contratto specifico per i 27 finanziato dalla Commissione.

Meta ha spiegato che con questo sistema i post segnalati come “sospetti” di veicolare disinformazione (di tutti i tipi, dai reel ai testi, segnalati dagli utenti, dai moderatori di Meta o dalle stessse organizzazioni terze), nell’attesa di verifica venivano mostrati più in basso nei feed degli utenti. Alla fine del lavoro, i contenuti veniva assegnato un bollino di valutazione basata su vari gradi: “falso”, “alterato”, “parzialmente falso”, “mancanti di contesto”, “satira” o “veri”. Nel 2019 queste misure sono state estese da Facebook a Instagram, e nel 2023 anche a Threads.

“Abbiamo costruito molti sistemi complessi per moderare i contenuti, ma il problema dei sistemi complessi è che commettono errori”, ha detto Zuckerberg. “Anche se per sbaglio censurano solo l’1% dei post, si tratta di milioni di persone e siamo arrivati a un punto in cui ci sono troppi errori e troppa censura”.

Il sistema delle “note di comunità”: verifica affidata agli utenti, meno costi e responsabilità – Abbandonato il vecchio sistema, il modello delle note di comunità che Meta annuncia di voler riprendere da X consentirà agli utenti di Meta di segnalare i post potenzialmente fuorvianti spiegando autonomamente perché. La verifica non sarà quindi affidata alla responsabilità di organizzazioni di fact checking ed esperti indipendenti.

Gli esperti, nel nuovo paradigma annunciato da Zuck, diventano un problema. “Gli esperti, come chiunque altro, hanno i loro pregiudizi e prospettive. Questo si è manifestato nelle scelte che alcuni hanno fatto in merito a cosa verificare e come”, ha detto Zuckerberg. “Stiamo commettendo troppi errori, frustrando i nostri utenti e ostacolando troppo spesso la libera espressione che ci eravamo prefissati”.

L’azienda martedì ha dichiarato che inizierà a introdurre gradualmente le community notes prima negli Stati Uniti, nei prossimi due mesi, poi negli altri Paesi a partire dall’anno prossimo. Meta ha annunciato che smetterà di declassare i contenuti sottoposti a fact-checking e utilizzerà un’etichetta per avvisare gli utenti della presenza di informazioni aggiuntive relative al post, invece dell’attuale metodo dell’azienda che prevede la visualizzazione di avvisi a schermo intero su cui gli utenti devono cliccare prima ancora di visualizzare il post.

Alla larga dalle polemiche politiche – Oltre alla fine del programma di controllo delle notizie da parte di terzi, Zuckerberg ha dichiarato che l’azienda eliminerà alcune politiche di contenuto relative a questioni calde come l’immigrazione e il genere, e riorienterà i sistemi di moderazione automatica dell’azienda su quelle che ha definito “violazioni di elevata gravità”, affidandosi agli utenti per segnalare altre violazioni. In questo quadro, ha confermato che l’azienda continuerà invece a moderare in modo aggressivo i contenuti relativi a droga, terrorismo e sfruttamento dei minori.

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Nel suo vide, Zuckerberg dice esplicitamente che “le recenti elezioni sembrano un punto di svolta culturale per dare nuovamente priorità alla libertà parola”. La scelta dei termini non è casuale. Il riferimento esplicito è a Donald Trump e all’universo dei media e social media che gli sono più vicini, Musk compreso. I trumpiani accusano da sempre Google, Facebook (e il vecchio Twitter) e altre big tech “californiane” di avere “tendenze liberal” e di censurare i contenuti della destra. Il bersaglio principale delle critiche era proprio il programma di fact-checking in collaborazione con organizzazioni terze, che veniva accusato di assoldare e dare spazio solo alle organizzazioni democratiche e liberali, negli Stati Uniti come in Europa.

“Contro la censura dei governi”: manovra di avvicinamento a Trump – Dopo una stagione di contrasti tra politica Usa e Meta, in cui Zuckerberg è stato sottoposto a diverse audizioni delle commissioni parlamentari e la sua azienda sottoposta a regolamentazioni, Meta ha avviato un percorso di distanziamento dalla politica, riducendo progressivamente la presenza e la portata dei contenuti politici sulle sue piattaforme, soprattutto negli Stati Uniti. Nel suo post di martedì, Zuckerberg indica proprio nelle elezioni il motivo principale della decisione della sua azienda e critica “i governi e i media tradizionali” per aver presumibilmente spinto i social come il suo “a censurare sempre di più”.

Dopo la vittoria elettorale di Trump, però, il Ceo di Meta ha tentato un esplicito avvicinamento a Trump, anche per timore di ripercussioni o di venire scalzato dall’X di Elon Musk nel monopolio dei social. Negli ultimi mesi Zuckerberg e i suoi hanno avuto diversi incontri con lo staff del presidente eletto degli Stati Uniti, mediati anche dal vicepresidente J.D Vance e dal suo intorno di imprenditori del settore tech. Ultima mossa di questa manovra di avvicinamento, la nomina del repubblicano Joel Kaplan alla direzione degli affari globali della compagnia, al posto del liberaldemocratico britannico Nick Clegg.

Parallelo l’annuncio dell’ingresso di John Elkann nel Cda dell’azienda. Facebook sposterà inoltre il suo team di fiducia e sicurezza e di moderazione dei contenuti dalla California al Texas.



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