Vi racconto i subbugli in Germania tra scossoni politici e crisi industriale

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Crisi economica, guerra ibrida ormai dentro casa (come dimostrano i sabotaggi ai cavi di telecomunicazione nel Baltico), sfide della nuova amministrazione Usa di Donald Trump: tutti i problemi della Germania che si avvia ad elezioni anticipate

 

Crisi economica, guerra ibrida ormai dentro casa (come dimostrano i sabotaggi ai cavi di telecomunicazione nel Baltico), sfide della nuova amministrazione Usa di Donald Trump. La Germania non può permettersi uno stallo politico troppo lungo e così il presidente federale Frank-Walter Steinmeier ha tagliato l’ultimo cordone che teneva in vita il Bundestag e, sciogliendolo, ha aperto la strada alle elezioni anticipate del prossimo 23 febbraio. Elezioni d’inverno, un inedito per i cittadini della Bundesrepublik.

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Alla ricerca del governo perduto dopo la crisi che ha affossato l’esperienza neppure triennale dell’esecutivo semaforo, nato il 7 dicembre 2021 e naufragato di fatto con la decisione del cancelliere Olaf Scholz di licenziare il suo vice liberale Christian Lindner il 6 novembre scorso. La campagna elettorale si svolge mentre le prospettive economiche per la Germania si fanno sempre più fosche, con l’Istituto dell’economia tedesca (IW) di Colonia che delinea uno scenario preoccupante anche per il 2025, anno che rischia di confermare una tendenza negativa ormai consolidata. I dati emersi dal recente sondaggio condotto dall’istituto tra 49 associazioni imprenditoriali dipingono infatti un quadro economico particolarmente critico: ben 31 associazioni riferiscono un peggioramento della situazione nel loro settore nell’ultimo anno, e le previsioni per il futuro non lasciano molto spazio all’ottimismo.

LE PROSPETTIVE ECONOMICHE DELLA GERMANIA

La crescita prevista per il 2025 si attesta a un misero 0,1%, configurando quello che sarebbe il terzo anno consecutivo di stagnazione economica. Questo dato assume contorni ancora più preoccupanti se si considera che nel 2023 l’economia tedesca ha registrato una contrazione dello 0,3%, con un trend negativo che sembra confermato anche nell’anno in corso.

LA CRISI DEL SETTORE INDUSTRIALE

La situazione appare particolarmente grave nel settore industriale, tradizionale motore dell’economia tedesca, dove le aspettative sono decisamente pessimistiche e il mercato del lavoro mostra segnali più allarmanti. Solo sette associazioni su 49 prevedono un aumento dell’occupazione nel loro settore per il prossimo anno, mentre 16 si aspettano una situazione stabile. La maggioranza, più della metà delle associazioni intervistate, prevede invece una riduzione del personale. Secondo le stime dell’IW, questo porterà a un drastico aumento della disoccupazione, che potrebbe raggiungere i 2,9 milioni di persone, un livello che non si vedeva da circa un decennio. Come sottolinea il direttore dell’istituto renano Michael Hüther, questo dato segna un significativo cambio di paradigma: la strategia di accumulare manodopera in previsione di una futura carenza di lavoratori qualificati sta cedendo il passo a una fase di riduzione del personale.

LE POCHE NOTE POSITIVE

Le uniche note positive in questo scenario provengono da settori specifici come l’industria farmaceutica di ricerca, il settore assicurativo, l’industria dello smaltimento dei rifiuti e il settore dell’energia e dell’acqua, che prevedono aumenti di produzione, occupazione e investimenti. Tuttavia, queste eccezioni non bastano a bilanciare il quadro generale di stagnazione.

IL DIBATTITO POLITICO

In questo contesto di crescente preoccupazione, il dibattito politico ed elettorale assume un’importanza cruciale. Il direttore Hüther sottolinea come le cause principali della crisi siano da ricercare all’interno del paese stesso, e ripone le sue speranze nel cambio di governo che ci sarà dopo il voto. Tuttavia, proprio su questo fronte il dibattito è aperto anche tra gli stessi economisti. Con un’intervista ai quotidiani del gruppo Funke si inserisce l’autorevole voce di Monika Schnitzer, presidente del Consiglio tedesco degli esperti economici, che mette in guardia sui rischi di una possibile grande coalizione tra Cdu/Csu e Spd, che secondo un sondaggio sarebbe al momento la soluzione preferita dagli elettori.

LO STALLO

In tempi di crisi una Grosse Koalition fra i due partiti storici tedeschi potrebbe rassicurare e promettere stabilità. Ma secondo la “saggia” economista (il Consiglio degli esperti è noto anche con il nome di saggi economisti) in Germania oggi c’è ben poco da conservare e molto da innovare e l’unione di forze politiche provenienti da “mondi diversi” potrebbe tradursi in un pericoloso immobilismo proprio quando il paese necessiterebbe di riforme decisive. Schnitzer insiste particolarmente sulla necessità di riformare il freno all’indebitamento, sottolineando l’importanza di garantire che eventuali risorse aggiuntive vengano destinate esclusivamente a investimenti strategici in settori chiave come difesa, infrastrutture e istruzione, evitando che vengano disperse in interventi non strutturali come pacchetti pensionistici. Né la Cdu/Csu per quanto riguarda la voglia di toccare il freno al debito, né l’Spd sulla dispersione delle risorse pubbliche in mance sociali offrono garanzie.

GLI SCENARI

La preoccupazione è che una grande coalizione, nel tentativo di mediare tra visioni politiche divergenti, possa portare a compromessi al ribasso o, peggio ancora, a una paralisi decisionale, mentre l’economia tedesca necessiterebbe di interventi coraggiosi e riforme strutturali per invertire una rotta che rischia di diventare sempre più preoccupante. Il 2025 si prospetta quindi come un anno cruciale, in cui le scelte politiche potrebbero determinare il futuro economico della Germania per gli anni a venire. E le prossime settimane di una campagna elettorale insolita saranno solo una prima puntata della storia.



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