«L’Iran non usi gli arresti come un’arma politica»

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Gli Stati Uniti chiedono all’Iran il «rilascio immediato e incondizionato» di tutti i cittadini che vengono detenuti ingiustamente, a cominciare da Cecilia Sala, «spesso per utilizzarli come leva politica». È l’appello lanciato da un portavoce del Dipartimento di Stato americano a “La Repubblica”. L’arresto della giornalista «arriva dopo che un cittadino iraniano è stato arrestato in Italia il 16 dicembre per contrabbando di componenti di droni». Quindi, secondo il Dipartimento di Stato Usa, la detenzione della reporter italiana ha un nesso causale con il fermo all’aeroporto di Malpensa di Mohammad Abedini Najafabadi, di cui il governo statunitense ha chiesto l’estradizione. Di diverso avviso il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, secondo cui «non c’è alcuna correlazione» con l’arresto del 38enne iraniano, che «potrebbe non essere estradato», precisando che il ministro della giustizia Carlo Nordio «sta studiando le carte».

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Gli Stati Uniti sono «in frequente contatto con gli alleati e i partner i cui cittadini sono ingiustamente detenuti», ha spiegato il portavoce, lasciando intendere che per Sala ci sia un dialogo aperto con Roma. Tuttavia, non intendono accantonare la domanda di estradizione di Mohammad Abedini Najafabadi. «La proliferazione da parte dell’Iran di veicoli aerei senza pilota, o droni, sempre più avanzati e letali, e il suo continuo sostegno a gruppi terroristici rappresentano le principali minacce alla pace e alla stabilità nella regione. Rimaniamo impegnati – ha concluso il portavoce Usa – a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per contrastare l’intera gamma delle azioni destabilizzanti, per indebolire e interrompere la capacità dei gruppi sostenuti dall’Iran di condurre attacchi terroristici».

Cecilia Sala, ipotesi scambio triangolare (con l’appoggio degli Usa). E l’iraniano fermato a Malpensa vuole i domiciliari

IL SIT-IN

Intanto ieri mattina a Torino, davanti alla Prefettura, si è tenuto un sit-in per chiedere al governo italiano di «intervenire con la massima urgenza per la liberazione di Cecilia Sala», al quale hanno partecipato una cinquantina di persone. «Manifestiamo – ha spiegato Igor Boni di Europa Radicale – perché crediamo che quando viene data la notizia che da una settimana una giornalista di un paese democratico che fa informazione viene arrestata senza capo di accusa in un paese dittatoriale come l’Iran l’ultima cosa da fare è stare in silenzio. Non siamo qui contro il governo italiano, ma gli chiediamo di fare l’impossibile».

CAUTO OTTIMISMO

«Spero nel ritorno a casa della giornalista italiana Cecilia Sala e conto che possa tornare presto dalla sua famiglia», ha detto il vice premier Matteo Salvini durante una diretta sui social. Un «cauto ottimismo» riguardo la liberazione della reporter trapela anche dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, in un’intervista: «Innanzitutto devono formalizzare l’accusa. Se non sappiamo di cosa è accusata, non si può fare neanche una previsione concreta. Non penso a tempi rapidissimi, ma ragionevoli. Il ministro Tajani, su incarico del presidente Meloni, sta facendo i passaggi tramite la nostra ambasciata. E ci sono canali riservati. In linea di massima, immaginiamo che ci sia qualche violazione protocollare legata al suo lavoro di giornalista, comportamenti che da noi non sono reato. Quindi giocheremo sulla difformità degli ordinamenti giuridici. E utilizzeremo il fatto che in Occidente siamo quelli che hanno rapporti migliori con l’Iran». L’ultimo post su Instagram di Cecilia Sala, infatti, risale al 18 dicembre (il giorno prima del suo arresto) e riporta l’intervista a un’attrice comica iraniana, Zeinab Musavi, che era stata arrestata in via preventiva per le parole che aveva pronunciato in uno dei suoi sketch. Secondo l’ultimo rapporto di Reporter senza frontiere, dei 553 operatori dell’informazione imprigionati nel 2024 in tutto il mondo, 35 sono finiti nelle carceri iraniane: 26 (20 uomini e 6 donne) risultano ancora in regime di detenzione, altri 9 sono stati scarcerati nel corso dell’anno.

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