Crisi sulla manovra: monocameralismo al centro

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Il nodo gordiano della legge di bilancio

La vicenda della manovra economica e il suo travagliato iter parlamentare gettano luce su una crisi latente nella gestione istituzionale italiana. La decisione di ridurre l’esame della legge di bilancio a una mera formalità, relegando il confronto a mezz’ora di dibattito nella commissione Bilancio del Senato, non è solo un segnale di efficienza forzata, ma anche il sintomo di un sistema parlamentare che rischia di perdere la sua essenza rappresentativa. Come riportato da Repubblica e da Dagospia, il senatore Guido Liris, relatore della manovra e figura di spicco di Fratelli d’Italia, si è trovato al centro di una tempesta politica e mediatica. L’annuncio delle sue dimissioni, poi parzialmente ritrattato, ha svelato un malessere profondo, non solo all’interno della maggioranza ma anche nelle dinamiche tra Parlamento e Governo. Questo episodio, che a prima vista potrebbe apparire come una semplice scaramuccia politica, evidenzia in realtà un dibattito di portata più ampia: il valore della doppia lettura parlamentare e il peso del “monocameralismo” di fatto, imposto dalla necessità di accelerare i tempi.

Frizioni interne a Fratelli d’Italia: un partito diviso?

Le dimissioni (o presunte tali) di Liris hanno innescato una serie di reazioni a catena. La leadership del partito, rappresentata dalle sorelle Giorgia e Arianna Meloni, ha mostrato una ferma intolleranza verso ciò che è stato percepito come un atto di dissenso non autorizzato. L’intervento di figure di peso come Giovanni Donzelli e Lucio Malan ha chiarito quanto la vicenda non fosse una questione personale, bensì politica. Il gesto di Liris, che ha dichiarato di voler sollevare il tema del ruolo delle Camere nel processo legislativo, è stato bollato come intempestivo, creando un evidente imbarazzo nella maggioranza.

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Liris, tuttavia, non è stato l’unico a denunciare l’assenza di un esame approfondito della manovra. Da tempo, molti osservatori segnalano come la compressione dei tempi di dibattito e l’aumento delle pressioni governative abbiano trasformato il Parlamento in un organo di mera ratifica, snaturandone la funzione. La sua replica, mirata a sottolineare che le sue parole erano state travisate, ha aggiunto ulteriore confusione, senza però mitigare l’impatto mediatico dello scontro.

Il peso del monocameralismo nella crisi istituzionale

Il monocameralismo, nato come misura di emergenza nel 2018 per semplificare l’approvazione delle leggi di bilancio, si è progressivamente consolidato, trasformandosi da eccezione a regola. Questo fenomeno ha sollevato critiche non solo dalle opposizioni, che vedono in esso un ulteriore segnale di accentramento del potere, ma anche da settori della stessa maggioranza, come dimostra il caso Liris.

Ridurre il ruolo del Parlamento a quello di un “notaio” del Governo mina la legittimità del processo legislativo e aumenta il rischio di errori tecnici e normativi. In un sistema che si proclama rappresentativo, l’assenza di un vero dibattito sulle priorità economiche del Paese non solo impoverisce il confronto politico, ma alimenta una sfiducia diffusa tra i cittadini. Le opposizioni, che avevano presentato oltre 800 emendamenti, si sono viste escluse da ogni possibilità di contribuire, rafforzando l’immagine di un sistema bloccato e autoreferenziale.

L’urgenza di riformare il processo legislativo

Dietro la frenesia di chiudere i lavori sulla manovra si nasconde una questione più profonda: la necessità di una riforma strutturale del processo legislativo. La doppia lettura parlamentare, evocata da Liris come un ideale da recuperare, è stata uno dei pilastri della democrazia italiana, garantendo un controllo incrociato tra le due Camere e una maggiore trasparenza. Tuttavia, con il passaggio al monocameralismo, la rapidità ha preso il posto della qualità, e il confronto democratico è stato sacrificato sull’altare dell’efficienza.

Un ritorno alla doppia lettura potrebbe sembrare un passo indietro, ma in realtà rappresenterebbe un tentativo di restituire centralità al Parlamento. Senza un’adeguata revisione dei meccanismi procedurali, il rischio è quello di consolidare una deriva autoritaria che, pur non dichiarata, emerge sempre più chiaramente.

La replica di Liris

“In commissione Bilancio si è preso atto dell’impossibilità tecnica di esaminare utilmente il provvedimento, di fronte ai quasi 900 emendamenti presentati dalle opposizioni, e pertanto, come accaduto negli scorsi anni, non si è potuto dare mandato ad alcun relatore, ma non ho mai parlato di dimissioni” ha spiegato il senatore Guido Liris. “Il Governo aveva trasmesso la manovra in tempo utile per un esame approfondito, ma purtroppo dal 2018 ad oggi la legge di Bilancio viene esaminata senza la doppia lettura nelle due Camera. Mi auguro, quindi, che dalla prossima legge di Bilancio sia la Camera che il Senato possano dare il loro contributo, come peraltro da sempre Fratelli d’Italia ha auspicato”.



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