CATANIA
Condannato all’ergastolo per l’omicidio di Enzo Timonieri avvenuto il 12 febbraio 2021, il giovane aveva un ruolo di rilievo «all’interno del gruppo santapaoliano dei Nizza»
Un cognome nella mafia può diventare una condanna a morte. Anche se parliamo di morte non del corpo, ma dell’anima, dell’infanzia, dei sogni. L’anno scorso Giampiero Salvo, figlio di Pippo ‘u carruzzeri, scrisse una lettera al Presidente del Tribunale per i Minorenni, Roberto Di Bella dicendo che a soli 15 anni si era ritrovato a dover fare le veci del padre in un importante summit tra boss nel 1992. Ed evidenziò che se ci fosse stato a quei tempi un progetto come “Liberi di Scegliere” sicuramente avrebbe fatto una «vita diversa».
Sono passati oltre 30 anni e pare che le cose non siano cambiate. Sam Privitera, appena ventenne, avrebbe avuto un ruolo tale «all’interno del gruppo santapaoliano dei Nizza» da poter addirittura decretare “condanne a morte”. A Librino «prendevo io le decisioni», ha raccontato alla pm Raffaella Vinciguerra in un lungo verbale raccolto lo scorso agosto dopo gli arresti del blitz Ombra della squadra mobile. Privitera, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Enzo Timonieri avvenuto il 12 febbraio 2021, non avrebbe avuto “capi” sopra di lui.
Salvatore Sam Privitera, figlio di Giovanni (personaggio di “peso” della corrente dei narcotrafficanti di Cosa nostra), avrebbe condiviso la regia criminale con Natale Nizza, figlio di Giovanni ‘banana’ (altro nome di caratura nel clan). «Se dovevamo uccidere qualcuno lo decidevamo noi, se dovevamo fare una cosa la decidevamo noi». Per le questioni che interferivano negli equilibri con altre cosche invece ci sarebbe stato un rappresentate a cui rivolgersi. Fino al 2020 ci sarebbe stato Salvatore Scavone, anche lui divenuto collaboratore di giustizia. Dopo l’arresto di quest’ultimo, Privitera ha raccontato che il ruolo per un breve periodo sarebbe stato preso da «Melo Samperi, ‘u sciacquatu».
Ed è in quella “reggenza”, avvenuta nel 2021 prima dell’arresto di Privitera scattato a giugno di quello stesso anno, che ci sarebbero state delle questioni interne da risolvere con il gruppo di Cibali. Frizioni con “u pagghiolu” (all’anagrafe Salvatore “Turi” Fazio, ndr) che avrebbe concesso un prestito a un vecchietto e ne avrebbe preteso la restituzione. Gli interessi usurai molto elevati. Privitera però avrebbe mandato a dire a Fazio che la cosa era chiusa visto che il debitore aveva «già pagato assai». Ma “Orazio ‘u giganti” – nonostante le parole di Privitera – avrebbe picchiato l’anziano. La reazione del giovane boss non si sarebbe fatta attendere: «Ho raccolto tutti i motorini di Michael Sanfilippo (giovane del gruppo dei Nizza con un passato nei Cursoti Milanesi e reo confesso dell’omicidio di Timonieri, ndr) e pure i miei e li ho mandati a Cibali e gli ho fatto sparare». La legge delle pistolettate comanda ancora.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
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