Verona, Damiano Tommasi a metà mandato: il decisionismo del sindaco e le «spine» in maggioranza

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di
Alessio Corazza

I risultati: avviati i cantieri del filobus, il centro è stato svuotato dei grandi eventi. Ma tante le tensioni, dopo il rimpasto la vicesindaca è più forte

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Per l’amministrazione di Damiano Tommasi è finito il primo tempo. È durato un po’ di più dei canonici novanta minuti a cui l’ex calciatore di Hellas e Roma, poi presidente dell’Associazione nazionale calciatori, era abituato, nella sua vita precedente. Sono infatti passati due anni e mezzo – dei cinque previsti del mandato – da quando il 26 giugno 2022, Tommasi è stato eletto sindaco di Verona a capo di un’alleanza di centrosinistra, sconfiggendo al ballottaggio l’uscente Federico Sboarina, di Fratelli d’Italia.
Tommasi ha voluto, fin da subito, porsi in continuità con l’immagine comunicata in campagna elettorale, un uomo di poche parole, ma del fare e del buon senso. Ma la convinzione di poter fare il sindaco senza sporcarsi le mani con la politica si è rivelata ben presto un’illusione. 

«Mi preoccupa la superficialità e l’arroganza con cui vengono affrontati problemi complessi», le sue parole all’indomani dello smacco subito dal Consiglio di indirizzo della Fondazione Arena, che lo aveva sconfessato confermando la sovrintendente Cecilia Gasdia. Fu, quella, l’unica vera conferenza stampa «politica» da lui fin qui convocata, quando era scoccato giusto il primo anno dalla sua elezione. Da allora, le già rare occasioni di confronto con i giornalisti si sono diradate ancor di più, ma non certo per mancanza di argomenti.




















































Piglio decisionista

Dopo un primo periodo di «studio», il piglio della giunta è stato infatti all’insegna di un notevole decisionismo che, per esempio sui cantieri del filobus – avviati senza alcuna esitazione nonostante l’impopolarità di chiudere il sottopasso di via Città di Nimes per oltre un anno – era mancato alle amministrazioni precedenti. Allo stesso modo è stato portato avanti il disegno, certo coerente anche se foriero di aspre polemiche in queste settimane con i commercianti che se ne sentono danneggiati, di svuotare il centro storico dai grandi eventi: prima è stata la volta del festival dei giochi di strada Tocatì, decentrato a Veronetta, poi dei mercatini di Natale ricollocati da piazza dei Signori alla più defilata via Pallone, il tutto mentre la Ztl veniva blindata con l’abolizione delle finestre di libero accesso.

Turbolenze in maggioranza

È stato, però, un primo tempo anche piuttosto turbolento, e non tanto per l’azione di un’opposizione di centrodestra ancora divisa come il giorno della sconfitta elettorale e che pare unirsi solo agitando lo spauracchio della sicurezza. No, i problemi sono sorti soprattutto all’interno della stessa giunta comunale. La ratifica dell’accordo di programma per l’urbanizzazione dell’area agricola della Marangona ha portato in superficie una frattura con l’ala sinistra della coalizione (rappresentata nella circostanza dall’assessore Michele Bertucco) ricomposta con notevole fatica: nel mezzo c’è stata la telenovela sul codice di condotta che tutti gli assessori avrebbero dovuto firmare (sbeffeggiato pubblicamente in una godibilissima lettera al Corriere di Verona dall’avvocato Lamberto Lambertini, pure vicinissimo a Tommasi) e la serie di «ritiri» convocati per ritrovare l’unità e lo spirito di squadra (tra cui, quello tenuto a corte Molon con l’ausilio di un «facilitatore»). La situazione adesso è di calma, ma solo apparente: la brace continua ad ardere, sotto la cenere.

E in giunta 

Più recentemente, ha tenuto banco il caso di Jacopo Buffolo: Tommasi ha dovuto prendere apertamente le distanze dal post del suo assessore contro la Polizia subito dopo l’uccisione di Moussa Diarra in stazione per mano di un agente, ma lo ha derubricato a «infelice slogan». E così, il vero scossone alla giunta l’ha dato uno degli assessori più defilati (almeno mediaticamente), ovvero Italo Sandrini, che si è dimesso per un incarico nazionale nelle Acli. Il rimpasto, Tommasi, l’aveva in realtà annunciato settimane prima senza poi darvi seguito, creando un’aura di mistero su cosa stesse davvero bollendo in pentola. Alla fine, oltre all’ingresso in squadra della dem Alessia Rotta, il tutto si è risolto con un ulteriore rafforzamento del ruolo della vicesindaca Barbara Bissoli, il centravanti su cui capitan Tommasi punta moltissimo per il secondo tempo, ormai già iniziato senza nemmeno l’intervallo. 

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29 dicembre 2024 ( modifica il 29 dicembre 2024 | 15:40)

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