Da terreni incolti a vigneti modello sulla collina di Tenna: l’impresa dell’ingegnere Michele Sartori – Cronaca

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TENNA – Concludiamo l’anno 2024, con una storia molto adatta a queste giornate nelle quali particolarmente, l’ultimo dell’anno, si stappano il maggior numero di bottiglie di spumante di tutto il resto dell’anno.

Con la nostra storia vorremmo parlare di Trentodoc, che da anni è la punta di diamante della viticoltura trentina, ma con continui riconoscimenti a livello internazionale, ed anche il prodotto che ha molti minori problemi di crisi.

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Lo facciamo partendo dalla terra che ha dato i natali alla grande avventura di Giulio Ferrari nel 1902, raccontando la storia di un viticoltore di Tenna, che ha recuperato un ettaro e mezzo di terreni incolti sulla collina che da Tenna scende al lago di Caldonazzo, nei terreni confinanti con quelli della famiglia Ferrari è partito per produrre l’uva base del Trentodoc.

Un terreno con forte acclività che esige di essere lavorato tutto a mano, come faceva Giulio Ferrari. Proprio dalle uve base spumante prodotte in quella collina, era partito per la sua splendida esperienza sulla base di quanto Ferrari, aveva appreso nello Champagne, cioè quella di produrre uno spumante, il Ferrari, che ha permesso di scalare rapidamente le vette della qualità a livello internazionale.

C’è voluto un ingegnere in bio architettura per rilanciare la coltivazione di questi vigneti abbandonati vicini a quelli di Giulio Ferrari, ora di proprietà del nipote Gianni. Ebbene, come tutte le cose importanti, non è stato facile, la scelta, ha comportato molti sacrifici, negli ultimi nove anni ci dice Michele Sartori, che ora ha 40 anni, prima di poter contare su un reddito significativo.

“Dopo le bonifiche dei terreni fatte anche con l’aiuto del premio d’insediamento ed iniziate nel 2015, la prima produzione di base spumante di uve Chardonnay e Pinot Nero nel 2019, e da poco tempo ha messo sul mercato le prime 3 mila bottiglie di millesimato, Chardonnay in purezza. L’impatto sul mercato è stato molto buono, vende le bottiglie ai privati a 28 euro, le altre vanno sul canale Horeca”, ci dice Sartori.

L’azienda è completamente viti-vinicola, e si estende su tre ettari, uno e mezzo sulla ripida collina e uno e mezzo in cima al conoide di Tenna a 650 metri. La maggioranza delle viti sono di Chardonnay, una parte è coltivata a Pinot Nero, e una piccola parte a Riesling. Una parte dell’azienda era di famiglia e una parte l’ingegnere lo ha comperato.

Quest’anno ha avuto una produzione eccellente dal punto di vista qualitativo ma pochissima come quantità, manca circa il 40% causa l’eccesso di pioggia nel periodo della fioritura. Ora ho fatto il “tiraggio” di 9 mila bottiglie che solo dopo 70 mesi metterà sul mercato. Sartori, era partito con un’azienda completamente biologica ma da quest’anno ha lasciato perdere il biologico per ragioni tecniche, in quanto era molto difficile difendersi dalla terribile flavescenza dorata, che ormai ha aggredito anche i suoi vigneti.

Questo vale, particolarmente in annate come quella che si sta concludendo, io che sono tornato all’integrato me la sono cavata, si fa per dire, con 12 trattamenti ma ho mantenuto molte pratiche colturali come quelle legate al diserbo e a tutte le tecniche colturali abbandonato il diserbo chimico per fare la dove è possibile, quello meccanico.

Alla domanda del perché un ingegnere ha fatto una scelta così coraggiosa partendo di fatto da zero, netta la risposta, “è stata la passione che mi ha spinto a fare questa scelta nel lontano 2015, e dopo nove anni non sono affatto pentito della scelta anche se confesso che è stata molto dura. Prima la mia famiglia produceva solamente del vino per consumo famigliare. Pertanto dopo aver fatte le bonifiche ho fatto gli impianti dei nuovi vigneti delle varietà base spumante come lo Chardonnay e il Pinot Nero.

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Fra i progetti futuri c’è quello della costruzione della nuova cantina tutta sottoterra scavata nella roccia, che ho già iniziato e l’ampliamento dell’azienda per arrivare a cinque ettari di vigneti. Considerato che la produzione ad ettaro anche in anni buoni, non supera gli 80 quintali per avere una base di prodotto adeguata anche ad un’attività di promozione”.

E i suoi rapporti con l’ambiente?

“Sicuramente di grande attenzione prova ne sia che da subito quando ho iniziato, avevo certificato la mia azienda biologica. Poi come detto l’esigenza di dover combattere la flavescenza mi ha imposto di tornare all’integrato.

Ovviamente – precisa il Sartori – fra lavori in azienda e costruzione della nuova cantina non ho più tempo per dedicarmi al sociale ed anche parlare di hobby è molto dura, ma devo dire che il mio lavoro mi dà molta soddisfazione”.

E gli amici ingegneri cosa dicono della scelta?

“Sono attenti a vedere quello che succede e tanti mi danno una mano. A Tenna afferma ci sono altri due giovani imprenditori agricoli, ma io sono l’unico viticoltore professionale”.

Sartori ha una compagna, Milena, che gli ha dato due gemelle: Carlotta e Matilde.

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