Le carceri di Torino cadono a pezzi: eppure ci sono 37 milioni, ma i lavori sono fermi. E intanto si telefona dalle celle e scoppiano rivolte

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di
Simona Lorenzetti

I soldi sono stanziati, ma le opere non si fanno. L’allarme del garante regionale Mellano sui fondi non usati

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I soldi ci sono: 25 milioni per il Ferrante Aporti, 12 milioni e 500 mila euro per il Lorusso e Cutugno (in particolare per il padiglione C), più altri milioni non ben quantificati che fanno parte di un pacchetto nazionale per la manutenzione straordinaria. Peccato che siano fermi in un cassetto, congelati in attesa di progetti da modificare e approvare, cantieri da aprire e interventi da programmare in base alle priorità. Nel frattempo, nei penitenziari del Piemonte le inferriate si arrugginiscono, le tubature si rompono, gli arredi si consumano e gli spazi — siano le celle o le stanze dedicate alle socialità — diventano fatiscenti. È il contrasto che emerge dal nono dossier sulle criticità strutturali e logistiche delle 13 carceri della regione presentato dal garante regionale dei detenuti Bruno Mellano

La fotografia racconta che negli istituti di pena vivono 4.500 persone a fronte di 3.979 posti: il 43% sono stranieri. In questo contesto di sovraffollamento emerge pure che ci sono 261 posti temporaneamente non disponibili perché non agibili. E ancora, nell’anno che si sta per concludere sono stati 7 i detenuti che si sono tolti la vita, in aumento rispetto al triennio precedente. In forte crescita anche gli atti di autolesionismo: in parte sono tentativi di suicidio sventati dalla polizia penitenziaria oppure il risultato di aggressioni nei confronti del personale. Il 2024 è stato caratterizzato anche da rivolte e proteste dei detenuti, spesso legate alle loro condizioni di vita. Si affacciano poi, come maggiore frequenza, nuovi fenomeni come il traffico di telefoni cellulari, se non addirittura l’utilizzo di droni per recapitare all’interno dei penitenziari smartphone e droga. E ancora, tra le criticità sottolineate nel dossier c’è la carenza di personale e di mediatori culturali. 




















































«Siamo in una fase nella quale la carenza di soldi non è del tutto all’ordine del giorno. Il problema è che l’amministrazione penitenziaria ha grosse difficoltà a spendere i soldi che ha a disposizione», spiega Mellano. Che aggiunge: «Anche per i fondi già stanziati non si conoscono le tempistiche dei lavori, benché quel denaro vada impiegato entro il 2026». «Il clima sembra migliorare ma la realtà è che la situazione è ferma, stagnante. Per quanto riguarda il carcere Lorusso e Cutugno siamo allo stesso punto dell’anno scorso», conferma laconica la garante della Città di Torino Monica Gallo. Che rivela come la propria relazione sia quasi «un copia e incolla» dell’anno precedente: «Non si è fatto quasi nulla sulle problematiche strutturali, sul recupero degli spazi per i detenuti e sul contenimento degli sprechi». In molte sezioni, ad esempio, per usufruire dell’acqua calda è necessario aprire tutti i rubinetti con un’ora di anticipo. «Anche sul sovraffollamento — conclude —, sull’assenza di mediatori culturali e sugli spazi medici non idonei non è stato fatto nulla». Non nasconde la propria preoccupazione per l’anno che verrà il garante di Ivrea Raffaele Orso Giacone: «Sono molte le cose che abbiamo segnalato e che restano da fare nel carcere di Ivrea, specie per la manutenzione straordinaria. Tuttavia, dopo un periodo particolarmente delicato, oggi la situazione è abbastanza vivibile, soprattutto per l’impegno del personale».

 Il cruccio è legato all’inattività dei detenuti: «Il nostro sembra un carcere di punizione perché è un istituto senza lavoro. Per di più, il prossimo anno, saranno tagliate del 50% le retribuzioni del lavoro carcerario, che in molti casi sono l’unica fonte di sostentamento dei detenuti. Questo rischia di mettere a repentaglio l’economia interna della casa circondariale e porterà probabilmente a dei problemi di ordine pubblico all’interno». In diverse carceri, però, anche grazie alle segnalazioni puntuali dei garanti comunali, nell’ultimo anno sono stati effettuati diversi lavori attesi da tempo. «A Vercelli — spiega il garante Pietro Luca Oddo — gli interventi sugli infissi hanno migliorato la vivibilità di una parte del carcere, così come l’eliminazione delle infiltrazioni d’acqua. Si sta cercando di rendere operativi gli spazi adeguati all’area medica e c’è una buona collaborazione con l’Amministrazione comunale per i progetti di reinserimento lavoro». 

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31 dicembre 2024 ( modifica il 31 dicembre 2024 | 09:03)

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