L’analisi tattica di Roma-Lazio 2-0, match valido per la diciannovesima giornata di campionato: il commento alla prestazione dei giallorossi
ROMA LAZIO ANALISI TATTICA – Roma, “adesso ci divertiamo”. Sembra quasi l’urlo liberatorio di un ambiente intero, o una frase perentoria di Claudio Ranieri, fatto sta che la Roma aggredisce la Lazio, fa suo il derby, abbandona definitivamente la parte destra della classifica e archivia ogni paranoia legata ad una improbabile “lotta per non retrocedere”, aspetto mai preso di fatto in considerazione, in funzione del valore di una rosa di livello assoluto. I giallorossi possono ora dedicarsi alla caccia al nono posto e, soprattutto, a nobilitare il percorso nella Coppa Nazionale, ma soprattutto quella in Europa League, che per tradizione e dati oggettivi degli ultimi anni rimane obiettivo alla portata e in più consente l’accesso diretto in Champions League dalla porta di servizio.
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MODULI E SVILUPPI DI GIOCO
Come prevedibile Ranieri non cambia nulla: consueto 3-4-2-1 con Pellegrini equilibratore sul centro sinistra a ruotare il modulo verso un 3-5-2. Davanti a Svilar ci sono Mancini, Hummels e N’Dicka, con Saelemaekers e Angelino sulle fasce esterne, Koné e Paredes in mediana. Il capitano Pellegrini, come detto, agisce sul centro sinistra a piede invertito rispetto a Dybala che va a giocare spesso sotto Dovbyk.
Baroni disegna un 4-3-1-2 con Provedel tra i pali, Gila e Romagnoli centrali difensivi, Marusic e Nuno Tavares terzini in catena costante, mentre in mezzo c’è Rovella che detta i tempi, con le mezzali Guendouzi più bloccato e Dele-Bashiru a supporto dell’azione offensiva. Il tridente vede Isaksen e Zaccagni punte esterne a piede invertito, ai fianchi di Castellanos.
PRIMO TEMPO SORNIONE DECISO NEGLI EPISODI
La gara disegna da subito sul terreno di gioco alcuni duelli inevitabili, con Dele-Bashiru che attenziona Koné quando i giallorossi costruiscono, mentre Guendouzi lavora su Pellegrini, obbligando il compagno di reparto a muoversi dentro al campo. A beneficiarne è inevitabilmente Paredes, che gode di molta libertà. Mancini va a prendere forte Zaccagni, che è più veloce e quindi cerca di tenerlo di spalle girato, mentre Hummels si cucina gradualmente, con l’aiuto di N’Dicka, la punta centrale Castellanos.
Ritmi bassi ma buona circolazione palla per entrambi. La gara è piacevole, con la Roma che ha sviluppi di buona fattura, si appoggia a Dovbyk che regge e scarica. Con una magia di Pellegrini, la squadra va in vantaggio e raddoppia con una ripartenza letale, grazie a un Dybala a tratti incontenibile. Il doppio vantaggio comporta la necessità di addormentare la gara da parte degli uomini di Ranieri, laddove diventa importante non farsi sorprendere dai tagli verso il centro dei giocatori veloci, vedi Dele-Bashiru, Zaccagni e Isaksen.
Gradualmente la Lazio diventa padrona del campo, si muove molto senza palla e palleggia bene, molto aggressiva dove perde palla, ma la Roma ha una reattività diversa, togliendo tempi di pressione agli uomini di Baroni, che cominciano a caricarsi di cartellini gialli, anche se di fatto è Saelemeakers a prendere un giallo senza ragionare. Dalla parte del belga ci sono i giocatori più veloci della Lazio e col carico del giallo priva Mancini dell’assistenza nei raddoppi.
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RIPRESA INTERLOCUTORIA E NERVOSA, MA IL VANTAGGIO GIALLOROSSO REGGE
Si riparte con gli stessi 11 giallorossi, mentre Baroni ne cambia due, con Tchauna e Dia al posto di Isaksen e Dele-Bashiru: un 4-2-3-1 evidente con Dia sotto Castellanos. La Lazio va forte, mentre la Roma si abbassa (troppo) in un 5-3-2 pieno. La Lazio produce il massimo sforzo, prova il forcing, ma la Roma esce bene da dietro, con pulizia e qualità, quando riconquista palla bassa, tanto che il tema del secondo tempo è possesso e supremazia biancoceleste, mentre per i giallorossi è difesa strenua e contropiede.
Ranieri la legge bene con Pisilli ed El Shaarawy per uno stanco Pellegrini e Saelemaekers ammonito e successivamente fuori Dybala e Dovbyk per Baldanzi e Shomurodov (più veloci ora). In un ultimo quarto di gara contraddistinto da molto nervosismo, la Lazio butta molti cross, facendo diventare decisive le seconde palle e accompagnare la corsa di Nuno Tavares evitando di farsi superare. I duelli vincenti, soprattutto quelli aerei, saranno decisivi nel finale e gli ingressi di Luca Pellegrini e Noslin per Zaccagni e Nuno Tavares cambiano solo la catena sinistra senza sortire alcun effetto, perché la Roma ripulisce l’area, con i tre centrali sopra a tutti, e arriva indenne al fischio finale.
Maurizio Rafaiani
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