“Nuovo stadio, regalati al Cagliari di Giulini anche i soldi per un hotel, un mega centro benessere e il bar dello sport”

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“Nuovo stadio, regalati al Cagliari di Giulini anche i soldi per un hotel, un mega centro benessere e il bar dello sport”. Durissime accuse a Zedda e alla Todde sull’aumento delle volumetrie del Gigi Riva Stadium: carte alla mano, l’ex governatore Solinas sostiene che grazie al nuovo accordo di programma i soldi dei sardi andranno a finanziare anche una Spa, un hotel e un bar, oltre alla concessione al Cagliari in uno stadio di fatto completamente ceduto ai privati. Christian Solinas affonda il colpo in un lungo post su Fb: “Il tempo è galantuomo. Alle volte prima di quanto ci si aspetti. E disvela con candore, con semplicità, anche le più raffinate alchimie politico-giuridiche

distillate per celare le verità più imbarazzanti. Come sul nuovo stadio di Cagliari. Per anni sono stato oggetto di un attacco senza sosta sul punto, con le ricostruzioni più fantasiose ed inverosimili del mio pensiero. La mia posizione è sempre stata chiara: la Regione, a mio avviso, avrebbe potuto finanziare ESCLUSIVAMENTE l’impianto sportivo in un rapporto chiaro tra enti pubblici. Se l’esigenza era dare ai tifosi ed alla Sardegna intera un nuovo stadio in linea con gli standard delle competizioni internazionali e confortevole per giocatori e spettatori, ho sempre detto fermamente che la Regione avrebbe fatto la sua parte. E così è stato. Prima una legge, poi una delibera della Giunta Regionale e dunque l’Accordo di Programma da me sottoscritto e pubblicato sul BURAS avevano messo a disposizione del Comune di Cagliari ben 50 milioni di euro. Con due condizioni fondamentali:

1) “Le risorse […] saranno attribuite al Comune di Cagliari […] PER LE SOLE ATTIVITA’ CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO SPORTIVO” (art. 4, punto 3, del vigente Accordo di Programma);

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2) “Resta inteso, pertanto, che la Regione Autonoma della Sardegna, rimane ESPRESSAMENTE ESTRANEA ad ogni rapporto comunque nascente con terzi in dipendenza della realizzazione delle attività oggetto del presente accordo e che nessuna azione di rivalsa potrà essere esercitata nei confronti della medesima”.

Pretesi inoltre che a fronte di questa attenzione per la Città di Cagliari e per lo sport professionistico, vi fossero nella finanziaria analoghi stanziamenti in favore dell’impiantistica sportiva dilettantistica ed un riequilibrio di fondi verso il resto delle strutture dell’Isola che ospitano campionati minori, a partire da Sassari, Olbia, Oristano etc. Non sono stati persi 5 anni ma, al contrario, per ben 5 anni si sono voluti tutelare la legalità, la natura pubblica dei fondi e gli interessi della Regione. Questo non è piaciuto, comprensibilmente, a chi non ha capito quale fosse la reale posta in gioco o a chi quella posta aveva stabilito. Ecco il perché della ritrovata “celeste corrispondenza d’amorosi sensi” tra i protagonisti della vicenda una volta eliminato il corpo estraneo, cioè il sottoscritto. Infatti, dopo le elezioni, regionali e comunali, con la Todde alla Presidenza e Massimo Zedda Sindaco di Cagliari è rifiorito un feeling rinnovato tra pubblico e privato. Così, in maniera sibillina, qualche settimana fa l’Assessore allo Sport del Comune parte con una questione apparentemente marginale che mira a rimettere in discussione l’Accordo di Programma già firmato, sollevando una fantomatica questione relativa alla presunta mancanza di un’approvazione esplicita del Presidente della Regione sul testo (che invero era stato approvato collegialmente dall’intera Giunta Regionale). Ne nacque una polemica che appariva relegata sul piano dei tecnicismi e che non ebbe grande eco sulla comunicazione di massa. Ma oggi ben si può comprenderne l’obiettivo vero leggendo la proposta di deliberazione per il Consiglio Comunale di Cagliari n. 156 del 9.12.2024, predisposta dal Servizio Pianificazione Strategica e Territoriale, in combinato disposto con la bozza di un nuovo Accordo di Programma da sottoscrivere tra Todde e Zedda.

In estrema sintesi, dietro la cortina fumogena della revisione del progetto norma con la riduzione delle volumetrie dei comparti limitrofi allo stadio per favorire aree verdi attrezzate, la proposta di deliberazione del Consiglio Comunale prevede che si proceda immediatamente con “l’unità minima funzionale 1 (Stadio e relativa area pertinenziale) del Progetto guida”, il cui intervento “consiste nella realizzazione di un complesso impiantistico che comprende” oltre all’impianto sportivo:

– un hotel nell’area Stadio dotato di 126 stanze e circa 2.000 mq dedicati a spazi per convention e riunioni aziendali;

– un centro benessere di circa 4.000 metri quadri;

– un Bar Sport, gestito direttamente dalla società calcistica.

Finalmente, si svela l’arcano: il progetto non prevede solo lo stadio e, dunque, i relativi costi contengono anche la realizzazione di altre iniziative imprenditoriali, che in base al mio Accordo di Programma non sarebbero stati finanziabili con i fondi pubblici, ma avrebbero dovuto eventualmente essere coperti con risorse dei privati.

Ecco allora il motivo vero per il quale si metteva in discussione il procedimento da me seguito.

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Tanto ciò vero che, nella bozza di nuova accordo di programma, che la Presidente Todde ed il Sindaco Zedda dovrebbero sottoscrivere, sono stati modificati proprio i punti dell’articolo 4 che imponevano di impiegare i 50 milioni di risorse pubbliche esclusivamente per l’impianto sportivo, consentendo invece di utilizzarli liberamente anche a copertura delle spese in generale e, di conseguenza, anche per hotel, centro convegni e centro benessere.

Insomma, un gioco di prestigio – si modificano limiti e impegni reciproci tra amministrazioni esclusivamente a favore del soggetto proponente – che mette finalmente a nudo i reali intendimenti delle parti: finanziare con danaro pubblico opere che non sarebbero finanziabili se non in violazione della disciplina della concorrenza e del libero mercato. Si tratterebbe infatti di un ingiustificato aiuto di stato ad un soggetto imprenditoriale che sotto la veste larga di un impianto sportivo pubblico coprirebbe la realizzazione di altre strutture in concorrenza con altre presenti sul territorio e realizzate con risorse private.

Ma ormai si è capito. Nell’Isola dei nuraghi alcuni sono più uguali degli altri. E quando certe cose provengano da taluni, non si giudica ciò che fanno ma si guarda benevolmente a chi sono, a quali circuiti appartengono e si perdona, erigendo il peccato a virtù. Vae alteris!”, conclude l’ex presidente della Regione Christian Solinas.



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