Mosca torna a giocare con il gas. Le è bastato brandire di nuovo la sua arma di esportazione, seppure spuntata dalle diversificazioni, per mettere in moto esperti e previsori dei mercati che già avevano fatto i conti con un inverno particolarmente freddo. Le nuove tensioni sull’asse Russia-Moldavia-Ucraina possono portare in fretta i prezzi oltre la soglia psicologica dei 50 euro per megawattora, dicono ora gli specialisti. Ed è sensibile il rischio di effetto a cascata sulle bollette di famiglie e imprese, se si pensa che il 2024 è iniziato con il metano a quota 37 euro per megawattora. In gioco c’è un incremento del 29%. Ma guardando la media dei prezzi dell’anno che sta per chiudersi, i possibili rincari della quota di materia prima in bolletta possono anche superare il 30%.
LE LEVE
Ma partiamo dal “fattore Geo”, come ormai è stato battezzato dagli esperti il peso della geopolitica sui prezzi. Dal 31 dicembre il metano del colosso russo Gazprom che ancora in parte rifornisce l’Europa – e in piccolissima parte anche l’Italia (in media il 5% nel 2024 con punte dell’8%) — potrebbe non arrivare più a destinazione. Vladimir Putin ha sollevato più di un dubbio nei giorni scorsi sulla possibilità di raggiungere un nuovo accordo per il transito del gas russo attraverso l’Ucraina.
Del resto, una svolta imminente in Ucraina al momento non appare realistica. E anche se i flussi in questione rappresentano circa il 5-6% della domanda Ue, ricordano gli analisti di Bloomberg, «la perdita di questi volumi costringerebbe i Paesi a fare più affidamento sui gasdotti dalla Norvegia o alle forniture liquefatte dagli Stati Uniti», con tanto di pressione sulle quotazioni. Nel dettaglio, i numeri dicono che l’Ue è in una situazione ben diversa rispetto all’autunno del 2022: oggi gli stoccaggi sono quasi pieni, il numero di rigassificatori è cresciuto e sono stati trovati nuovi fornitori. Anche l’Italia ha quasi completato il suo processo di indipendenza dalla Russia. Nel 2020 e nel 2021 i volumi inviati in Italia da Gazprom via gasdotto coprivano tra il 33% e il 35% delle importazioni italiane di gas.
Nel 2023 erano già scesi intorno al 5%, percentuale che si ritrova nei dati 2024. Ma con l’entrata in esercizio del rigassificatore off-shore BW Singapore, prevista a Ravenna entro il primo trimestre del 2025, la capacità di Gnl in Italia salirà fino a 28 miliardi di metri cubi, praticamente tutto il gas importato attraverso Tarvisio, quindi sostanzialmente da Mosca, nel 2021. Detto questo, il 18% del gas importato dall’Ue arriva tutt’ora dalla Russia. A rischio è, appunto, solo il 5-6% legato al passaggio in Ucraina. Ma è abbastanza, sui mercati, per alimentare una certa fibrillazione. Non solo. Mosca ha appena annunciato anche l’interruzione delle forniture alla Moldova. Colpa dei debiti non onorati da Chişinău. Altra carne sul fuoco per un mercato che già da settimane sta scontando nei prezzi una nuova stretta da Mosca.
I CONTI DI LUCE E GAS
Ad avere il suo peso, accanto alle tensioni geopolitiche e alle stime di un maggiore utilizzo degli stoccaggi di gas in un inverno rigido c’è anche un altro fattore: la crescente finanziarizzazione del mercato delle materie prime. Così si spiega anche tanta volatilità. Guardando al mercato europeo, il Ttf di Amsterdam, per prenotare gas con consegna a gennaio 2025 servono 47,7 euro al megawattora, quasi il 19% in più di quanto richiesto soltanto il 16 dicembre scorso quando il gas quotava 40,2 euro. Mentre il 23 febbraio del 2024, per ricordare il minimo dell’anno, un megawattora di gas costava poco più di 29 euro, contro i 21 euro registrati in media prima dell’invasione della Russia in Ucraina, ovvero negli anni tra il 2016 e il 2021. Dunque, soltanto considerando la cavalcata di dicembre, l’incremento delle quotazioni del 20% rischia di farsi sentire nei primi mesi del 2025. Mentre per il resto dell’anno gli analisti di Bloomberg prevedono le quotazioni in altalena tra i 44 euro per megawattora e qualche punta oltre 50. Del resto, a dare la misura degli effetti in arrivo è stato l’ultimo aggiornamento dell’Autorità Arera sulle bollette della luce di 3,4 milioni di clienti vulnerabili (chi ha più di 75 anni, disabili, percettori di bonus sociale e altre categorie deboli) rimasti nel Servizio di maggior tutela: dal primo gennaio le tariffe saliranno del 18,2% rispetto al quarto trimestre 2024.
Nel primo trimestre 2025, il prezzo dell’energia elettrica (la materia prima) sarà di 16,64 centesimi per kilowattora. Un valore comunque calmierato. Senza contare il «Bonus+ Per Te» riconosciuto da Enel ai clienti più vulnerabili: un contributo straordinario pari al 20% del valore del bonus sociale per disagio economico percepito per il 2024. Bonus a parte, ancora più basso, secondo il monitoraggio Arera, è il costo a carico in generale dei clienti del Servizio a tutele graduali (il regime in cui è entrato chi era in tutela al 30 giugno 2024 e non è passato al libero mercato).
Un po’ più esposti alla volatilità dei prezzi sono invece i clienti che hanno scelto il mercato libero. Secondo le previsioni, nei prossimi 12 mesi il prezzo dell’energia aumenterà di quasi il 30% con un impatto sulle bollette di chi ha un’offerta a prezzo indicizzato. Facile.it ha stimato che, per una famiglia tipo nel mercato libero, il rincaro sarà di 272 euro tra luce e gas, con una spesa complessiva che arriverà a 2.841 euro, rispetto agli attuali 2.569 euro (+11%). Nello specifico, il PUN, l’indicatore all’ingrosso dell’energia elettrica, secondo le previsioni aumenterà del 30%, mentre il PSV, il punto di riferimento per il prezzo del gas all’ingrosso in Italia, salirà del 28%.
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