Ortodossia russa: Hilarion e i servizi segreti occidentali

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La recente estromissione da ogni impegno pastorale dell’ex presidente del dipartimento per le relazioni estere del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion (cf. qui su SettimanaNews), a causa di abusi e ricchezze, cioè dell’«inadeguatezza della natura delle sue relazioni con i suoi collaboratori prossimi e di un modo di vita (inadatto) alla sua immagine di monaco e di prete» (sinodo russo), lascia spazio a domande irrisolte e alla narrazione voluta dallo stesso gerarca. In un’intervista a RIA Novosti (ripresa da Orthodoxie.com del 1° gennaio 2025) ha confermato l’accettazione delle disposizioni sinodali trasformando il suo caso in un agguato dei servizi segreti occidentali.

«Ho accettato la decisione (sinodale) con umiltà e gratitudine e lavorerò là dove sono stato assegnato. Mi sforzerò, con l’aiuto di Dio, di correggere i difetti della mia vita personale e del mio stile di vita, censurato dal Patriarca. L’anno scorso è stato difficile per me. Sono stati compiuti enormi sforzi per privarmi della possibilità di servire la Chiesa. I servizi segreti, i media stranieri, personalità colpite dal mandato di arresto internazionale, membri spretati del clero e atei militanti si sono uniti allo scopo. Sono ricorsi alla calunnia, al ricatto, alle minacce e alla falsificazione delle prove. La Chiesa mi ha protetto. Posso continuare a celebrare, predicare e servire davanti all’altare di Dio. Sono riconoscente a sua santità il patriarca e al santo sinodo».

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«Si sono compattati per darmi la caccia»

«Nel 2022 sono stato nominato al servizio (episcopale) in Ungheria. La nomina in Occidente di una persona che ha diretto per 13 anni l’insieme delle relazioni esterne della Chiesa russa comportava alcuni rischi in un contesto di brucianti conflitti fra Russia e Occidente. L’ex presidente del dipartimento per le relazioni estere della Chiesa russa ha delle informazioni uniche e costituisce un obiettivo evidente per i servizi segreti occidentali. Si sono compattati per darmi la caccia poco dopo il mio arrivo in Ungheria.

Sottolineo che non si tratta dei servizi segreti ungheresi. L’Ungheria ha fatto tutto il possibile per proteggere la libertà religiosa in Europa. Ha posto costantemente il veto all’inclusione del patriarca Cirillo nella lista dei sanzionati dell’Unione Europea. I dirigenti ungheresi mi hanno trattato molto bene e sono loro sinceramente riconoscente. Ho ricevuto un passaporto ungherese come responsabile di un’associazione religiosa locale. Uno dei miei predecessori lo aveva ricevuto.

Tuttavia, in Ungheria come in tutti gli altri paesi dell’Unione Europea, operano non soltanto i servizi locali, ma anche servizi segreti assai più potenti. Hanno coinvolto uno dei miei assistenti, cittadino di uno stato ostile alla Russia. Per diversi mesi ha cercato di raccogliere materiale per loro, ma non ha trovato niente di rilevante. Avendo fallito la missione è rientrato al suo paese dopo aver rubato nell’appartamento soldi e oggetti di valore per un ammontare di circa 90.000 euro. Quando il furto è stato scoperto, la polizia ungherese ha spiccato mandato di arresto internazionale. L’evoluzione degli avvenimenti non soddisfaceva i piani dei servizi segreti che avevano reclutato quella persona. E tuttavia hanno continuato a sostenerla quando mi ha accusato di abusi.

Numerose modifiche sono state apportate alle registrazioni video e audio che aveva segretamente girato e che non erano servite ai fini delle ricerche. Dopo questo, i documenti sono stati pubblicati da media legati ai servizi stranieri come prove della mia colpevolezza».

«Una valutazione del centro Istina ha provato che i materiali erano falsificati. Nel video pubblicato da Dozhd sono stati scoperti oggetti aggiunti e manipolazioni. Per gli audio pubblicati da Novaya Gazeta Europa è stato provato che le voci non sono la mia». Per questo «ho depositato denuncia civile per diffamazione. Non do altri dettagli per il momento. Spero che la calunnia sarà smascherato in tribunale». In conclusione, ricorda il premio di stato concessogli da Putin e conferma il suo sevizio a Dio e alla Chiesa.

Sgradevole impressione

Il racconto apre più domande di quante ne soddisfi.

Non chiarisce gli eventuali abusi e le consistenti proprietà del gerarca in Francia, Spagna, Ungheria e Russia. Non risolve il «caso» del passaporto ricevuto in un paese UE nel giro di poche settimane. Soprattutto, è del tutto in contrasto con il primo dei racconti, con il quale Hilarion addebitava tutto alla pretesa della madre del collaboratore «abusato» e alle sue richieste di risarcimento. Nessun accenno fece, allora, ai servizi segreti occidentali che invece diventano oggi i protagonisti della vicenda. Esclusi, guarda caso, quelli ungheresi e quelli russi.

Se la valutazione di falsità delle prove fosse credibile non si capisce perché la commissione d’inchiesta del sinodo di Mosca non ne abbia per nulla tenuto conto e si sia limitata ad eventuali chiarificazioni nel futuro. Risulta strano che il Patriarca e il sinodo non conoscessero lo «stile di vita» del numero due della gerarchia.

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In un articolo apparso su Europe’s Edge a firma Elisabeth Braw (3 ottobre 2024) si rovescia addirittura il racconto e si addebita ai servizi russi e all’ispirazione del Cremlino la volontà punitiva nei confronti di Hilarion Alfeyev a motivo del suo nicodemico dissenso dall’aggressione militare all’Ucraina, la coltivazione di relazioni importanti con il presidente ungherese Orban e l’incontro con papa Francesco. Si avverte in tutta la vicenda la sgradevole impressione di messaggi cifrati e allusivi che hanno poco a che vedere con la trasparenza evangelica ed ecclesiale.

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