Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia di monsignor Regattieri: “Sei rimasto sempre fedele alla tua vocazione”
Tantissima gente questa mattina in Cattedrale per i funerali del sacerdote diocesano don Agostino Tisselli deceduto domani scorsa dopo una lunga malattia. Ha presieduto l’Eucaristia il vescovo Douglas Regattieri. Con lui hanno concelebrato numerosi sacerdoti. Sull’altare anche diversi diaconi. Ha animato la liturgia il coro “Terra promessa” diretto da Marco Balestri, con diversi innesti da altre corali. Il coro venne fondato dallo stesso don Agostino, tra l’altro grande appassionato di canto, nel 1973, poco dopo il suo arrivo a Cesenatico come cappellano. Tra i numerosi presenti, molti i giovani. Ha partecipato alla Messa anche l’ambasciatore Marco Alberti, uno dei figli del noto medico-pediatra, Arturo, fondatore di Avsi, tra gli amici più stretti di don Agostino.
Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’omelia pronunciata da monsignor Regattieri che ha ricordato anche alcune delle opere fondate da don Agostino: la Società dell’Allegria, la Var, il Crocevia. Negli ultimi tempi aveva molto frequentato l’associazione “Il Disegno”.
Il ricordo personale. “Tutto è grazia”
Inizio questa riflessione con un ricordo personale. Appena entrato in Diocesi, dicembre 2010, mi dissero che c’era un sacerdote ricoverato al “Bufalini”. Andai immediatamente. Era lui, don Agostino, in condizioni abbastanza problematiche. Erano i giorni che precedevano il santo Natale. Ora, nei giorni che hanno preceduto questo santo Natale, dopo la santa Messa celebrata alla clinica san Lorenzino, sapendo che era ivi ricoverato, feci vista a don Agostino. Era in condizioni gravi. Ho pensato: la Provvidenza mi ha concesso di assistere un confratello ammalato, stargli vicino, pregare per lui e accompagnarlo alla dimora celeste, in apertura e in chiusura del mio ministero episcopale, nei giorni luminosi del santo Natale. Non è una grazia, questa? Tutto è grazia, per chi ama il Signore e si affida nella fede alla sua amabile volontà. Ce l’ha ripetuto san Paolo con il primo testo proclamato: “Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore” (Rm 14, 7-8). Desidero prendere a guida di questa riflessione la frase iniziale: Nessuno di noi vive per se stesso.
Vulcanico e travolgente
“Nessuno di noi vive per se stesso”
Vulcanico e appassionato, travolgente e convincente, giovane sacerdote a Cesenatico e parroco maturo a Macerone: don Agostino non ha mai vissuto per se stesso. Perché sapeva bene che vivere per se stessi avrebbe significato intristire e spiritualmente morire; donarsi, invece, a Dio e alla Chiesa, ha immesso in lui, nella sua intelligenza, nella sua volontà e soprattutto nel suo cuore, una linfa sempre nuova di freschezza, di entusiasmo che lo contraddistinsero sempre. “Ogni atto di amore – ha scritto Recalcati – se è davvero tale, è sempre assoluto perché trova la sua soddisfazione solo nel compimento di se stesso e non in un tornaconto che l’atto potrebbe aggiungere, in un tempo differito, all’atto stesso. Nella sua decisione di andare fino in fondo, di portare a compimento il proprio destino, non si deve scorgere una rinuncia sacrificale di se stesso, quanto la sua piena realizzazione perché, come Gesù dice, “Nessuno me la toglie (la vita): io la do da me stesso” (Gv 10,18)” (La notte del Getsemani, pp. 22-23).
L’incontro con don Giussani. Tradurre la fede in vita
“Nessuno di noi vive per se stesso”
Fu una consapevolezza che si radicò in don Agostino ancora di più grazie all’incontro con don Giussani e all’adesione al suo carisma, abbracciato con entusiasmo. Fu la guida maestra della sua vita. Si espresse nell’impegno di tradurre la fede nella vita. Un tema, questo, che gli era molto caro, sicuramente approfondito da lui nei luoghi dell’insegnamento, nella scuola e a contatto soprattutto coi giovani. Sulle sue labbra spesso ritornava la nota espressione di papa san Giovanni Paolo II: “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta” (San Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Congresso ecclesiale di impegno culturale, 16 gennaio 1982). Per questo aveva fatto nascere e seguiva il Centro culturale ‘Il Crocevia’.
Insegnante allo Scientifico “Righi”. La Società dell’Allegria”
“Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso”
Fu soprattutto nel suo impegno educativo che egli espresse il meglio di sé; sentiva forte l’impulso interiore a trasmettere agli altri ciò che era diventato per lui vita e ciò che aveva dato senso pieno alla sua esistenza: “Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso”. Pensiamo agli anni in cui è stato insegnante al liceo scientifico ‘Righi’, al Sacro Cuore; pensiamo ai innumerevoli e fecondi contatti coi ragazzi e poi coi giovani nella ‘Società dell’Allegria’, nell’Associazione ‘Il Disegno’ e nella Var.
Sempre fedele alla sua vocazione
Vivi per te stesso!
Una nota stonata in contrasto con l’espressione paolina che abbiamo preso come giuda per la nostra riflessione, può sembrare quella che affiora nel vangelo appena proclamato. Qualcuno, vicinissimo a Gesù crocifisso, in un momento di disperazione, si lascia prendere dalla logica mondana e non accetta quella che Cristo sta vivendo sulla croce; perciò gli suggerisce in modo subdolo, sicuramente guidato dal Maligno: Vivi per te stesso! Cosa ti costa scendere dalla croce? Salvati! E saremo salvi anche noi… (Cfr Lc 23, 39). È l’ultima tentazione: già apparsa nel Getsemani e prontamente scacciata; e anche qui, al culmine della sofferenza Cristo è deciso a vivere per Dio e non per se stesso e lascia scivolare via questa suadente e accarezzante tentazione. Anzi la copre e la annienta con la promessa del paradiso a chi invece entra nel logica del dono di sé e vi resta fedele: “oggi con me sarai nel Paradiso” (Lc 23, 43).
Agostino: sono certo che nella tua vita non ti ha mai sfiorato il pensiero di abbandonare tutto e vivere solo per te stesso. Sei rimasto fedele alla tua vocazione, al progetto divino che ha portato a pienezza la tua umanità, e che ora in Dio riceve il sigillo della gloria. Agostino: da lassù prega per noi.
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