«Diventerebbe il primo polo urbanistico-economico calabrese»

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L’architetto Domenico Santoro, già capogruppo del Movimento 5 Stelle nel consiglio comunale di Vibo Valentia, ha rilanciato il “Progetto di Fusione e la nascita della Città di Valentia” promosso dal comitato “Valentia.” L’idea punta a unire il Comune di Vibo Valentia con altri 13 enti locali del Vibonese (Briatico, Cessaniti, Filandari, Filogaso, Francica, Jonadi, Maierato, Milero, Pizzo, San Costantino, San Gregorio, Sant’Onofrio, Stefanaconi e il capoluogo Vibo Valentia) trasformando il territorio in una città intermedia capace di rispondere alle sfide economiche, sociali e culturali che affliggono l’area.

«La fusione dei 14 Comuni, limitrofi a Vibo Valentia, è l’unico sistema per trarre il territorio dal sottosviluppo endemico e farlo divenire il primo polo urbanistico-economico della Calabria» spiega Santoro.

Un appello ai sindaci

Santoro rivolge un appello accorato ai sindaci dei Comuni interessati, invitandoli a guardare oltre il proprio successo politico per concentrarsi sulle esigenze della collettività. «Occorre fare un appello ai sindaci affinché dimostrino di avere a cuore lo sviluppo del nostro territorio, più del loro successo politico, che oggi si svolge tra aule scolastiche sempre più vuote, valori immobiliari in caduta, statistiche economiche impetuose da ultimi d’Italia e giovani che emigrano».

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Secondo l’architetto, i problemi riguardano sia i comuni collinari e montani, sia quelli costieri, spesso percepiti come più forti per via del turismo. Tuttavia, sottolinea: «Anche i comuni costieri hanno gli stessi problemi di quelli collinari e montani, meno visibili per il turismo, ma anche loro alle prese con spopolamento e soprattutto con le imprese economiche in mano a forestieri se non alla criminalità, come dimostrato dai tribunali».

La speranza nei giovani e il rischio dello spopolamento

I giovani rimangono la più grande speranza per il futuro del territorio sottolinea Santoro, che però insiste sul rischio che, senza interventi concreti, si arrivi a un completo spopolamento dei borghi. «Il nostro futuro sono i talenti dei nostri giovani, e se non li facciamo restare, vedi la “Restanza” di Vito Teti, o prima o poi i nostri Paesini saranno “ghost”, città fantasma dove i sindaci governeranno solo se stessi».

Superare le dinamiche culturali che scoraggiano i giovani, spingendoli a emigrare diventa quindi essenziale: «Per far rimanere i giovani occorre che i sindaci siano in prima linea a spezzare quella negatività culturale, la “piramide di comando” dell’uomo di potere a cui chiedere favori e non diritti, da cui i giovani sono scappati».

Secondo Santoro, è proprio questo sistema di favori a rendere insostenibile la permanenza dei giovani nei borghi: «I nostri pur bellissimi Borghi sono destinati allo spopolamento proprio dal comportamento dei favori elargiti che, oggi sembrano ottimi, ma condannano i nostri giovani a emigrare dove non devono chiedere favori per far emergere il talento e le loro competenze».

L’architetto osserva poi come i processi urbani in atto in Italia mostrino una crescita delle città intermedie, a discapito dei piccoli borghi e delle grandi città. «Osservando i processi urbani in atto in Italia, si può vedere chiaro che non si stanno svuotando solo i piccoli borghi, ma anche le grandi città, mentre crescono le conurbazioni intermedie».

Secondo Santoro, una città intermedia derivante dalla fusione dei 14 Comuni potrebbe adottare un “approccio ecologico integrale,” citando il concetto di G. T. Gallo, per implementare strategie urbanistiche innovative. Tali interventi permetterebbero di «superare l’urbanistica del ‘900 per attuare, attraverso il Climate City Contract, che superi i piani del verde e per un ambiente di qualità veramente green, economicamente sostenibile ed inclusivo».

La centralità strategica di Vibo Valentia

La posizione strategica di Vibo Valentia come snodo cruciale della Calabria, sarebbe per Santoro fondamentale per il rilancio del territorio. «La proposta del “Progetto di Fusione e la nascita della Città Valentia” creerebbe una vera città intermedia, primo polo urbanistico-economico della Calabria, sia per la fisiologica collocazione baricentrica, del più importante distretto turistico e enogastronomico regionale, e sia perché snodo nevralgico della Calabria, collocandosi sulle direttrici viarie di grande comunicazione (A2, Trasversale delle Serre, Strada Statale 18 Tirrena Inferiore)».

«Tale centralità – ricorda Santoro – è stata perduta per via della forza dell’unione di tre Comuni limitrofi, oggi Lamezia Terme, che ha attratto a sé l’aeroporto, l’industria e il commercio, tutti settori in cui Vibo Valentia era leader regionale negli anni ’70».

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Un processo partecipativo per decidere insieme

Un progetto di tale portata richiede però un coinvolgimento ampio della cittadinanza: «L’esperienza di Rende – Cosenza dimostra che per la Fusione dei Comuni, più che un decreto politico di imperio, serve un processo di partecipazione dei cittadini che sia ampio, con decine di assemblee in loco e online, chiedendo ai nostri stakeholders di esprimersi».

Santoro invita poi i sindaci a promuovere il dibattito senza imporre la propria opinione: «Sono i singoli sindaci a doverlo realizzare, esprimendosi senza cercare di far prevalere la loro opinione, ma ascoltando i cittadini».

Identità locali da preservare

Infine, un passaggio sull’importanza di tutelare le identità culturali dei piccoli Comuni coinvolti. «Naturalmente i sindaci fanno bene a salvaguardare i bilanci comunali e la cultura identitaria locale, che non devono essere soppressi ma rivalutati» aggiunge Santoro, concludendo che «le fusioni, se ben gestite, possono valorizzare le differenze piuttosto che cancellarle».





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