L’Europa riceveva, quasi tutta l’ energia che le occorreva, dalla nuova Russia di Putin a prezzo politico. Inoltre con questa Russia si era aperto un nuovo grande mercato essendo caduto il comunismo, mercato che prometteva bene per i nostri prodotti e l’interscambio in generale come aveva ben compreso Silvio Berlusconi. Questo vasto mercato se sommato a quello futuro della progettata via della seta che dovrebbe collegare l’Europa a quella che viene denominata la fabbrica del mondo, faceva sperare in un futuro più che roseo di prosperità e anche di pace, per usare un’espressione retorica, essendo terminati i conflitti ideologici. Inoltre il nostro continente ha come dirimpettaio il mondo arabo che stava decollando e e in cui una lunga fascia di Stati aveva regimi laici, progressisti e nemici dell’integralismo islamista. Anche questo mondo stava crescendo economicamente, oltre ad essere molto ricco di materie prime.
Un interscambio che dal tempo delle Repubbliche marinare, è sempre stato vitale e proficuo per l’Europa nonostante lo scontro con l’islam. Però l’ UE, obbedendo ciecamente agli USA e alla NATO e agli interessi di altre centrali economiche, distrugge, destabilizza e impoverisce senza alcuna ragione, i Paesi culturalmente più evoluti e ricchi di quel mondo, oppure, come in Siria, li consegna al terrorismo internazionale oscurantista e islamista per bloccarne lo sviluppo definitivamente e trasformare Damasco in una specie di Kabul. Questo perché i conflitti ideologici hanno sempre mascherato i veri conflitti che sono sempre stati di tipo geopolitico. Infatti, sapendo che molto gas russo lo si riceveva attraverso l’Ucraina, alcuni ambienti economici di una parte dell’ Occidente, creano un apparente stupido conflitto di cui non c’era bisogno alcuno ma che a qualcuno chiaramente giovava, fra Ucraina e Russia. Sembra che qualcuno si fosse incaponito del fatto che in Ucraina debbano per forza esserci basi americane a poca distanza da Mosca.
Il risultato ottenuto, oltre i costi esorbitanti, i morti e le distruzioni, consiste nel fatto che abbiamo interrotto completamente il flusso di gas russo che alimentava l’industria europea e determinava i costi dei prodotti. Esistevano inoltre due gasdotti alternativi, il progettato South stream che fu bloccato da Bruxelles in Bulgaria, a suo tempo, per ordine di Washington, ed il Nord stream che è stato minato direttamente. Inoltre l’Italia è uscita anche dalla via della seta dietro forti pressioni americane. Poi, come se non bastasse, abbiamo aperto le ostilità anche con la Repubblica Islamica, erede dell’antico mondo persiano, una realtà geopolitica ricca di energie, intelligenze e Paese molto progredito tecnologicamente. Ora siamo costretti a comprare a un prezzo esorbitante il gas liquido statunitense il cui prezzo è maggiorato di ben il 50% e che mette a dura prova le nostre industrie, le quali, di conseguenza, boccheggiano, mentre quelle maggiormente energivore entrano in crisi definitiva e chiudono. La locomotiva d’Europa tedesca si è fermata e l’Italia, Paese industriale, è costretta a buttarsi sul turismo.
Però le multinazionali pretendono anche la gestione delle nostre spiagge. Intanto la Turchia che ha capito l’aria che tira e che un tempo chiedeva a gran voce di entrare nella UE, si sta allontanando in punta di piedi anche rigidità della NATO per tornare ad essere la porta d’ Oriente. Nel frattempo il mondo sta facendo la coda per entrare nel BRICS, un istituto bancario e commerciale alternativo al FMI e alla Banca Mondiale, il cui prodotto ha superato quello dei G7. Tutta questa crisi voluta e cercata la facciamo sopportare ad un’opinione pubblica assente perché hanno detto all’ uomo della strada di non uscire di casa perché fuori il mondo è brutto e cattivo e molti sono degli Stati canaglia. Le masse nel frattempo seguono i campionati o si scatenano a fare botti con morti e feriti in quelle che ormai sono bolge di fine anno. I circenses funzionano sempre. Nessuno si è accorto che Dakar, Il Cairo, Algeri, Casablanca, Addis Abeba, Kinshasa, Johannesburg, sono città più sicure di Milano o Napoli sempre più caotiche e incontrollate.
Francesco Petrone
Francesco Petrone
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