CLAUDE LÉVI-STRAUSS, “BABBO NATALE GIUSTIZIATO”
Torna in una nuova edizione con una Nota inedita di Gianfranco Marrone il saggio divertente e arguto dell’antropologo francese Claude Lévi-Strauss che, a partire da un incredibile fatto di cronaca, ricostruisce le origini, i simboli e i rimandi che si celano dietro la figura di un personaggio quasi divino. “Babbo Natale giustiziato” viene riproposto da Sellerio. «Babbo Natale è vestito di scarlatto: è un re. La sua barba bianca, le sue pellicce e i suoi stivali, la slitta sulla quale viaggia evocano l’inverno. Incarna l’aspetto benevolo dell’autorità degli anziani. Ma in quale categoria bisogna collocarlo dal punto di vista della tipologia religiosa? Non è un essere mitico, poiché non c’è mito che renda conto della sua origine e delle sue funzioni; e non è nemmeno un personaggio di leggenda, poiché non è collegato a nessun racconto semistorico. Appartiene piuttosto alla famiglia delle divinità. È la divinità di una sola fascia di età della nostra società e la sola differenza tra Babbo Natale e una vera divinità è che gli adulti non credono in lui, benché incoraggino i propri figli a crederci. Babbo Natale è dunque, anzitutto, l’espressione di un codice differenziale che distingue i bambini dagli adolescenti e dagli adulti». Nel Natale del 1951, sul sagrato della cattedrale di Digione, un fantoccio di Babbo Natale viene impiccato e poi bruciato, per manifestare agli occhi di tutti i bambini il rifiuto, da parte del clero, della «paganizzazione» della festa cristiana.
Lévi-Strauss, fondatore dell’antropologia culturale e padre nobile dello Strutturalismo, trasse dalla notizia l’occasione per questo saggio, straordinario per intelligenza e ironia. Uno scritto intensamente divertente, perché fa rivolgere – divergere, appunto – lo sguardo da Babbo Natale, figura abituale e innocente, alle sue profondità di significato più recondite, arcaiche e perenni. Partendo dalle «coerenti illogicità» di questo culto – prima di tutto il fatto di essere forse l’unica credenza in cui gli adulti non credono pur spingendo i bambini a crederci – Lévi-Strauss scava in questa divinità dei non-iniziati, ovvero i bambini, che li demarca e li riunisce periodicamente agli iniziati. Perché cosa sono i bambini fin da sempre, e i loro riti di passaggio, e i morti, e i vivi-morti, nelle rappresentazioni incise nelle culture umane? L’episodio di Digione diventa così un momento di riflessione sulla categoria sociologica e antropologica che Gianfranco Marrone, nella sua Introduzione, chiama «natalizzazione». Categoria che, come mostra Antonino Buttitta nello scritto che chiude il volume, viene ricompresa all’interno delle tradizionali simbolizzazioni del «contratto sociale» iniziatico tra i vivi e i morti.
“RIMEMBRI ANCORA”: VIAGGIO NEGLLA POESIA CON PAOLO DI PAOLO
“La nebbia agl’irti colli…”. E poi? Come faceva? È raro tornare da adulti alle poesie incontrate da studenti. Eppure, sarebbe bello scoprire come risuonano in noi. E accorgersi che la vita le ha rese più leggibili, più emozionanti, più preziose. Nel bagaglio delle conoscenze scolastiche, insieme alle tabelline, al teorema di Pitagora, alla fotosintesi clorofilliana, rientrano anche molte poesie. C’è perfino chi, nel tempo, le ha imparate a memoria. Da «Silvia, rimembri ancora» di Leopardi a «La pioggia nel pineto» di D’Annunzio, dalle «stelle cadenti» di Pascoli al «male di vivere» di Montale, può capitare di ritrovarsi qualche verso sulle labbra, all’improvviso. Sembra che voglia dirci ancora qualcosa. Ma cosa? Paolo Di Paolo nel saggio “Rimembri ancora. Perché amare da grandi le poesie studiate a scuola” (Il Mulino) ci offre un’occasione per leggere in modo nuovo e sorprendente le poesie studiate a scuola. Toglie un po’ di polvere e le libera dai luoghi comuni, rimette in rapporto scrittura e vita. Seguendo piste imprevedibili, riscopre «Dei Sepolcri» come un canto carico di tenerezza e rilegge «Il cinque maggio» come un editoriale in versi. Accosta autori contemporanei come Ray Bradbury a Carducci o Yasmina Reza a Manzoni, ripensa i versi secchi di Ungaretti all’ombra delle guerre odierne. E mette in gioco anche sé stesso, la sua storia di studente, di aspirante scrittore: un romanzo mai scritto su Gozzano; le telefonate e gli incontri con i grandi del secondo ’900, Luzi, Zanzotto, Sanguineti, Spaziani… Dimostra così che l’esperienza può riempire di senso quei versi lontani e completarli nel tempo, fra amori, ferite, desideri, sogni.
L’AUTORE. Paolo Di Paolo, finalista al Premio Strega 2024 con «Romanzo senza umani», è autore tra l’altro di «Mandami tanta vita» (2013, Premio Salerno Libro d’Europa, Premio Fiesole Narrativa e finalista Premio Strega), «Una storia quasi solo d’amore» (2016), «Lontano dagli occhi» (2019, Premio Viareggio Rèpaci), tutti editi da Feltrinelli e tradotti in diverse lingue europee. Scrive su «la Repubblica» e conduce su Rai Radio 3 la trasmissione sulla lingua italiana «La lingua batte».
“1924. ANATOMIA DI UN OMICIDIO” DI GIANCARLO TARTAGLIA
Venerdì 10 gennaio 2025 alle ore 17 presso la Casa della Memoria e della Storia, in via San Francesco di Sales, 5 (Roma), avrà luogo la presentazione del libro 1924. Anatomia di un omicidio di Giancarlo Tartaglia edito da All Around. L’autore ne discuterà con Fulvio Cammarano, docente di storia contemporanea e di storia dei conflitti politici del XX secolo, Enrico Menduni, sociologo e studioso di radio, televisione e linguaggi multimediali, ed Enrico Serventi Longhi, docente di storia contemporanea e autore di diverse pubblicazioni riguardanti la storia politica italiana. Il 1924 rappresenta un momento cruciale per la storia politica e culturale italiana, segnando il passaggio definitivo dall’età liberale allo stato totalitario. Nel volume Tartaglia analizza le dinamiche che hanno portato alla soppressione della libertà di espressione, focalizzandosi su leggi, atti di censura e strategie di controllo attuate dal regime fascista. Il luogo scelto per la presentazione è fortemente indicativo dell’intento storico-divulgativo del libro. La Casa della Memoria e della Storia è uno spazio culturale che rappresenta e custodisce la memoria storica dell’antifascismo, della Resistenza e della guerra di liberazione, con l’obiettivo di conservare, diffondere e ricostruire la memoria del Novecento. Inoltre, il 10 gennaio si concluderà la mostra fotografica multimediale 1924. Attacco alla stampa, agonia della libertà, nascita del totalitarismo, organizzata dalla Fondazione per il giornalismo italiano “Paolo Murialdi” a cura di Enrico Menduni e ospitata proprio al primo piano della Casa della Memoria e della Storia. Una mostra che ripercorre la storia di un anno terribile e funesto per le libertà di stampa, di informazione e di espressione. Un evento da non perdere per chiunque voglia immergersi nella storia d’Italia e approfondire gli eventi e il contesto storico-culturale che hanno portato alla definitiva cancellazione della libertà di stampa sotto il regime totalitario fascista.
“L’INTESTINO E LE SUE DIETE” SECONDO SILVIO DANESE
L’autore bestseller Silvio Danese, gastroenterologo, primario all’ospedale San Raffaele di Milano, torna in libreria il 14 gennaio con un volume che mancava nel panorama editoriale, “L’intestino e le sue diete. Curare stomaco e colon con gli alimenti più adatti a ogni problema” (Marsilio). Insieme alla dietista Ambra Ciliberto, propone le terapie mediche e i programmi alimentari battezzati dalla letteratura scientifica per cercare di curare i problemi più comuni di stomaco e colon. Un approccio multidisciplinare e integrato, perché «i cambiamenti nei menu potrebbero essere efficaci quanto e più dei farmaci per mettere a posto alcune pance malandate», come scrive l’autore. Per troppo tempo, la gastroenterologia ha focalizzato l’attenzione quasi esclusivamente sui medicinali, trascurando il ruolo fondamentale dell’alimentazione. Questo libro colma finalmente la lacuna. D’altra parte, come potrebbero le 30 tonnellate di cibo e i 50.000 litri di liquidi che ingeriamo in una vita media non avere influenza sull’apparato digerente? I ricercatori di tutto il mondo stanno mettendo a punto una serie di diete per curare i molti tipi di mal di pancia, dalla stipsi alla sindrome dell’intestino irritabile, dalla malattia di Crohn all’esofagite eosinofila, dalla diverticolosi al reflusso gastroesofageo. Per la prima volta, si troveranno in un libro i consigli seri e documentati sulle diete per l’intestino, con suggerimenti pratici e schede dettagliate per tradurre la teoria in azioni concrete a tavola. Il libro fa parte della collana Scienze per la vita, ideata e diretta da Eliana Liotta.
GLI AUTORI. Silvio Danese è direttore della divisione di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e professore ordinario di Gastroenterologia all’Università Vita-Salute San Raffaele. È impegnato in numerosi progetti di ricerca di base e studi clinici sull’uso di nuovi farmaci, in collaborazione con numerosi centri italiani, europei e americani. È membro di molte società scientifiche nazionali e internazionali, è diventato presidente dell’organizzazione ecco (European Crohn’s and Colitis Organization), ha pubblicato oltre 1000 articoli su riviste ad alto impact factor. Apprezzato divulgatore scientifico, è spesso ospite dei programmi televisivi di medicina in Rai e Tv2000. Tra i suoi libri per Sonzogno, il bestseller La pancia lo sa (2020). Ambra Ciliberto collabora come dietista con la divisione di Gastroenterologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, dove si dedica alla gestione di pazienti affetti da diverse patologie dell’apparato digerente, tra cui rettocolite ulcerosa, morbo di Crohn, sindrome del colon irritabile, diverticolosi, reflusso gastroesofageo, stipsi, celiachia e acalasia. Come dietista specializzata in ambito gastroenterologico vanta oltre dieci anni di esperienza nel settore. La sua passione nasce dalla convinzione che una dieta adeguata possa trasformare profondamente la qualità della vita, anche in presenza di disturbi e malattie croniche che spesso compromettono il rapporto con il cibo. Nel corso della sua carriera ha partecipato come relatrice a numerosi convegni nazionali, è stata ospite in trasmissioni televisive su Rai e Mediaset e ha contribuito a pubblicazioni di carattere scientifico e divulgativo.
L’ITALIA E L’AFRICA NELL’ETA’ POST COLONIALE
L’impero coloniale italiano è crollato con la Seconda guerra mondiale, molto prima rispetto a quelli delle grandi potenze europee. Paradossalmente, proprio questa decolonizzazione ‘precoce’ ha consentito all’Italia un impegno, sul piano politico e diplomatico, in termini non più di soggezione ma di partenariato. La creazione dell’associazione euro-africana, prevista dai Trattati di Roma del 1957, è stata un’occasione per giocare un ruolo ponte e acquisire una fama inedita presso i paesi di nuova indipendenza. A interagire con queste prospettive fu anche la Chiesa cattolica. Le aperture del Concilio Vaticano II – cui partecipò per la prima volta una visibile rappresentanza africana – e le attenzioni manifestate da papa Paolo VI con i suoi viaggi in Africa, impressero una spinta decisiva alle proiezioni africane dell’Italia. In questo quadro entrarono in gioco nuovi soggetti della società civile, come l’associazionismo cattolico e laico e le reti missionarie, che contribuirono alla maturazione, nella società italiana, di una sensibilità e di un variegato slancio solidaristico. E’ il tema del saggio di Paolo Borruso “L’Italia e l’Africa. Strategie e visioni dell’età postcoloniale (1945-1989)” (Laterza).
Tutto questo si esaurisce con il 1989: la fine del mondo bipolare e, sul piano interno, la dissoluzione di assetti politici e il crescente fenomeno immigratorio, aprono una stagione di forti spinte introspettive e ‘afropessimiste’. Si incrina, così, quella proiezione unitiva che aveva animato visioni e strategie sul piano politico e a livello collettivo, isolando l’Italia e condizionando gli sviluppi di un’eredità storica di lungo periodo.
PAOLO BORRUSO. Paolo Borruso è professore ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano. Studioso dell’Africa contemporanea, con particolare attenzione ai rapporti tra Europa, Italia e Africa, ha svolto le sue ricerche tra Roma, Londra e Addis Abeba, occupandosi dell’espansionismo coloniale italiano ed europeo, delle missioni cattoliche, delle sorti dell’impero etiopico lungo il ’900, dei processi d’indipendenza, dell’Africa postcoloniale e dei ruoli postcoloniali dell’Italia. Tra le sue pubblicazioni: L’ultimo impero cristiano (Guerini e Associati 2002);L’Africa al confino (Lacaita 2003); Il PCI e l’Africa indipendente (Le Monnier 2009); L’Italia in Africa (a cura di, Cedam 2015); Testimone di un massacro (Guerini e Associati 2022). Per Laterza è autore diDebre Libanos 1937. Il più grave crimine di guerra dell’Italia (2020).
(© 9Colonne – citare la fonte)
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