La Conferenza sull’Arte Islamica a Dhahran in Arabia Saudita

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È evidente a chiunque segua la scena politica, economica e culturale del Regno dell’Arabia Saudita che, negli ultimi anni, tutto muove attorno all’orbita del programma Vision 2030. Un programma strategico di ampio respiro, inaugurato nel 2016, concepito per diminuire significativamente la dipendenza dell’Arabia Saudita dalle risorse petrolifere e promuovere una diversificazione sostenibile della sua economia. Questo ambizioso progetto ha preso forma in un contesto geopolitico segnato dalle turbolenze delle Primavere Arabe e dalla successiva fase di stagnazione politica che ha attraversato il Medio Oriente, nonostante i conflitti armati che continuano a infiammare diversi fronti regionali e le trincee di guerra scavate in più di un’operazione bellica. La politica, intesa come arte del governare, resta ancora un’azione limitata e raramente approfondita fino in fondo. Dunque, Riyadh ambisce a colmare il vuoto di leadership nel Mondo Arabo, intraprendendo un profondo rinnovamento interno. Il suo obiettivo è trasformare il tessuto socio-economico del paese sviluppando settori chiave del servizio pubblico, come la sanità e l’istruzione, e rafforzando la propria proiezione globale attraverso l’apertura al turismo e all’intrattenimento, con mega eventi internazionali, settori strategici per diversificare l’economia e ridefinire l’immagine del Regno sulla scena internazionale. 

Il ricamo della calligrafia nei workshop della conferenza

La Conferenza sull’Arte Islamica in Arabia 

È mezzanotte di fine novembre 2024 quando atterro all’aeroporto di Dammam. Dall’alto, la terra appare come un’opera geometrica, un intreccio di rettangoli e cerchi che delineano l’industria petrolifera, scintillante come un intrico di stelle artificiali nel cuore del deserto insonne. Si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un’opera d’arte ispirata all’Al Qatt al Assiri, con i suoi colori vivaci e le sue affascinanti forme geometriche. La mia destinazione è Dhahran, nella provincia orientale del Regno, affacciata sul Golfo Persico (chiamato Golfo Arabo dagli arabi), arrivato su invito degli organizzatori per prendere parte alla seconda edizione della Conferenza sull’Arte Islamica, ospitata presso Ithra, il Centro Re Abdulaziz per la Cultura Mondiale. Per la cronaca, Ithra è stato costruito proprio nella zona della cosiddetta Dammam Weel No. 7 (o Al-Khair Well), il primo pozzo petrolifero, commerciale, scoperto nel Regno nel marzo 1938, pochi chilometri a nord di Dhahran, sulla collina conosciuta come Montagna di Dhahran. Non è a caso che qui si trova il quartiere generale di Aramco, la compagnia nazionale petrolifera più grande al mondo. 

Pittura murale contemporanea di Al Qatt al Assiri, dalla provincia di Assir collocata nel sud-ovest del paese sul Mar Rosso
Pittura murale contemporanea di Al Qatt al Assiri, dalla provincia di Assir collocata nel sud-ovest del paese sul Mar Rosso

Elogio dell’artigiano 

Il titolo di questa edizione della conferenza, “In Praise of the Artisan”, celebra abilità artigianali uniche che riflettono il crescente interesse nel far rivivere le arti tradizionali islamiche. Gli organizzatori della conferenza cercano di costruire ponti tra il passato e il presente presentando una scena artistica diversificata e integrata che riunisce le arti islamiche provenienti da varie parti del mondo, come dichiara Idries Trevathan curatore della mostra dedicata all’artigianato islamico allestita nel museo, evidenziando al contempo l’Arabia Saudita come il fulcro principale di questa celebrazione culturale tramite una galleria dedicata proprio ai costumi tradizionali. Storici dell’arte, accademici, archeologi, curatori e direttori di musei provenienti da tutto il mondo hanno preso parte all’evento per esplorare le nuove tendenze nelle pratiche artigianali contemporanee all’interno delle comunità musulmane. L’obiettivo della conferenza e delle mostre collaterali organizzate è quello di sostenere e rivitalizzare le tradizioni artistiche islamiche, mettendo in luce le opere degli artigiani contemporanei che custodiscono queste tradizioni. Con l’aumentare del riconoscimento dell’importanza di queste creazioni, i ricercatori museali cercano di collaborare con artigiani e officine per comprendere meglio il loro lavoro e avviare nuove iniziative che supportino le competenze artigianali tradizionali attraverso programmi di formazione e opportunità lavorative, affrontando le sfide globali. 

Le parole del curatore della mostra 

Secondo Trevathan, “tutte le culture e le civiltà antiche avevano artigiani che si sono distinti per l’eccellenza nel mettere in risalto le loro caratteristiche e incarnare le loro arti, e così è stato anche per la civiltà islamica, e le generazioni future hanno il diritto di conoscere questi creatori che hanno preservato il patrimonio con le loro mani. Elevare il lavoro artigianale e conferirgli il valore che merita non è facile, in quanto questo impegno si intreccia con fattori economici, culturali e sociali. Il risultato ideale che cerchiamo di raggiungere è costruire un’industria culturale sostenibile che preservi quest’arte autentica, facendo affidamento sulla maestria e sulla creatività umana, non sulla freddezza e l’inerzia delle macchine”. La mostra presenta opere storiche e contemporanee che racchiudono lo spirito e le pratiche dell’arte islamica tradizionale, offrendo ai visitatori una comprensione e un apprezzamento più profondi della creatività e dell’arte nel contesto islamico globale. Essa svela anche le sfide che i maestri artigiani affrontano in tutto il mondo. Inoltre, gli spazi immersivi della mostra, in programma fino ad agosto 2025, promettono di offrire un’esperienza stimolante ed emozionante a chi la visita. 

Ithra - King Abdulaziz Center for World Culture, Dahran
Ithra – King Abdulaziz Center for World Culture, Dahran

Ithra, il centro culturale a Dhahran in Arabia Saudita 

Ithra, con la sua struttura unica, richiama l’immagine di un gruppo di ciottoli levigati dal vento e dalla sabbia, evocando le formazioni rocciose tipiche del deserto arabico. Le sue curve morbide, realizzate con materiali moderni come l’acciaio inossidabile, creano un’armonia perfetta tra innovazione e tradizione. La forma fluida e stratificata non solo celebra la bellezza naturale della regione, ma incarna anche un legame profondo tra passato, presente e futuro, riflettendo in modo eloquente la nuova identità culturale dell’Arabia Saudita. Progettato dalla società norvegese Snøhetta, si estende su un’area di 8 ettari ed è un importante punto di riferimento architettonico. L’edificio ospita una moderna biblioteca di quattro piani, un laboratorio creativo denominato Idea Lab, una galleria dedicata all’energia e un museo che include cinque sale espositive. Completano l’offerta un cinema, un teatro, la prestigiosa Sala Grande, il Museo dei Bambini e gli Archivi dedicati ai più piccoli.  

Le parole della direttrice di Ithra 

Il nostro obiettivo è attirare il segmento più ampio possibile di società di diverse classi sociali a visitare il museo, poiché apriamo le nostre porte a tutti senza discriminazioni o eccezioni. Ci sforziamo di conquistare la fiducia e l’affetto dei residenti locali nella provincia orientale, in modo che il Centro di Ithra diventi per loro una seconda casa che li abbraccia e li riunisce sotto l’ombrello della cultura e della creatività” afferma con determinazione Farah Abushullaih, direttrice del museo, avvolta in un elegante abito tradizionale che riflette il fascino della cultura locale. “Come direttrice del museo, credo fermamente che l’arte possieda una straordinaria capacità di fungere da mezzo raffinato per favorire la comunicazione tra i popoli. Le nostre collezioni, che intrecciano i capolavori dell’arte islamica con l’autenticità dell’arte saudita, sia tradizionale che contemporanea, aspirano a diventare una forma di “soft power”. Attraverso di esse, trasmettiamo messaggi intrisi di valori umani, esprimendo il nostro sincero desiderio di dialogo e apertura verso le culture del mondo, abbracciando la diversità e la ricchezza”. Ribadisce Farah Abushullaih, visibilmente soddisfatta del fatto che il suo museo sia il primo per numero di visitatori nel Regno. 

Abiti tradizionali nuziali
Abiti tradizionali nuziali

Costumi del deserto di ieri e di oggi in mostra all’Ithra 

Nella seconda galleria del museo, è allestita la mostra Estensione: i costumi tradizionali nel Regno. L’esposizione non si limita a tracciare l’evoluzione storica dello stile dei costumi sauditi, ma rende omaggio anche ai designer contemporanei che, attraverso la loro creatività, reinterpretano e modernizzano l’abbigliamento tradizionale, mantenendo viva l’eredità culturale. La mostra illustra con eleganza come materiali locali e importati siano stati sapientemente combinati per dare vita a capi vibranti, capaci di riflettere le identità e i valori profondamente radicati nella cultura locale. Inoltre, le esposizioni mettono in luce l’influenza determinante dell’ambiente sullo stile dei costumi, rivelando come le variazioni regionali nei materiali, nelle forme e nei colori siano intimamente legate alla diversità geografica del Regno, adattandosi armoniosamente alle sue molteplici sfaccettature naturali. “Abbiamo in programma di documentare questi costumi tradizionali e creare un database utilizzando una varietà di materiali visivi, audio, testuali, archivistici e video. Un’osservazione comune è che queste arti sono in qualche modo un’estensione di altre culture. Non si può negare che i costumi tradizionali siano stati influenzati da influssi esterni, come la regione settentrionale, che risente dell’impronta dei beduini di Siria, Giordania e Iraq, o la regione di Najd, influenzata dall’arte indiana, e la regione di Najran, che riflette l’influenza dello Yemen. Tuttavia, questi progetti rimangono saldamente radicati nella loro identità locale, aggiungendo un carattere distintivo che rispecchia il contesto geografico e sociale a cui appartengono”. Spiega Konstantinos Chatziantoniou, curatore della mostra, forte di una profonda conoscenza dei costumi locali maturata attraverso una ricerca accurata sul territorio e un’esperienza pluriventennale di circa 25 anni tra il Regno Unito e i Paesi del Golfo. 

La nuova identità culturale dell’Arabia Saudita 

Ci sono tante ambizioni e molti slogan, la strada è lunga ma vi è certamente gran fame di cambiamento. Ad esempio, per imprimere un carattere distintivo e profondamente radicato nella propria cultura agli incontri di rilevanza internazionale, l’Arabia Saudita ha adottato l’uso di tappeti viola per le cerimonie ufficiali di accoglienza degli ospiti, abbandonando i tradizionali tappeti rossi. Questa scelta simbolica trae ispirazione dal colore delle lavande che fioriscono nei deserti sauditi durante la primavera, evocando il legame tra natura e identità nazionale. A impreziosire ulteriormente i tappeti, lungo i loro bordi, si staglia il motivo del Sadu, un tessuto tradizionale ricamato orizzontalmente, ampiamente diffuso nella penisola arabica. Realizzato utilizzando lo spesso pelo di cammello, capra o lana di pecora, il Sadu rappresenta una tecnica tessile che coniuga funzionalità e tradizione: viene impiegato infatti principalmente per creare le tende beduine, riflettendo l’antico legame tra artigianato e vita nomade. “L’abbigliamento, il design e la moda sono un viaggio verso l’individualità, un processo attraverso cui si può delineare la propria identità. Questi elementi non sono solo estetici, ma svolgono un ruolo fondamentale nel riflettere e definire chi siamo”. Con queste parole, Konstantino Chatziantoniou conclude il nostro tour, offrendo una riflessione significativa sull’eredità culturale e l’importanza di preservare le tradizioni, unitamente al cambiamento in divenire. 

Ghiath Rammo 

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