Spoleto-Norcia: avviato l’Anno Giubilare alla presenza di tantissimi fedeli

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L’Arcivescovo: «In questo Anno Santo siamo chiamati a realizzare gesti e azioni concrete di perdono e di riconciliazione»

Spoleto, Norcia, 30 dic. 2024 – «Il cristiano sa che per lui la speranza è una responsabilità, soprattutto oggi che gli orizzonti culturali sono spesso profondamente asfittici ed è difficile formulare speranze a lunga durata e capaci di reggere una vita».

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È uno dei passaggi dell’omelia che l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Renato Boccardo, ha tenuto in Duomo domenica 29 dicembre 2024 per l’avvio dell’Anno Giubilare della speranza.

La celebrazione è iniziata con una sosta di preghiera nella chiesa di S. Filippo Neri in Piazza Mentana; da lì, si è snodata la processione, segno del cammino di speranza, fino alla Basilia Cattedrale seguendo questo itinerario: chiesa di S. Filippo, Corso Mazzini, Piazza della Libertà, Piazza del Mercato, Via Saffi, Duomo.

L’Arcivescovo, i presbiteri, i religiosi e le religiose, le autorità civili (tra cui i sindaci di Spoleto Andrea Sisti, di Montefalco Alfredo Gentili e di Cascia Mario De Carolis), i tantissimi fedeli presenti, i membri di confraternite, associazioni e movimenti si sono messi in cammino dietro alla croce, pellegrini verso il Duomo.

Sulla soglia della Cattedrale mons. Boccardo ha preso la croce, l’ha innalzata e rivolto verso il popolo lo ha invitato a venerarla: Ave, o Croce di Cristo, unica speranza. L’Arcivescovo, quindi, ha fatto ingresso in chiesa, seguito da clero e fedeli. La croce utilizzata per la celebrazione, e che sarà esposta in Duomo per tutto l’Anno Santo, proviene della chiesa di S. Sabino in Spoleto: è del XVIII secolo ed era il simbolo della Confraternita del Santissimo Sacramento di S. Sabino.

Mons. Boccardo, raggiunto il presbiterio, ha sostato presso il fonte battesimale e, dopo aver fatto memoria del Battesimo, ha asperso con l’acqua sé stesso, i presbiteri e il popolo, attraversando la navata centrale. La liturgia è stata animata dalla corale diocesana diretta da Mauro Presazzi, con all’organo Angelo Silvio Rosati; il servizio all’altare, invece, è stato curato dai seminaristi e ministranti, coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino.

La casula che ha indossato l’Arcivescovo per la celebrazione è stata pensata e donata dall’azienda Mastro Raphael di Spoleto: vi sono riprodotti alcuni fregi del portale di ingresso del Duomo; il coloro verde richiama la speranza, tema del Giubileo.

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Nell’omelia mons. Boccardo ha ricordato che «Papa Francesco la sera di Natale ha aperto nella Basilica di San Pietro la Porta Santa del Giubileo, dicendo: “La speranza cristiana non è un lieto fine da attendere passivamente: è la promessa del Signore da accogliere qui, ora, in questa terra che soffre e che geme.

Essa ci chiede perciò di non indugiare, di non trascinarci nelle abitudini, di non sostare nelle mediocrità e nella pigrizia; ci chiede di sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle; ci chiede di farci pellegrini alla ricerca della verità, sognatori mai stanchi, donne e uomini che si lasciano inquietare dal sogno di Dio, che è il sogno di un mondo nuovo, dove regnano la pace e la giustizia”.

(Omelia nella notte di Natale 2024). Anche noi, come Chiesa diocesana, vogliamo attraversare idealmente quella Porta per andare incontro al Signore Gesù, la Porta che il Padre misericordioso ha aperto perché tutti possiamo fare ritorno a Lui.

Lo faremo con l’esercizio costante della conversione personale che troverà nella Confessione il suo sigillo sacramentale; lo faremo realizzando gesti e azioni concrete di perdono e di riconciliazione; lo faremo con le opere della misericordia corporale e spirituale che ci conducono ad incontrare e servire Cristo nella persona dei fratelli (cf Mt 25, 40);

lo faremo frequentando le quattro chiese Giubilari (Duomo di Spoleto, Basilica Santa Rita a Cascia, Santuario della Madonna della Stella in Montefalco e Santuario di S. Francesco al Monteluco di Spoleto, ndr), “oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza”;

lo faremo con i Pellegrinaggi giubilari che, nella bella stagione, ci condurranno come Pievanie ad alcuni luoghi significativi della fede e della devozione del popolo cristiano; lo faremo accogliendo con gratitudine il dono dell’Indulgenza giubilare, che raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità e a crescere nell’amore.

Lo faremo ancora intensificando il nostro impegno – Équipes pastorali, sacerdoti e fedeli laici – nella edificazione delle Pievanie come luoghi ecclesiali capaci di far germogliare sogni, intrecciare relazioni, stimolare fiducia, fasciare ferite, aprire orizzonti; decisi a non cedere alla ricorrente e mortifera tentazione che rivendica autonomia per le comunità; desiderosi di suscitare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani, e ci qualifichi ogni giorno di più come popolo che cammina zelante nella fede, operoso nella carità e perseverante nella speranza (cf 1 Tess 1, 3)».

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