Il caso Pandoro di Chiara Ferragni si è ufficialmente chiuso a distanza di un anno tramite un duplice accordo prima con AntiTrust e poi con Codacons. Il primo ente ha deciso di non indagare sulle altre attività benefiche dell’imprenditrice dopo che quest’ultima ha versato un milione di euro per le Uova di Pasqua, oltre a pagare un milione di euro per la multa sul Pandoro. Codacons, invece, ha ritirato la denuncia per truffa aggravata dopo aver concordato una donazione di 200 mila euro a un ente da loro scelto oltre al pagamento delle spese legali e al risarcimento di 150 euro per ogni persona che si è rivolta a loro per essersi sentita ingannata dalla pubblicità di Pink Christmas.
Uova di Pasqua, Chiara Ferragni verserà 1 milione di euro: accordo con AntiTrust https://t.co/WCnpbSORdA
— BICCY.IT (@BITCHYFit) July 5, 2024
Chiuso definitivamente il caso Pandoro, il commento di Selvaggia Lucarelli
Selvaggia Lucarelli, che ha scoperchiato il vaso di Pandor(a)o, dando via a un’inchiesta, ha così commentato sui social:
“Come ricorderete, dopo la promessa di dare 1 milione di euro al famoso ospedale, il Codacons si scagliò contro Ferragni con un esposto in 104 procure parlando di LACRIME DI COCCODRILLO. “Mai più beneficenza da chi tenta di ricattare i giudici con promesse di donazioni!”. E quindi il Codacons ha invitato i consumatori che avevano acquistato il Pandoro a mettersi in contatto con l’associazione. (Bastava lo scontrino o addirittura un’autocertificazione). Lo scopo era far ottenere il risarcimento ai consumatori tramite una denuncia per truffa aggravata“. Il risarcimento alla fine lo hanno ottenuto, ma non a causa della denuncia per truffa.
“Naturalmente il Codacons ha ricavato moltissima pubblicità su stampa dall’iniziativa” – ha continuato Selvaggia Lucarelli – ” Le indagini sono iniziate subito e si sono chiuse ad ottobre. Per il pm l’accusa era di truffa aggravata. A gennaio, dopo che i legali di Ferragni avevano depositato la memoria difensiva, la procura avrebbe deciso se iniziare un processo o archiviare. L’ipotesi del processo, dopo la multa dell’Antitrust, era la più probabile. Quindi, dal momento che i processi durano una vita e che l’esito poteva anche non essere favorevole, Chiara Ferragni ha cercato la strada dell’accordo extragiudiziale. E cioè di un accordo che evitasse l’azione penale nei suoi confronti. La legge lo consente e arrivati a questo punto era la strada migliore da percorrere ovviamente. Evita eventuali condanne e può chiudere la questione da un punto di vista legale. (Recuperare la reputazione è invece un lavoro ancora molto lungo). Ma è convenuto chiudere tutto con un accordo al Codacons che dopo aver detto cose durissime su Ferragni e aver smosso procure e stampa, oggi rilascia comunicati dal tono mieloso“.
“Perché è convenuto anche al Codacons”
“Perché è convenuto anche al Codacons? Perché ha ottenuto titoli sulla stampa per un anno, perché ha avviato un’azione legale (che ritirerà) ottenendo da Ferragni il rimborso delle spese legali, perché Ferragni donerà 200.000 euro a una associazione che sceglierà ANCHE Codacons. Nel frattempo Codacons ha pubblicizzato una sua futura iniziativa benefica (?) al cui evento di lancio parteciperà proprio Chiara Ferragni. Insomma, come con Fedez, Codacons avvia azioni legali che poi si concludono con accordi e pace. E con molta stampa per Rienzi, molta pubblicità e con evento pubblico insieme ai denunciati famosi. Nel frattempo, in alcuni di questi casi citati, le procure lavorano per nulla. Un anno di indagini per la denuncia del Codacons per i Pandori e poi “ma no, facciamo pace”. Come se il lavoro delle procure non lo pagassero proprio quei cittadini che Codacons dovrebbe tutelare“.
E ancora:
“Ma allora la domanda è: come mai Codacons ha tirato su tutto ‘sto macello se sapeva già che tanto valeva trovare un accordo? Verrebbe da dire: perché così l’altra parte ha cercato un accordo. E qui lascio a voi le conclusioni su queste modalità. Detto ciò, i consumatori che saranno risarciti sono ovviamente un numero irrisorio rispetto al numero complessivo di persone che avevano comprato il Pandoro. Non so quanti si siano rivolti a Codacons (solo loro avranno il risarcimento), ma ovviamente parliamo di poche decine o centinaia. Erano stati venduti 290.000 pandori griffati Ferragni“. Se tutti avessero fatto ricorso al Codacons, Chiara Ferragni avrebbe dovuto sborsare oltre 43 milioni di euro.
L’aspetto reputazionale: “Un vero problema”
“Un accordo che è senz’altro convenuto a Ferragni e a Codacons. Meno ai cittadini che pagano l’inutile lavoro delle procure. A chi mi chiede: quindi per Ferragni è una ammissione di colpa? La multa dell’antitrust aveva già sancito la colpevolezza riguardo la pubblicità ingannevole, quindi non serve un processo per stabilirlo. Ha risarcito perché la colpa esiste e perché doveva accordarsi. Il processo avrebbe stabilito l’eventuale sussistenza di una responsabilità penale. Ma alla fine, come ho sempre detto, dell’aspetto penale poco importa. Buon per lei se è riuscita a evitarlo (comunque al momento è ancora indagata, suppongo saranno ritirate le denunce a breve)“. “Il vero problema resta l’aspetto reputazionale” – ha concluso Selvaggia Lucarelli – “Lì non esiste Codacons che possa darle una mano. E non perché non abbia diritto a voltare pagina, ma perché non l’ha mai voltata. Lei è rimasta lì dove era un anno fa, incapace di crescere e cambiare pelle“.
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