Teatro Goldoni, per la direttrice dello Stabile Marcolin è «una “fabbrica” nel cuore di Venezia. E per il 2025 l’obiettivo è svincolarci dai soldi pubblici»

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VENEZIA – «La “missione” è quella di svincolarsi sempre più dai contributi pubblici per aumentare i ricavi da contributi privati e attività autoprodotte». La strada indicata da Claudia Marcolin, direttore generale del Teatro Stabile del Veneto, è quella sulla quale deve (dovrebbe) orientarsi ogni istituzione culturale pubblica. Concetto, quello del pubblico, troppo spesso sovrapposto a “statale”. E in tempi in cui le finanze statali (e di altre istituzioni pubbliche) sono sempre meno (o spese diversamente) la sfida per la cultura è quella di dimostrare che ce la si può fare con le proprie gambe. Perché non vuol dire per forza che, se i contributi statali o pubblici sono in calo, la cultura debba risentirne. Lo sta capendo anche il mondo dell’impresa che, sebbene a fatica, si sta rendendo cono che la cultura rappresenta un valore.


I NUMERI

Di cultura si mangia. E del resto basta vedere i numeri del Teatro stabile del Veneto, che per Venezia vuol dire Teatro Goldoni: 53 dipendenti fissi (più 11 «maschere»), 300 persone scritturate tra artisti e tecnici a ottobre di quest’anno (nel 2023 furono 274), 40 allievi di cui 31 al Goldoni per il biennio dell’Accademia teatrale. Economicamente, un valore della produzione pari a 11 milioni (di cui 60 per cento da enti pubblici) e 40 per cento da contributi privati, vendita di spettacoli prodotti, bigliettazione, affitto di teatri. L’incasso da biglietti è pari al 18 per cento rispetto al valore della produzione, ma l’obiettivo è di arrivare al 25 per cento. Dai biglietti attualmente il teatro incassa 2 milioni e centomila euro, in crescita del 30 per cento rispetto al 2023.
«Nel 2024 il teatro Goldoni ha fatto 140 alzate di sipario – spiega Claudia Marcolin – ma le vogliamo aumentare, è uno degli obiettivi per aumentare la quota di entrate non da enti pubblici. L’altro filone è la produzione di spettacoli nostri».
Un esempio è la messa in scena di «Titizè-A Venetian Dream» che ha portato a un aumento del 14 per cento di spettatori raggiunti, 1.116 giorni di «occupazione» del teatro, 52 recite, 120 professionisti coinvolti.

LA MANAGER

Claudia Marcolin ha in mano le «chiavi» della macchina del Teatro Stabile del Veneto e del Goldoni. Padovana, diplomata in Pianoforte al Conservatorio di Padova, laurea in Giurisprudenza con master in management delle pubbliche amministrazioni alla SDA Bocconi e un master in diritto e economia dell’integrazione europea all’Università di Padova, oltre che un corso specialistico in «Corporate governance» alla Business School de Il Sole 24 Ore, Claudia Marcolin è stata segretario generale all’Autorità portuale di Venezia dal 2012 al 2016 (epoca Paolo Costa), esperienza nelle istituzioni europee a Bruxelles, con la gestione, tra l’altro, di alcuni dossier legislativi nel settore dei Trasporti e del Turismo alla Commissione competente del Parlamento Europeo dal 2006 al 2008.
Ora, questa esperienza da general manager dallo Stabile del Veneto. E il Teatro Goldoni, che con il Verdi di Padova e il Del Monaco di Treviso, compone la «holding» del Tsv, ha una valenza particolare: è un’industria nell’industria, è una presenza forte in quella che era la città dei teatri, un volano per l’economia locale, una presenza a favore dei residenti e un attrattore di quel «turismo di qualità» di cui Venezia ha tremendamente bisogno.

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LO SVILUPPO

«Stiamo lavorando – spiega Marcolin – per inserire il Teatro Stabile del Veneto e il Goldoni nel circuito internazionale dei teatri attraverso una serie di collaborazioni importanti e per aumentare il pubblico. Nel sistema dei teatri del Veneto il Goldoni è catalizzatore di un pubblico che da fuori: il 30 per cento degli spettatori profilati negli ultimi 12 mesi viene da fuori Venezia (soprattutto da Padova – 13 per cento – e da Treviso, 17 per cento). Si tratta do un pubblico colto, visitatori culturali attratti in città. Attratti da spettacoli come «Titizé-A venetian Dream», ma anche come «Il Milione» di Marco Paolini con 3 recite in più fuori abbonamento. Ed è un pubblico che ritorna: più del 70 per cento spettatori acquista da 2 a 4 biglietti».
Osservazione che reintroduce l’annosa questione del collegamento dell’area metropolitana e della mobilità dei residenti. «Non c’è dubbio – commenta Marcolin – che quella che una volta si chiamava PaTreVe sia un’area sempre più connessa. E attività come la nostra, ma non solo, trarrebbero rande beneficio se gli snodi di questa rete fossero ancora più raggiungibili. Garantire ad esempio la mobilità su Venezia a qualsiasi ora, metterebbe ancora di più in rete il pubblico dei nostri teatri. Il Tsv è tra i sette teatri nazionali con Torino, Genova, Roma, Napoli, Firenze e l’Emilia Romagna e ci troviamo a misurarci con aree metropolitane vaste e omogenee, se si eccettua l’Emilia Romagna. Avere tre sedi come Venezia, Padova e Treviso per noi deve essere una opportunità, ma serve interconnessione. Una bella sfida».
In attesa che la politica sappia veramente creare un’area metropolitana vasta bei trasporti e nei servizi, il teatro veneziano pensa a fare il suo. «Se a oggi il Goldoni ha alzato il sipario 140 volte in un anno – fa i conti Marcolin – è chiaro che possiamo fare di più, rendere fruibile e aperto il teatro. L’esperienza di «Titizè» di incoraggia, tant’è che lo abbiamo portato anche a Parigi. Così come ci incoraggia insistere sull’aumentare le produzioni di nostri spettacoli da rappresentare o da vendere in altri teatri».
Il nuovo corso del Teatro Stabile e del Goldoni viaggia dunque su queste direttrici: più rappresentazioni (e più pubblico), più autoproduzioni, più internazionalizzazione con collaborazioni all’estero: dal primo gennaio il Tsv fa parte dell’European Theatre Convention, con progetti all’avanguardia, con e quello della digitalizzazione delle produzioni con l’Accademia di Dortmund.

LA GESTIONE

«Il mondo è cambiato – spiega la direttrice generale – Il Tsv è nato 30 anni fa con Regione Veneto e Comuni di Venezia e Padova. Nel 2019 si è aggiunta Treviso, ma soprattutto siamo diventati Fondazione proprio per aprire ai privati, continuando a garantire un servizio pubblico, che significa anche biglietti accessibili ed iniziative speciali. Sono entrati la Camera di commercio, Confindustria Veneto Est, la Fondazione di Venezia». Attualmente il Tsv riceve 1 milione 760mila euro dal Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) a cui si aggiungono i contributi dei soci, ma anche i finanziamenti europei, con 200mila euro in arrivo per il 2025. A fare la differenza sarà la vendita delle produzioni, che arriva a 700-800mila euro.
«Sul piano gestionale – prosegue – abbiamo aumentato i contratti di fornitura e servizi a terzi da 4 a 6 milioni in 3 anni, abbiamo tenuto fissi i costi del personale. Nel 2025 stimiamo 5 milioni per l’acquisto di beni e servizi che hanno quindi ricaduta sul territorio e la previsione è di aumentare gli investimenti. Dobbiamo aumentare il tasso di riempimento dei teatri, ma con Paolini e Servillo abbiamo avuto a Venezia 3500 presenze in 5 giornate, praticamente il tutto esaurito».
Ma c’è anche un altro aspetto sul quale il teatro vuole accelerare: quello della formazione. «Abbiamo prodotto 2500 ore di formazione nel biennio prosegue Marcolin -. L’Accademia è ripartita dopo il Covid e abbiamo avuto a inizio biennio circa 200 contatti per entrare. Chi si diploma alla nostra Accademia ha un tasso di occupazione, nei 3 anni post diploma, pari al 75/80 per cento». Insomma, un investimento anche nel futuro. Testimoniato dall’iniziativa per gli abbonamenti under 26, con 77 euro per sette spettacoli in platea. Oppure per i corsi teatrali rivolti ai più piccoli.
«Questo, assieme al teatro di cittadinanza fatto con Mattia Berto, rappresenta un segnale verso la città. Il Teatro Goldoni è un luogo di intrattenimento, dobbiamo aprire di più il teatro, attirare tutti e non solo pubblico di nicchia. Ma vogliamo sempre più diventare anche un luogo di produzione.». Una delle imprese che, come Fenice, Biennale e tante altre realtà, fanno di Venezia un distretto culturale.
 





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