Concessioni elettriche, dal governo proroga ventennale a Enel. Gli assessori leghisti del Veneto scrivono a Salvini: «E l’Autonomia?»

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di
Martina Zambon

La lettera di Marcato (Energia) e Bottacin (Ambiente). In ballo ci sono circa trecento milioni di margine operativo lordo, che potrebbe restate in loco con la rottura (quasi) monopolio. I sindaci, parte in causa, fanno squadra

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Le «lenzuolate» di Bersani prevedevano che entro il 2030 il (quasi) monopolio di Enel sulla distribuzione dell’energia elettrica finisse e ciascun operatore non potesse detenerne più del 25%. Un’occasione irripetibile per i territori che potrebbe incidere positivamente sulle sempre più pesanti bollette dei cittadini. Pare, invece, non andrà così dato che nella legge di bilancio licenziata dal Senato, in via definitiva, c’è una proroga di ben vent’anni a favore di Enel. Dal 2025 la Bersani prevedeva di iniziare la cessione delle «concessioni distributive» per arrivare a centrare l’obiettivo 5 anni dopo. Vane speranze. Ora spunta una lettera su carta intestata della Regione, datata 24 dicembre, in cui gli assessori competenti, Gianpaolo Bottacin (Ambiente) e Roberto Marcato (Energia) scrivono ai parlamentari leghisti veneti e a Matteo Salvini, titolare delle Infrastrutture e vice premier: «Crediamo sarebbe opportuno aprire un confronto con le Regioni». Seguono riferimenti normativi non casuali: la legge del 2001 che connota l’energia come «materia concorrente» ma anche la ben più recente legge Calderoli sull’Autonomia. Insomma, il sottotesto è chiaro: la proroga di vent’anni dello status quo certifica un’«Autonomia al contrario» (sempre che la Ue non intervenga).

La proroga «beffa» i territori

In Veneto (già sulle barricate per riprendersi altre concessioni, quelli dell’idroelettrico nel 2029) il fermento era ed è tanto: in campo ci sono Agsm Aim, Ascopiave, la Regione e i sindaci dei capoluoghi. A lanciare la crociata territoriale è stato Federico Testa, presidente di Agsm Aim, già a capo di Enea. In ballo ci sono la bellezza di 300 milioni di margine operativo lordo che vanno ad Enel, l’equivalente di un’addizionale regionale Irpef. «I cavi e i contatori che portano l’energia elettrica nelle nostre case e nelle nostre aziende, sono gestiti in grandissima parte da un’unica società da oltre 30 anni. – spiega Testa – Aprire a più operatori è un modo per rendere più efficiente il servizio, aumentare gli investimenti e distribuire maggiori risorse ai territori. L’ulteriore proroga di 20 anni sarà data in cambio di un canone che sarà pagato allo Stato e che andrà ad aggiungersi a costi che già ci sono in bolletta. Quindi non solo le risorse rimangono tutte concentrate a livello nazionale sull’unico gestore, ma saranno cittadini e imprese a pagare con le loro bollette questa nuova ”tassa” non dichiarata».




















































Il Veneto pensa a una via locale

La definizione di «Autonomia al contrario» sembra calzante. Eppure un pertugio per tornare al piano originario con spazi per una sorta di cordata pubblico-privato c’è: «Il testo approvato con la legge di bilancio prevede che nel processo di definizione delle proroghe delle concessioni – conclude Testa – sia obbligatorio il parere delle Regioni. In questo senso, a livello Veneto, crediamo ci siano le condizioni per “mettere insieme” le imprese di pubblici servizi già presenti, la Regione e le altre istituzioni locali per dare vita ad un soggetto che valorizzi questa dimensione industriale, in maniera trasversale, puntando ad utilizzare queste risorse per il miglioramento della qualità della vita dei nostri cittadini”. Dall’Autonomia al contrario a quell’Autonomia energetica che è già nei dossier (decisamente in salita) della riforma Calderoli. Qui, invece, la concretizzazione sarebbe ancora possibile.

Il sostegno, compatto, arriva trasversalmente dai sindaci dei capoluoghi. A partire dal leghista Mario Conte (nella doppia veste di sindaco di Treviso e presidente Anci) che addirittura rilancia: «Sarebbe il primo passo verso l’Autonomia se riuscissimo a mantenere in Veneto le nostre concessioni, dobbiamo lavorare per una grande multi utility veneta che metta al centro i bisogni delle nostre comunità e tuteli le eccellenze venete: elettricità, gas, acqua, rifiuti». Da Vicenza Giacomo Possamai spiega: «Dobbiamo decidere cos’è l’Autonomia: un rispettabilissimo pezzo di carta tra diversi livelli istituzionali o una riforma con ricadute concrete sulla vita delle persone? Qui parliamo di bollette meno pesanti, maggiore autonomia energetica, capacità di investimenti: fare squadra è fondamentale. Chiaramente la guida non può che essere della Regione». Sergio Giordani, sindaco di Padova, ribadisce: «Serve una redistribuzione nei territori della ricchezza che deriva da questi asset strategici, per questa ragione condivido le perplessità delle regioni, e tra queste il Veneto, che stanno chiedendo di riconsiderare questa scelta. Spero la conferenza Stato Regioni sia la sede in cui sarà possibile farlo».

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