“Rinnovabili, i nostri comuni non possono più ospitare questo tipo d’impianti”

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Bilanci – Viterbo – Il presidente della provincia Alessandro Romoli guarda al 2025 e parla di Giubileo, dimensionamento scolastico, sanità – Da segretario provinciale FI lancia un monito a FdI: “Sia meno ideologica” – Poi l’intesa Pd-civici e il voto nel capoluogo

di Giuseppe Ferlicca

Viterbo – Il problema del dimensionamento scolastico e il proliferare d’impianti per la produzione d’energia rinnovabile, ma anche sanità e rifiuti. Il 2025 vedrà il presidente della provincia Alessandro Romoli impegnato in battaglie tutt’altro che concluse, ripartendo da qualche posizione conquistata. Ma c’è anche la politica, da segretario provinciale di Forza Italia aumentano gli iscritti ma nel centrodestra i rapporti con Fratelli d’Italia sono ai minimi storici. E poi, Giubileo e possibili scenari per le elezioni comunali (ancora lontane) a Viterbo.


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Alessandro Romoli


Presidente Romoli, partiamo da un argomento che puntualmente ogni anno fa discutere, il dimensionamento scolastico. Andando avanti di questo passo, con il calo degli iscritti molte direzioni rischiano di scomparire. Che succederà nei prossimi anni?
“Con le nuove linee guida e quelle nazionali – spiega Romoli – se confermati i numeri, ovvero 900 unità per plesso, rischiamo di dimezzare la presenza d’istituti in provincia. Con la proposta di quest’anno, soprassedere ai parametri numerici considerandone altri, come i collegamenti viari, abbiamo ritento di confermare Grotte di Castro, che si trova in zona montana e di raccordo con altri comuni. Il Carmine a Viterbo, invece, altro istituto a rischio dimensionamento, svolge un ruolo sociale nel quartiere. Il comitato regionale ci ha dato parere favorevole, adesso la giunta regionale ha rinviato la delibera, attendiamo la decisione finale. In un panorama regionale in cui quest’anno si devono sacrificare 23 istituti, a Roma e provincia sono solo sei. Non c’è proporzione, anche perché a volte nella capitale una scuola si trova di fronte all’altra o dentro lo stesso plesso. Accorpare in questi casi non comporta disagi di gestione o collegamento”.

La bassa natalità è il vero problema.
“La prima elementare, per poterla avviare richiede 15 alunni. Ma ormai, in realtà anche di cinquemila abitanti, di bambini ne nascono 10 o 12 l’anno. Nel medio periodo questo comporterà la chiusura di plessi nei piccoli e medi comuni nel Lazio. Questo va in controtendenza rispetto al rilancio dei borghi. Così se ne decreta la morte”.

Parliamo della Provincia. A quanto pare, lei non sarà l’alter ego di Marcello Meroi, ultimo presidente dell’ente vecchio modello. Non sarà, cioè, l’ultimo presidente di un ente di secondo livello che torna a essere eletto direttamente dai cittadini, con organi politici e funzioni proprie specifiche. La riforma sembra essersi arenata. Il governo ha perso interesse?
“Tutte le forze politiche all’unisono hanno espresso giudizio negativo sulla riforma Delrio, anche lo stesso Pd. Quando fu attuata, ci fu uno stop ai trasferimenti, sia nazionali sia regionali. Oggi il quadro è cambiato, c’è possibilità d’assunzioni e d’operare su realtà come il Pnrr nelle scuole, piano ponti, l’attuazione delle aree interne. Ma la riforma, anche per tornare di nuovo al voto, di fatto ritarda. Il testo è incardinato nella riforma più generale degli enti locali. Richiederà tempo. Io sono stato abituato a confrontarmi con il gradimento dei cittadini e ritengo che non si possa prescindere dal tornare a farli esprimere”.

La provincia oggi come viene percepita dai cittadini?
“Spesso la regione, in un territorio con Roma capitale, è distratta e distaccata. La provincia è la camera di raccordo tra i comuni su materie e competenze specifiche, che necessitano di un governo sovraordinato rispetto ai comuni. Mi viene in mente la vicenda deposito scorie nucleari, i cittadini hanno indicato la provincia come soggetto in grado di fare da raccordo con le realtà comunali”.

A proposito di deposito scorie nucleari, ma anche energie rinnovabili e rifiuti, la Tuscia continua a essere territorio di conquista.
“Stiamo lavorando già da un paio d’anni per limitare i danni derivanti dal proliferare delle energie rinnovabili. In astratto nessuno è contrario all’energia pulita, ma dobbiamo ricondurre tutto a quel 78% d’insediamenti nella Tuscia rispetto al resto del Lazio. I nostri comuni non possono più ospitare questo tipo d’impianti. La provincia sotto questo profilo sta facendo il massimo. Abbiamo vinto battaglie importanti, come quella per la discarica di Arlena, bloccata, o la nuova discarica a Vetralla. La provincia deve decidere dove insediare nuove strutture, in base ai parametri del piano rifiuti. La Tuscia è l’unica ad avere un piano provinciale sottoposto alla regione per la Vas”.

Il nuovo anno si aprirà con una buona notizia, l’inaugurazione dell’ospedale di Belcolle. Ma per la sanità restano zone d’ombra, fra liste d’attesa e migrazioni verso Asl vicine. Qual è il suo punto di vista, essendo anche sindaco?
“In questi decenni non sempre si è lavorato bene. I sopralluoghi effettuati dai sindaci alle varie realtà del territorio nelle scorse settimane, hanno fatto emergere un quadro di difficoltà, a partire dal pronto soccorso, che rappresenta una criticità seria percepita dai cittadini. Il commissario Bianconi è stato sollecitato, si tratta di una priorità assoluta. Avendo chiuso un po’ in tutta la provincia, Belcolle diventa quello a cui tutti si rivolgono. Come provincia, stiamo lavorando con la Asl all’accesso diretto da strada Sammartinese, da quella parte, con l’ampliamento anche del parcheggio. Non dimentichiamo la manutenzione straordinaria della strada che porta Belcolle, con i marciapiedi e le rampe d’accesso. La sanità deve essere più vicina ai cittadini, è un servizio primario e auspico che Bianconi si muova in questa direzione, con il contributo dei sindaci”.

Il 2025 è l’anno del Giubileo, cosa si aspetta per la Tuscia?
“Mi auguro che rappresenti non solo per mondo cattolico cui appartengo, ma anche dal punto di vista del territorio, un’opportunità. Ho letto di comuni che hanno intercettato risorse per ammodernamento infrastrutturale, percorsi, turismo. Viterbo è terra di prossimità con Roma ed è città dei Papi, mi auguro che con le sue tradizioni possa giocare un ruolo da protagonista”.

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Si è molto discusso, a proposito del Giubileo, di un trasporto straordinario della macchina di Santa Rosa, che poi non si farà. Lei cosa ne pensa?
“Prima di tutto vorrei rilevare che questo evento e il legame della città di Viterbo con la sua patrona sono troppo importanti per essere inseriti nelle polemiche politiche o il confronto dialettico tra le parti. Tentiamo, lo dico da operatore della politica, di marcare limiti condivisi oltre i quali non spingere lo scontro politico”.

Fin qui il dibattito delle ultime giornate, ma sul tema trasporto?
“Quest’anno è un anno giubilare e sono già state annunciate dalla curia iniziative straordinarie per celebrare Santa Rosa. Non mancheranno, sono certo, altre iniziative straordinarie di altre istituzioni coinvolte nel trasporto o dello stesso Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa. Ma questo, a mio giudizio, nel tradizionale appuntamento di settembre. Prevedere un trasporto straordinario presupporrebbe registrare condizioni straordinarie oltre a quelle prevedibili. La venuta di papa Francesco a Viterbo avrebbe potuto essere sicuramente tra le più straordinarie e avrebbe imposto una riflessione, creando i presupposti oggettivi di un trasporto eccezionale. Lavoriamo tutti insieme, dal governo centrale alle amministrazioni locali, dalle altre istituzioni coinvolte al sodalizio, per rendere straordinario il trasporto del prossimo 3 settembre”.

Lei è segretario provinciale Forza Italia, qual è lo stato di salute del centrodestra nella Tuscia?
“Io vorrei limitarmi a quello di Forza Italia, lasciando ad altri quello totale. Lo stato di salute è buono, anzi ottimo. Abbiamo superato le 1500 tessere e stiamo registrando attenzione da parte di sindaci che sono entrati nella compagine politica e altri amministratori, dirigenti si sono avvicinati. Noi non rinunciamo alla nostra specificità e non viviamo rapporti di sudditanza con le altre forze del centrodestra, con cui tra l’altro amministriamo di comune accordo molte realtà locali. Sensibilità e vedute diverse sono una ricchezza. Chi vuole colonizzare sotto la stessa bandiera non conosce la politica e non conosce il centrodestra”.

I rapporti con Fratelli d’Italia, sembrano tutt’altro che idilliaci, complice il peccato originale dell’intesa di Forza Italia col Pd in consiglio provinciale.
“Di fatto, nel tempo si sono interrotti per prese di posizione che raccoglievano aspetti di carattere personale verso il sottoscritto. A Viterbo, come come altrove, Bergamo ad esempio, FdI governa con il Pd, lo stesso a Frosinone. L’elenco sarebbe lungo. Da noi, in un ente che è di secondo livello, si sono unite varie sensibilità per portare avanti l’attività, nell’interesse del territorio. Loro hanno dato un’interpretazione sotto il profilo ideologico. Auspico che ci sia un ripensamento”.

Quindi, a un ipotetico doppio invito a cena, fra Rotelli e Panunzi lei accetterebbe quello del secondo?
“No, io esco con tutti e due. Il problema è legato a una questione di rappresentanza, in un ente che necessariamente deve trovare il contributo tutti. Del resto, con Nocchi presidente inizialmente c’era anche Fratelli d’Italia. Poi ci fu una battuta d’arresto. Nell’attuale compagine a palazzo Gentili trovo che ci sia una rispondenza, seppure nella diversità di ognuno di noi. Ognuno ha i suoi riferimenti, ma abbiamo trovato come comune sentire, la volontà d’affrontare e risolvere problemi ed esigenze del territorio. Il mio appello è a farsi carico non di una visione ideologica, ma pratica di chi vuole produrre qualcosa per la realtà in cui vive”.

Il modello provincia Pd-FI-civici è replicabile anche altrove? C’è chi dice che alle prossime comunali a Viterbo potrebbe esserci una sorpresa.
“Direi che è ancora molto prematuro parlare delle elezioni nel capoluogo. Forza Italia deve celebrare congressi, compreso quello del capoluogo. Siamo nel centrodestra e guardiamo al centrodestra, ma soprattutto siamo concentrati sulle esigenze del territorio e dei cittadini, nella ricerca di soluzioni ai problemi, senza pregiudiziali ideologiche. Siamo qui, ripeto, per dare risposte. Comunque su Viterbo non abbiamo manco lontanamente affrontato la questione elezioni. Stiamo assistendo a una fase di divaricazione nella coalizione di centrodestra. Con la Lega i rapporti sono ottimi. Abbiamo difficoltà a ritrovarci con Fratelli d’Italia, che ha l’onore e l’onere di fungere da federatore del centrodestra, come del resto fece a suo tempo Forza Italia con Silvio Berlusconi”.

Cosa si augura per il 2025?
“Mi auguro di raggiungere per provincia di Viterbo risultati amministrativi per infrastrutture, scuole, ambiente. Attività che stiamo portando avanti con forza. Mi auguro che sindaci possano essere uniti e fronteggiare le criticità di un territorio che merita attenzione. Nel confronto spero che si arrivi alle giuste soluzioni. Nessuno di noi ha la bacchetta magica, ma incontrandoci, senza pregiudiziali, si ottengono risultati. La classe politica dimostri di guardare più in alto, elevarsi dalla semplice contrapposizione ideologica, per arrivare ai problemi dei cittadini e trovare le giuste soluzioni”.

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Giuseppe Ferlicca

31 dicembre, 2024





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