La Regione Lazio punisce le famiglie fragili ritardando oltre ogni limite il bando per la non autosufficienza. Dopo numerosissime sollecitazioni da parte di cittadini e organizzazioni del terzo settore, l’amministrazione e le dichiarazioni del dottor Maselli avevano assicurato che il bando sarebbe stato pubblicato entro dicembre. Uscito il bando la data prevista per poter inoltrare le domande era stata fissata alle ore 15:00 del giorno 3 dicembre 2024. Per motivi mai pubblicamente affermati, il portale risulta chiuso dallo stesso giorno.
Le famiglie anticipano i contributi agli operatori dal mese di luglio 2024. Ma non è tutto. Infatti durante la chiusura del portale non è possibile accedere per nessun servizio e pertanto anche le famiglie che dovevano ancora rendicontare le spese sostenute a ottobre e novembre 2024 sono state costrette – proprio sotto un periodo di sovraccarico di spese da affrontare per persone non autosufficienti che necessitano di sostituzioni, presenze aggiuntive legate a ferie e permessi degli operatori abituali – ad anticipare senza alcun preavviso ulteriori spese.
Questo è il trattamento che la Regione Lazio, la sua amministrazione, e la politica tutta riservano alle famiglie con disabilità gravissima; questa è la aberrante realtà che lo Stato infligge a noi famiglie e sempre puntualmente sotto le festività. Evidentemente questo stato non solo non vuole offrire riconoscimenti e sostegno ai caregiver e alle famiglie, ma nega e viola diritti umani essenziali quali mantenere in vita persone non autosufficienti e garantire loro le cure essenziali e l’accudimento di base. È gravissimo che uno Stato che si definisce civile non sia in grado di attuare un bando e di fare in modo che l’utenza tutta possa fruire di contributi destinati esclusivamente a questo scopo.
Il bando offre un servizio a persone in condizione di gravissima disabilità e totalmente non autosufficienti, pertanto consentire un disservizio di questa portata significa sciabolare senza ritegno su vittime indifese di un sistema assolutamente inadeguato e reo di tutta una serie di conseguenze che qualcuno dovrà affrontare e delle quali qualcuno dovrà farsi carico.
È assolutamente intollerabile che un bando di questo tipo che doveva essere online già da agosto non solo non sia online, ma richieda meccanismi farraginosi e complicatissimi per l’accesso. Inoltre ogni anno, pur rivolgendosi a persone in condizione di assoluta irreversibilità, vengono richiesti gli stessi identici documenti. La solita paradossale vergogna tutta italiana! Non solo: non è garantito il libero accesso a tutti i cittadini, perché il meccanismo di accesso è assolutamente fuori dalla portata di persone anziane o con limitazioni culturali, per cui la dimestichezza informatica non sia di un livello più che sufficiente.
Da ultimo, una volta che tutto questo è stato riconfermato, si è dato fianco e spazio a migliaia di ingerenze tra cooperative e varie figure terze che sono subentrate, formulando ingegnosi pacchetti ad hoc che tolgono risorse alle famiglie che direttamente vogliono fruire di questo buono: si deve assumere un operatore, non comprare un pacchetto a 25 € orari alle solite note cooperative. Tutto da rifare come sempre e come sempre tutto a danno dei più fragili.
Qualcuno si è chiesto dove le famiglie prendono i soldi per tappare le carenze di uno Stato latitante? È vergognoso! Chi pagherà per tutto questo? Io auspico che il bando sia realmente fruibile in tempi immediati e che si proceda poi in maniera seria strutturata ed efficiente alla liquidazione delle somme dovute. Auspico anche una nota dirigenziale che escluda ogni forma alternativa di compartecipazione di cooperative che vanno a togliere risorse al singolo privato cittadino che con questi bandi deve pagare operatori che accudiscono persone gravissime presso il loro domicilio.
Ci sono altri fondi e altre opportunità cui le cooperative gli altri enti possono attingere per offrire il ventaglio dei loro servizi a chi li presceglie e preferisce. E family – lo dice la parola stessa – è gestito dalla famiglia per la famiglia attraverso una scelta diretta di operatori. Sembra che il disguido sia dovuto a un’eccessiva richiesta contemporanea di accessi; questo è dovuto dai ritardi e dalla poca chiarezza nonché dalla manica larga con cui si permette il rimborso a cooperative che acquisiscono clienti, togliendogli la bega di compilare e presentare il bando facendolo direttamente loro.
Questo dovrebbe far riflettere sulla opportunità di semplificare e di molto l’accesso e la presentazione delle domande. Il cittadino ha il diritto costituzionalmente garantito di avere accesso ai pubblici servizi secondo la cultura media del buon padre di famiglia e non con una laurea in ingegneria informatica che lo costringe a rivolgersi a figure terze indesiderate e non volute. La Regione Lazio si è dimostrata totalmente incapace di garantire e salvaguardare i diritti dei suoi cittadini più deboli. Che brindino alla loro inefficienza.
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