Affitti in Veneto, lo stipendio ormai non basta più: migliaia di case vuote. «L’overtourism ha aggravato la situazione»

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di
Roberta Merlin

I prezzi continuano a salire, i proprietari non si fidano degli inquilini: il nodo del recupero degli alloggi pubblici

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Il 2024 per il Veneto è stato un anno nero sul fronte del caro affitti. La conferma arriva dall’ultimo report annuale del «Sole 24 Ore» sulla qualità della vita nei capoluoghi italiani. Negli ultimi 12 mesi la città più cara è Venezia, dove metà dello stipendio di un lavoratore serve solo per pagare la casa: qui l’incidenza del canone di locazione sul reddito medio disponibile pro capite (dati di Scenari immobiliari e Istat, riferiti ad ottobre 2024 su reddito 2022) nel mese di novembre è arrivata addirittura al 65%. A Verona e a Padova l’affitto risucchia invece il 33% dello stipendio, a Treviso il 38%. Più moderato il costo della casa a Vicenza, con un’incidenza sullo stipendio del 24%, e a Rovigo e Belluno con il 18%. A novembre (dati Immobiliare. It) per gli immobili residenziali in affitto sono stati richiesti in media 11,54 euro per metro quadro, con un aumento del 9,07% rispetto a novembre 2023. A Venezia 13,8 euro/mq, superata dalla sua stessa provincia (15,3 euro/mq) e dalla provincia di Belluno (20,2 euro/mq).

Gli affitti turistici

Case introvabili per lavoratori e famiglie e sempre più care, eppure in tutto il Veneto cresce il numero di immobili sfitti per scelta dei proprietari, a cui si aggiungono quelli vuoti dell’edilizia pubblica (ben 457 mila) che necessitano di interventi strutturali e di adeguamento energetico. Chi ha una seconda casa preferisce poi metterla a reddito con gli affitti turistici: nell’ultimo anno cresciuti in Veneto, secondo gli ultimi dati di Confcommercio, del 14,34% toccando la cifra di 52.455. Per affrontare l’emergenza casa, i Comuni stanno attuando una serie di politiche con lo scopo di incrementare l’offerta e, di conseguenza, abbassare i prezzi del mercato. Venezia, ad esempio, per quanto riguarda l’Imu, sulla scia di Padova ha introdotto per il 2025 una modifica a favore dei proprietari che affittano agli studenti: l’aliquota viene parificata a quella prevista per i lavoratori che hanno un contratto di affitto a canone concordato. L’aliquota applicabile sarà dunque pari a 0,76% invece che 1,10%. Sempre nella città lagunare, nei mesi scorsi, il Comune ha approvato una moratoria sulle nuove locazioni turistiche nel centro storico, valida fino al 31 dicembre 2026. 




















































Il nuovo regolamento

«È in discussione in Consiglio comunale un nuovo regolamento sulle locazioni turistiche brevi con lo scopo di trovare un diverso equilibrio tra le necessità dei residenti e quelle dei visitatori», spiega l’assessore al Sociale e al turismo Simone Venturini. Previste, inoltre, per il 2025, nuove residenze per gli studenti di Ca’ Foscari nell’ex caserma Pepe al Lido, di proprietà del Demanio, grazie ad un finanziamento del Ministero di 27 milioni di euro.
A Verona mancano invece all’appello 5.500 case per le fasce più deboli. In città sono 560 gli alloggi pubblici, di proprietà del Comune, sfitti da riattare, più altri 170 di proprietà dell’Ater. In particolare, sono circa 1400 le famiglie inserite nella graduatoria regionale in attesa dell’assegnazione di un alloggio Erp, e circa 600 quelle iscritte nella banca dati dell’emergenza abitativa di Agec (la partecipata che si occupa anche di edilizia pubblica). Anche nella città scaligera pesa la ritrosia dei piccoli proprietari ad affittare: 17 mila gli alloggi privati, pari al 12,5% del patrimonio immobiliare cittadino, tenuti chiusi, in parte per la mancanza di risorse per riattarli e in parte per il timore di morosità da parte dei conduttori o per i lunghi iter degli sfratti. «Il Comune si sta muovendo per individuare attraverso l’Ance immobili da acquistare per realizzare alloggi pubblici – spiega l’assessore alle politiche abitative Luisa Ceni – ma anche per mettere in atto incentivi fiscali per convincere i proprietari ad affittare a lavoratori stranieri e studenti. Ci sono molti immigrati con uno stipendio stabile costretti a trascorrere la notte nei dormitori. Per tamponare questa emergenza abbiamo programmato, intanto, di ampliare di 16 posti il dormitorio della Casa Rossa». Altre disponibilità di case a Verona sono in arrivo grazie ad accordi tra Comune e 18 associazioni del terzo settore per la gestione di una serie di alloggi pubblici (esclusi quelli previsti dall’Erp) che potranno essere dati in locazione a prezzi agevolati.

Il caso Padova

A Padova nel 2025 partirà un maxi piano su 254 immobili sfitti (in quanto inagibili) dei 1.658 alloggi comunali. Una spesa di 2,8 milioni di euro con l’obiettivo di arrivare a zero edifici pubblici vuoti entro i prossimi tre anni. A questi si aggiungeranno restauri di 10 edifici Erp non di proprietà comunale per un totale di 64 alloggi ad oggi vuoti. Nella città del Santo, dal 2023, sul fronte della moria di case in affitto per gli studenti fuori sede, un importante aiuto arriva dall’Accordo territoriale sottoscritto dalle organizzazioni sindacali della proprietà e degli inquilini, dall’Esu per lo studio universitario e dalle associazioni degli studenti, che prevede particolari tipologie di contratti che possano soddisfare le esigenze degli studenti e consentire a inquilini e proprietari di godere delle agevolazioni fiscali previste. C’è poi il caso di Abano Terme dove il sindaco, nei giorni scorsi, ha annunciato l’arrivo di incentivi fiscali per i proprietari che metteranno il proprio immobile a disposizione dell’emergenza abitativa e, al contempo, l’aliquota massima di Imu sulle abitazioni che saranno invece riservate agli alloggi di pochi giorni, da una a tre notti.

Le giovani coppie

Affitti alle stelle e perlopiù riservati ai turisti anche a Treviso. «In meno di due anni- spiega il sindaco Mario Conte – siamo passati da una trentina di appartamenti turistici a quasi 350, alloggi tolti dal mercato degli affitti per lavoratori, famiglie e giovani coppie». Il Comune ha avviato dei progetti in collaborazione con altri enti per il recupero di edifici chiusi da mettere a disposizione a canoni agevolati. Si tratta del recupero di 40 appartamenti in periferia di proprietà dell’Inps che verranno destinati, in parte ai dipendenti dell’Israa (Istituto delle case di riposo) e per la restante parte alle giovani coppie che non riescono ad affrontare gli attuali canoni. Secondo Conte, che è anche presidente di Anci Veneto, in Italia «urgono il finanziamento di un piano abitativo per il reperimento di edifici non utilizzati e una riqualificazione energetica di quelli esistenti per mettere a disposizione alloggi per chi non può permettersi di sostenere un affitto che “ risucchia” la metà dello stipendio».

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3 gennaio 2025 ( modifica il 3 gennaio 2025 | 13:47)

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