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Chi è cresciuto in campagna sa quanto il contatto con la natura sia una fortuna che fa la differenza. Non solo in termini di consapevolezza e capacità di leggere l’ambiente intorno, ma per la spinta a sviluppare un valore che accompagna crescendo: la fantasia. Lo sa bene Martina Crociani, diventata grande nei campi in provincia di Siena e poi trasferitasi in città per studiare Economia Ambientale. Nel 2016, rimasta senza lavoro, ha deciso di recuperare il podere di famiglia e riattivarlo con agricoltura sostenibile, offerte agrituristiche e infine un asilo nido che accompagna i bambini con esperienze tra uliveti e vigne. Il progetto della sua Azienda Agricola Lignanello a Pienza, raccontato in un video reportage.
Martina Crociani, l’economista che non ha dimenticato la campagna
Oggi Crociani ha 44 anni e una figlia di 5, nata quando il suo percorso aveva già intrapreso una seconda fase. È iniziato e ha fatto ritorno sulle colline tra la Val d’Orcia e la Val di Chiana, all’interno del territorio del meraviglioso borgo rinascimentale ma molto vicino a Montepulciano. Terra enoica per DNA, “qui mio nonno aveva acquistato negli Anni ’70 un’azienda agricola dove coltivava viti e faceva vino da vendere sfuso, a clienti locali”. 3.500 metri quadri di vigna, un uliveto e un piccolo allevamento di maiali e animali da cortile, “ma solo per la famiglia”.
Da bambina, il tempo libero Crociani lo passa tutto qui, come il papà, capo cantoniere di professione che però era sempre presente per dare una mano in fattoria: “Dal nonno ho appreso il significato del lavoro contadino. Dalla nonna, invece, la passione per il cibo e la cucina”. Non è un caso, quindi, che abbia poi deciso di laurearsi a Siena in Economia Ambientale, perfezionandosi con un master in Risparmio Energetico e Fonti Rinnovabili e cominciando a lavorare in una grande azienda del settore. “Nel 2014 è finito il periodo dell’incentivazione e c’è stata una grande crisi”; la perdita del lavoro, però, è un’occasione per guardare nuovamente verso casa.
Il recupero del podere di famiglia: vigne, olio e agriturismo
L’azienda intanto era sopravvissuta alla scomparsa del nonno, alcuni anni prima, ma era rimasta però sostanzialmente inattiva. “Nel 2016 ho deciso di prenderla in affitto da mio padre e rimetterla in sesto”, spiega Crociani a proposito del reimpianto di una parte di vigna, della nuova cura dei cento ulivi e della ristrutturazione di piccole costruzioni adibite a rimessaggio. Al podere Lignanello aggiunge così anche una sala degustazioni con piccolo punto di ristoro, per far assaggiare il vino da uve Sangiovese, Merlot e Syrah, ma anche Malvasia, grechetto e Trebbiano toscano (“il nonno ci faceva il vin santo”) che vinifica a ciclo chiuso in azienda.
“Dal 2019 produciamo solo uve biologiche e con noi c’è l’enologo Filippo Trovarelli”; tutto, però, finisce in bottiglia solo nelle annate migliori. In quello che intanto è diventato un agriturismo oggi si fa anche cucina, “con le materie prime di bravi colleghi del posto, che hanno il nostro stesso approccio”: oltre all’olio di casa, farine di grani antichi della Val d’Orcia per pasta e pane, carni chianine e di Cinta Senese, proposte in piatti semplici che compongono un menù fisso. Da qualche mese sono arrivate inoltre alcune stanze in una country house a pochi metri dalla tenuta, dove gli ospiti possono soggiornare.
Le attività dell’Azienda Agricola Lignanello di Pienza
L’apertura dell’agrinido dentro l’azienda agricola Lignanello
“In passato ho lavorato in un’associazione ambientalista in cui facevamo educazione ambientale con i bambini. E da lì è venuta l’idea”, spiega Crociani, che ha creato per il suo agrinido una struttura apposita in bioedilizia, con cappotto esterno, infissi termici e un piccolo impianto fotovoltaico. L’ha chiamato Sbarbacipolle, come un antico gioco che fanno ancora i bambini in Toscana, ma le dovute certificazioni non sono arrivate che ai primi del 203, proprio per la peculiarità del progetto, difficilmente inquadrabile. Più diffuso in altri Paesi, fornisce un servizio socio educativo per l’infanzia e di supporto alla genitorialità per piccoli tra i 12 e i 36 mesi, e differisce dai nidi tradizionali perché offerto da e in un’azienda agricola che propone attività integrate al proprio lavoro.
Quello del ‘nuovo corso’ di Lignanello è dunque un buon esempio di imprenditoria agricola giovane e al femminile, che valorizza aree rurali non solo con pratiche contadine sostenibili, ma al contempo con progetti innovativi e al servizio della cittadinanza. Valori, questi, alla base della PAC, Politica Agricola Comune: ecco di cosa si tratta e perché è importante in Italia.
“Oggi abbiamo 7 bimbi, e un’educatrice professionista che pensa a esperienze con materiali naturali, uscite periodiche a raccogliere piccoli frutti, e quando è il momento della vendemmia si pigia l’uva con i piedini”. Dopo aver raccolto l’entusiasmo delle famiglie della zona, il progetto ha già ricevuto la Bandiera Verde della Cia Agricoltori Italiani per la categoria AgriWoman.
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