Arresto di Abedini, gli Usa chiedono l’estradizione, il suo legale italiano i domiciliari

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


Arrestato a Milano su mandato Usa tre giorni prima dell’arresto di Cecilia Sala a Teheran. Gli occhi sono puntati sul caso di Mohammad Abedini Najafabadi, l’iraniano accusato di passare informazioni strategiche ai Pasdaran, che a questo punto si intreccia a doppio filo a quello della giornalista italiana rinchiusa dal 19 dicembre nella prigione di Evin, gettando l’ombra della ritorsione su quanto accaduto alla reporter. 

Gli Stati Uniti hanno formalizzato la richiesta di estradizione. Ora la parola passa alla Corte d’Appello di Milano che dovrà valutare, in base alla documentazione arrivata dalle autorità americane, se ci sono o meno le condizioni per accogliere la richiesta di estradizione. La decisione finale, dopo il via libera della Corte d’appello, è esclusivamente in capo al ministero della Giustizia che ha 10 giorni di tempo per rendere effettivo il mandato di estradizione.

Secondo il quotidiano La Repubblica che ha sentito una fonte del Dipartimento di Stato americano “la reporter è usata come leva politica” ma l’ufficio non farà nessuna marcia indietro sull’uomo di Teheran continuando sulla linea dell’estradizione negli Usa. Resta confermata la visita del presidente Biden in Italia prevista per il 9 gennaio.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Abedini è stato fermato dal personale della Sezione Antiterrorismo della Digos di Milano e da personale dell’Ufficio di Polizia di frontiera in servizio nello scalo di Malpensa, con il coordinamento della Direzione Centrale della Polizia per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo esterno e dell’Interpol. La Polizia ha eseguito la perquisizione personale e quella dei bagagli del sospettato, sequestrandogli componentistica elettronica, documenti bancari e commerciali e tre device tra telefonini e pc.  

Mohammad Abedini Najafabadi (Nima Baheli via Facebook)

Da quanto si è appreso, Abedini è accusato di cospirazione per aver esportato componenti elettronici dagli Stati Uniti all’Iran in violazione delle leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni internazionali che pesano sull’Iran. Nei giorni scorsi è stato trasferito in 3 carceri diversi: prima a Busto Arsizio poi, dopo la convalida e l’ordinanza di custodia disposta dalla Corte d’Appello di Milano, gli è stato applicato il regime di alta sicurezza e intorno al 22 dicembre è stato portato nel penitenziario di Rossano Calabro e il 27 dicembre con un aereo militare, è stato trasferito nel carcere milanese di Opera. 

Ora i giudici milanesi sono in attesa dei documenti per fissare l’udienza e quindi dare il via alla procedura di estradizione. La Procura di Milano ha aperto un fascicolo a modello 45, ossia senza indagati e senza titolo di reato, sulle modalità con cui è avvenuto l’arresto di Abedini. L’indagine è conoscitiva e potrebbe riguardare anche i tempi stretti tra l’emissione del mandato di arresto ai fini di estradizione, datato 13 dicembre, e il fermo dell’uomo avvenuto nel giro di meno di tre giorni.

La reazione all’accusa

Teheran si è detta subito indignata denunciando e rifiutando ogni accusa. Anche l’interessato – attraverso i suoi legali – ha respinto le accuse negando il consenso all’estradizione. “Dall’analisi dei documenti in mio possesso pur essendo formalmente gravi le accuse mosse, in realtà la posizione del mio assistito risulta molto meno grave di quanto può sembrare. Lui respinge le accuse e non riesce a capire i motivi dell’arresto”, ha detto il legale facendo sapere che nei primi giorni della prossima settimana farà istanza per chiedere gli arresti domiciliari e che depositerà all’attenzione dei giudici della Corte d’Appello di Milano l’atto con cui sollecita un affievolimento della misura cautelare.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Imponente l’accusa mossa dalla giustizia americana: Mohammad Abedini Najafabadi avrebbe violato l’International Emergency Economic Power Act fornendo supporto materiale al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, considerata organizzazione terroristica dalle autorità americane, tramite la fornitura di componenti elettroniche per la costruzione di droni. Gli stessi droni che avrebbero ucciso tre marines in Giordania a gennaio. 

Per protestare contro gli arresti, il 22 dicembre Teheran ha convocato sia l’incaricato d’affari italiano che l’ambasciatrice svizzera in Iran che rappresenta gli interessi americani nel Paese, visto che le relazioni diplomatiche tra Iran e Usa sono interrotte dalla “crisi degli ostaggi” degli anni ’80.

Siti nucleari in Iran

Siti nucleari in Iran (RaiNews)

La strategia iraniana della “diplomazia degli ostaggi” 

L’arresto strumentale di cittadini stranieri o con doppia nazionalità ha origini lontane in Iran ed è riconducibile alla cosiddetta “diplomazia degli ostaggi” che in passato ha permesso alla Repubblica islamica, in un contesto di sanzioni economiche e isolamento diplomatico, di usare i detenuti come leva per ottenere favori o la liberazione di iraniani detenuti all’estero. A sottolinearlo è anche un recente rapporto dell’Istituto francese per le relazioni internazionali (Ifri), firmato dallo studioso Clement Therme, che esamina in particolare “il caso degli europei detenuti a Teheran”. 

Dalla Rivoluzione islamica a oggi non solo americani ma anche europei, australiani, persone con doppia nazionalità e iraniani residenti all’estero, diventano spesso oggetto, in modo palese o in segreto, di trattative di ogni genere. Sono finiti nella famigerata prigione di Evin, dove ora è detenuta Sala e dove finì anche la blogger romana Alessia Piperno che in esclusiva a Rainews.it ha detto: “Quando ho saputo dell’arresto di Cecilia, sono riemersi tutti i ricordi dolorosi della mia detenzione, ma sono certa che l’Italia non l’abbandonerà”. 

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Chi è Mohammad Abedini

Abedini, 38enne di Teheran di doppia nazionalità svizzera e iraniana, è stato bloccato dalla Digos su ordine della giustizia americana all’aeroporto milanese di Malpensa il 13 dicembre scorso, dove era appena atterrato da Istanbul. Attualmente è detenuto in regime di stretta sorveglianza, una misura presa per evitare rischi alla sua incolumità ma anche contro il pericolo di fuga

Abedini nel 2019 avrebbe cofondato in Svizzera una società la Illumove Sa. Ma secondo gli inquirenti della sede risulterebbe solo un recapito per la posta, praticamente una cassetta delle lettere. 

Il sito della società riporta come indirizzo quello del parco dell’innovazione del Politecnico di Losanna, dove l’ingegnere meccanico, su Linkedin scrive di essere ricercatore post dottorato. Contattata da Rsi, la Radiotelevione svizzera, l’università ha confermato che Abedini ha svolto un dottorato ‘post doc’ al Politecnico, dove ha avuto un contratto con un laboratorio fino al 2019 e non oltre. E ha aggiunto che la società Illumove non svolge alcuna attività nel parco, dove hanno sede 120 startup. In pratica quindi ha un semplice recapito. Secondo gli Stati Uniti, Illumove sarebbe una società di facciata, utile per aggirare gli embarghi e far arrivare alla ‘vera’ azienda iraniana di Abedini la componentistica americana necessaria per la costruzione di droni serviti per un attacco a soldati statunitensi. 

Mohammad Abedini Najafabad, 28 dicembre 2024

Mohammad Abedini Najafabad, 28 dicembre 2024 (Ansa)

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Ma c’è anche un altro iraniano

Un altro uomo – socio  di Abedini –  è stato invece arrestato (nello stesso giorno di Abedini) negli Stati Uniti: si tratta di Mahdi Mohammad Sadeghi ed è cittadino statunitense-iraniano di 42 anni. 

Insieme ad Abedini è accusato dai procuratori della Corte federale di Boston di cospirazione per l’esportazione di componenti elettronici dagli Stati Uniti all’Iran in violazione dell’embargo statunitense sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni internazionali in vigore contro l’Iran. 

Anche Sadeghi si è dichiarato non colpevole delle accuse mosse nei suoi confronti, e ora dovrà attendere un’altra settimana prima che il giudice decida se concedergli la libertà su cauzione. Ipotesi che, secondo gli esperti, è improbabile considerata la gravità delle accuse mosse. Se condannati i due rischiano fino a 20 anni di carcere e fino a un milione di dollari di multa.

 

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link