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Tensioni geopolitiche e conflitti armati: crescono i ricavi dei big delle armi che ora puntano agli armamenti nucleari
L’inizio del nuovo anno è alle porte, e in un mondo segnato da armi e giochi di potere, il bilancio per il 2024 sui profitti generati dall’industria militare evidenzia livelli drammatici e senza precedenti. Le fabbriche di armi globali hanno operato a pieno regime, registrando utili record per il terzo anno consecutivo, alimentate dai numerosi conflitti e tensioni internazionali. Ne ha parlato anche Papa Francesco, descrivendo gli effetti di un “mondo attraversato da un crescente numero di conflitti, che lentamente hanno generato una terza guerra mondiale a pezzi”. Ancora una volta, sono le cinque maggiori aziende americane – Lockheed Martin, RTX-Raytheon, Northrop Grumman, General Dynamics e Boeing – a registrare cifre da capogiro, con un aumento dell’11,2% nei ricavi nei primi nove mesi del 2024, passando da 175,1 a 194,8 miliardi di dollari. Addirittura, il loro portafoglio ordini, che rappresenta i futuri ricavi, è aumentato di oltre 32 miliardi, raggiungendo la cifra complessiva di 625,7 miliardi (+5,4%). Anche gli utili netti hanno segnato un’impennata, con un incremento del 21% rispetto all’anno precedente, eccezion fatta per Boeing, al momento – spiega Il Fatto Quotidiano – impegnata a fare i conti con la crisi che ha colpito la divisione dedicata agli aerei commerciali.
Anche in Europa, seppur con numeri più contenuti, l’industria della difesa ha mostrato risultati a dir poco impressionanti. Come anticipato poche settimane fa da questo giornale, il vecchio continente, nonostante una lieve flessione dei ricavi a causa di contratti conclusi o della riduzione delle esportazioni – soprattutto per quanto riguarda Francia e Italia -, sta comunque registrando una crescita significativa e costante nei ricavi delle principali aziende del settore militare. Molte di queste sono impegnate a rafforzare la produzione di armamenti nucleari per avviare il prossimo motore economico di lunga durata. Ad ogni modo, aziende come BAE Systems, Thales, Leonardo, Rheinmetall e Airbus (limitandosi alla divisione difesa e spazio) hanno registrato una crescita dei ricavi del 12,7%, toccando i 55,82 miliardi di euro. Ovviamente, come per lo scenario statunitense, anche in questo caso il portafoglio ordini delle principali aziende europee è salito in maniera considerevole, con un aumento complessivo di 23 miliardi (+11,2%), mentre gli utili netti aggregati hanno raggiunto i 2,65 miliardi (+10%).
Tra le aziende europee, BAE Systems sembra essere quella che più di altre è riuscita a crescere nei ricavi, con un incremento degli utili netti del 5,2% nel primo semestre 2024. Anche Leonardo e Rheinmetall hanno riportato progressioni significative: la prima ha visto un aumento dei ricavi del 12,4%, mentre la seconda ha registrato un’impennata del 36% nei ricavi e del 27% sugli utili netti. Un caso particolare è rappresentato dalla tedesca Rheinmetall, che ha costruito fabbriche in Ucraina e sta collaborando con Leonardo per la produzione di nuovi mezzi blindati per l’Esercito italiano. Le sue azioni sono cresciute del 646% dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, un incremento che riflette l’enorme richiesta di armamenti.
Tornando agli Stati Uniti, Lockheed Martin ha confermato la sua posizione di leader mondiale del settore, anche grazie alla produzione di caccia F-35 e F-16 e di missili come i Javelin e gli ATACMS, forniti all’Ucraina. Nei primi nove mesi del 2024, Lockheed ha incrementato i ricavi del 7,6% e i profitti netti del 5%, con un portafoglio ordini che ha raggiunto i 165,7 miliardi di dollari. Un’altra azienda statunitense, RTX-Raytheon, con sede in Massachusetts, si è distinta attraverso la produzione di missili come Stinger e Patriot, registrando ricavi in crescita del 20,6% e utili netti in aumento dell’86%. Anche in Asia, l’industria delle armi ha mostrato una crescita straordinaria. La cinese Kuang-Chi Technologies ha registrato un incremento del 198,5% in Borsa, mentre in Giappone Mitsubishi Heavy Industries ha beneficiato dell’aumento della spesa militare, con un balzo azionario del 169%. Ciò che dovrebbe preoccupare ulteriormente sono gli indicatori che evidenziano come la corsa agli armamenti sia destinata ad aumentare, soprattutto nel settore nucleare. Mentre i paesi NATO sono ancora impegnati a raggiungere il 2% del PIL per la spesa militare, si delinea già l’intenzione di puntare al 5%. Un incremento, favorito anche dai nuovi “Goebbels”, che sembra puntare a nuovi record di utili per le industrie del settore militare nel 2025.
Foto © Imagoeconomica
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