Gli ottimisti contro le autocrazie: il caso Venezuela

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di Alessandro Maran

 

“Ho dedicato ‘Autocracy, Inc.’ (https://www.ibs.it/autocrazie-chi-sono…/e/9788804780526), il mio ultimo libro, ‘agli ottimisti’. Da quando è stato pubblicato, mi è stato chiesto ripetutamente il perché. È un libro così cupo che lettori e intervistatori dicono: come puoi essere ottimista? In realtà, questa è la domanda sbagliata”, ha scritto ieri Anne Applebaum su Substack.

“Innanzitutto – prosegue la giornalista e storica statunitense naturalizzata polacca, premio Pulitzer nel 2004 per il libro Gulag -, non penso che sia un libro cupo, solo realistico. Inoltre, la dedica non riguarda me. È piuttosto un’espressione di ammirazione per le persone straordinarie che ho incontrato in giro per il mondo, persone che continuano a lavorare per rendere le loro società più giuste e più aperte, anche di fronte a ostacoli che sconfiggerebbero il resto di noi”.

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“La maggior parte della propaganda autoritaria moderna è progettata non per dare alle persone speranza per il futuro, ma per incoraggiarle a sentirsi ciniche, pessimiste, nichiliste e senza speranza. Governanti come Putin, Maduro (o, fino a poco tempo fa, Assad), non offrono alle persone un futuro meraviglioso, anche se fasullo. Diversamente, mentono costantemente, ripetutamente, per inquinare la sfera pubblica e convincere le persone che nulla può essere conosciuto o compreso. Attaccano e diffamano chiunque chieda più trasparenza o responsabilità. Si sforzano, come ho scritto (https://www.theatlantic.com/…/china-russia…/678271/), di attaccare il mondo democratico in quanto altrettanto corrotto e degenerato. Conducono campagne diffamatorie contro i loro oppositori, usando false accuse di corruzione, e li arrestano e li torturano. Ogni russo, iraniano, venezuelano o zimbabwese che continua a insistere sul fatto che la politica può essere migliore, che il dibattito pubblico può essere civile e che è possibile avere istituzioni liberali come tribunali e giudici indipendenti è, di fronte a quella che appare come una pressione schiacciante, non solo un ottimista ma un eroe”.
“Ma questo tipo di ottimisti esistono”, rileva Applebaum. “Poco prima di Natale ho scritto di una di loro, María Corina Machado. La carriera di Machado è iniziata quando ha fondato un gruppo di monitoraggio elettorale più di due decenni fa. Da allora è stata membro dell’Assemblea nazionale, leader di partito e voce ostinata a favore delle sanzioni internazionali contro il regime. La leadership venezuelana ha risposto, per molti anni, accusandola ripetutamente di cospirazione, tradimento e frode, persino vietandole di lasciare il paese. L’anno scorso ha vinto le primarie presidenziali indipendenti, condotte da tutti i gruppi di opposizione venezuelani, e il regime le ha impedito di candidarsi. Un diplomatico in pensione, Edmundo González, si è candidato al suo posto”.

“Invece di indebolirsi, il movimento civico ha preso velocità. Dopo aver portato a termine l’impresa delle primarie, Machado e i suoi colleghi hanno formato più di 1 milione di volontari per proteggere le elezioni stesse, programmate per il 28 luglio. In migliaia di workshop tenuti in tutto il paese, si sono preparati a monitorare i seggi elettorali, segnalare irregolarità tramite un’app sicura, raccogliere i fogli di conteggio prodotti da ogni macchina per il voto, caricarli su un sito Web sicuro e fare tutto questo in luoghi muniti di generatori, per garantire che non potessero essere fermati da interruzioni di corrente deliberate. González ha vinto, con una valanga di voti. L’opposizione aveva i fogli del conteggio per dimostrare che aveva vinto. Ma Maduro non ha ceduto. Invece, González è fuggito dal paese e Machado si è nascosta”.

“Durante entrambe le nostre conversazioni, Machado era seduta di fronte a un muro bianco, senza altri sfondi. Entrambe le volte era anche calma, sicura, persino elegante. Non sembrava stanca o stressata, o qualunque cosa una persona che non vede la sua famiglia o i suoi amici da luglio dovrebbe sembrare. Indossava trucco e gioielli semplici. Sembrava determinata, positiva. Questo perché, mi ha detto Machado, crede che la campagna e le sue conseguenze abbiano cambiato il Venezuela per sempre, portando quello che lei descrive come ‘cambiamento antropologico’. Con questo, intende dire che il movimento politico di base che lei e i suoi colleghi hanno creato ha trasformato gli atteggiamenti e forgiato nuovi legami tra le persone. Le primarie organizzate con cura hanno unito vecchi rivali dell’opposizione. La formazione dei volontari ha dato a centinaia di migliaia di persone una concreta esperienza non solo di voto, ma anche di costruzione di istituzioni da zero. Questi sforzi non si sono conclusi con le elezioni dell’estate scorsa. ‘Il 28 luglio non è stato solo un evento’, mi ha detto Machado. ‘È un processo che ha unito il nostro paese. E indipendentemente da quanti giorni ci vorranno, il Venezuela è cambiato per sempre e in meglio’. Il suo team, con i suoi leader in tutto il paese, ha costruito non solo un movimento per un candidato o un’elezione, ma un movimento per un cambiamento permanente. La portata del loro risultato, il numero di persone coinvolte e la loro gamma geografica e socioeconomica, sarebbero notevoli in una democrazia liberale. In uno stato autoritario, questo progetto è straordinario”.

Ovviamente, hanno pagato un prezzo enorme, sottolinea Applebaum. “I leader della campagna sono spariti nelle prigioni; anche gli attivisti, compresi i bambini, sono stati arrestati. Tuttavia, durante la campagna elettorale ci sono stati segnali che lasciano intendere che almeno una parte dell’esercito venezuelano sostiene Machado”.

“’Non saremmo stati in grado di ottenere i fogli di conteggio se non fosse stato per la cooperazione dell’esercito’, ha detto Machado. ‘Hanno ricevuto l’ordine di sbattere fuori dai seggi elettorali i nostri osservatori e non hanno eseguito quegli ordini’. La notte delle elezioni ha portato altre sorprese. ‘Ci sono centinaia di video in cui l’esercito guarda mentre i risultati vengono letti, in tempo reale, mentre (i soldati) applaudivano, ridevano, cantavano e urlavano’, riferisce Machado. ‘Quindi hanno visto. Sono stati testimoni di come la gente si è unita’. Questo, ovviamente, è esattamente quel che è successo in Siria, dove i sostenitori del regime sono svaniti. E non c’è da stupirsi: anche la polizia, gli agenti di sicurezza e i soldati in Venezuela hanno parenti che sono stati brutalizzati dal regime. Sono anche stanchi della sconfinata corruzione. Hanno anche vissuto 25 anni di pessima gestione economica. Anche le loro famiglie sono state impoverite da un regime i cui leader sono stati sanzionati dagli Stati Uniti e da altri paesi per narcoterrorismo, corruzione e traffico di droga. Machado prevede che ‘Assad che lascia il paese abbandonando le persone che lo hanno sostenuto, i suoi più stretti alleati ’creerà ‘enorme preoccupazione in alcuni di coloro che ora sostengono Maduro’”.

Machado continua a battersi e a sperare, sollecitando l’intervento dei paesi del Sud America, dell’Europa e ovviamente degli Stati Uniti per premere su Maduro affinché si dimetta. E continua a credere che un Venezuela diverso sia possibile.

“Ho girato il paese dicendo: ‘Non ho niente da offrire se non il lavoro. Non ho niente da offrirti se non la possibilità che ci uniremo e rimetteremo in piedi questo paese. Quindi faremo le cose per bene’. E la gente ha pianto e pregato”. “Questo è l’opposto del populismo”, sottolinea Applebaum: “Invece di dare alle persone soluzioni facili, Machado parla di problemi complessi che non saranno risolti per molto tempo. E le persone, alcune almeno, hanno prestato orecchio” (https://www.theatlantic.com/…/venezuela…/681148/).

Formulando gli auguri, Anne Applebaum invita a leggere l’articolo a questo link per intero. Dice di averlo scritto per ispirare noi che lo leggiamo contando sulla “relativa sicurezza e libertà di una delle democrazie liberali del mondo”. “Considerati fortunato, la mattina di Natale o la sera di Hanukkah, o il giorno di Capodanno – scrive perciò Applebaum – e pensa a cosa puoi fare, l’anno prossimo, per preservare la tua democrazia”.

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