Con un’azione coordinata in 5 città italiane, gli attivisti di alcuni collettivi contro gli affitti brevi turistici hanno sabotato centinaia di keybox nella notte tra venerdì e sabato. Si tratta delle piccole cassette di sicurezza utilizzate dai proprietari di appartamenti, messi in locazione su portali web come Airbnb, per fornire le chiavi agli ospiti senza dover essere presenti di persona.
A Firenze, Genova, Venezia, Rimini e Milano, gli attivisti hanno coperto le keybox con strisce di nastro adesivo recanti slogan come «Meno affitti brevi, più case per tutt*», «Il tuo b&b, il nostro sfratto», «La tua casa era casa mia».
NELLE ULTIME SETTIMANE, le keybox sono diventate il simbolo delle lotte contro la turistificazione delle città. Secondo la società di consulenza turistica Jfc, nel 2023 gli alloggi disponibili su Airbnb erano 608 mila, contro i 20 mila del 2011.
L’impennata di immobili convertiti alle locazioni brevi provoca aumenti degli sfratti, rincari sugli affitti e difficoltà a trovare casa per residenti, studenti e lavoratori. La proliferazione delle keybox è il segno tangibile del fenomeno. Il 18 novembre una circolare del ministero dell’interno ha ricordato che ai fini della pubblica sicurezza, il proprietario di una locazione turistica è obbligato al riconoscimento fisico dei propri ospiti. Ciò rende illegittime non le keybox, bensì il loro possibile utilizzo per i check-in da remoto, che è difficile da dimostrare.
Per questo, sono migliaia le cassette sparse tra muri, pali della luce, fermate dell’autobus, panchine e luoghi pubblici. La scorsa notte gli attivisti di Firenze ne hanno individuata una nascosta in una “buchetta del vino”, le storiche nicchie dei palazzi rinascimentali che venivano usate per mescere direttamente dalle cantine.
«Le keybox rappresentano la forma più volgare dello sfruttamento della città», afferma Massimo Torelli di Salviamo Firenze x viverci, uno dei comitati che ha aderito al blitz della notte scorsa. «A Firenze sono stati assunti impegni sulla loro eliminazione, ma non sono seguiti i fatti».
A queste parole, l’assessore al turismo Jacopo Vicini ha replicato affermando che la giunta sarebbe «al lavoro, a contatto con la prefettura, per vietare l’utilizzo delle keybox in tutta la città entro la prossima primavera».
IL CAPOLUOGO TOSCANO è anche l’unico in Italia ad avere bloccato il rilascio delle licenze per gli affitti brevi. Inoltre, la scorsa settimana la giunta regionale della Toscana ha approvato il nuovo “Testo unico del turismo”, che per la prima volta consente ai comuni di introdurre criteri e limiti alle locazioni brevi turistiche. Si tratta di misure più concrete rispetto ai divieti alle keybox, diventati un capro espiatorio che non risolvono alla radice il problema della turistificazione.
Lo stesso assessore Vicini ha detto che le cassette sono un «problema di sicurezza e di decoro», ma in realtà, replicano gli attivisti, «non è una questione di decoro, ma di vivibilità. Non è il lucchetto – peraltro utilizzato in modo illecito – ma ciò che sottintende».
A Roma, dopo la circolare ministeriale, la polizia locale si era affrettata a rimuovere centinaia di keybox, ma la procura non ha convalidato i sequestri, poiché non era stato provato l’utilizzo illecito.
Nulla è stato fatto, invece, per gestire la crisi abitativa provocata dai 35 milioni di turisti in più attesi per il Giubileo, che hanno già comportato l’aumento del 20% sul costo degli affitti negli ultimi 12 mesi, secondo Immobiliare.it. In generale, tranne Firenze, gli enti locali non sono intervenuti con provvedimenti organici contro la turistificazione.
L’IMPATTO NEGATIVO del turismo è molto sentito anche a Venezia. Nella città insulare, il numero di posti letto per vacanzieri ha da tempo superato quello dei 49 mila residenti e gli affitti brevi hanno iniziato a espandersi anche sulla terraferma a Mestre.
A Rimini, invece, la sottrazione degli immobili al mercato abitativo tocca soprattutto i lavoratori stagionali, che non riescono a trovare alloggio per i mesi estivi.
A denunciare queste derive sono sorte molte realtà locali e nazionali che stanno sensibilizzando sui problemi sociali e abitativi generati dalla turistificazione, così riassunti nella nota diffusa dagli attivisti al termine del blitz della scorsa notte: «Ogni appartamento messo in affitto breve è una casa sottratta alla residenza. La crisi abitativa si inasprisce proporzionalmente all’aumento della capacità ricettiva di ogni città, toccando anche i servizi. Sanità, scuole, trasporto pubblico sono allo stremo, sia per la difficoltà del personale a trovare casa, sia perché la riduzione del bacino di utenza si traduce nel taglio delle risorse a disposizione. Se il turismo rappresenta certo un settore economico rilevante, i benefici per la città sono ormai ampiamente superati da costi insostenibili».
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