PIGIAMA PALAZZI. Ha attaccato la magistratura italiana, definito Scholz uno «stupido», appoggiato addirittura l’AfD. Ma attaccare il miliardario consulente di Trump proponendo di eliminare X dall’Europa o limitando la rete satellitare Starlink in Italia come ha fatto il Pd è miope. E da tafazzi.
«Elon Musk è un rischio per la sicurezza nazionale?», si chiedeva il New York Times pochi giorni fa. Il padrone di Tesla, Starlink e X coltiva nuovi amici ogni giorno che passa. In ogni Paese in cui decide di mettere becco nelle faccende di politica interna con i suoi puntuti tweet. Contro la magistratura in Italia, contro lo «stupido» Olaf Scholz in Germania, contro Keir Starmer in Gran Bretagna. In pochi si salvano dagli strali di Musk via X. Giusto Donald Trump e pochi stimati estremisti di destra, come quelli dell’AfD, l’unico partito che può salvare la Germania, ha detto Musk. Anche se dimentica di spiegare chi è che dovrebbe poi salvare tedeschi e il resto del mondo da personaggi che non piacciono nemmeno a Marine Le Pen.
Trump mette le cose in chiaro: a comandare è lui
Ma c’è poco da argomentare, il Signor X è in preda a se stesso. Ora poi che è anche consulente per Trump, dopo averlo aiutato a vincere le elezioni presidenziali, le sortite lunari di Musk aumentano. L’iperattivismo dell’iper ultra stra-miliardario sta generando mostri dappertutto, anche tra quelli che sono disposti a vederci più del necessario, come una improbabile internazionale muskiana. Ma persino allo stesso presidente eletto degli Stati Uniti è venuto un leggero malessere, tant’è che ha dovuto precisare l’ovvio: «Mi piace avere accanto a me persone intelligenti. L’ultima bufala è che Trump ha ceduto la presidenza a Elon Musk», ha detto in un comizio a Phoenix, in Arizona. «Lui sta facendo un lavoro eccellente, è andato in Pennsylvania e ci è rimasto un mese: abbiamo vinto le elezioni nello Stato con un margine enorme. Ha fornito i satelliti Starlink al North Carolina quando non c’era nessuna comunicazione dopo l’uragano. Ha inviato 2.000 unità, ha salvato tante vite, ha fatto una cosa fantastica. Ma non sarà presidente e sapete perché? Non è nato in questo Paese… Le fake news lo sanno… È una persona eccezionale, volevamo uno come lui dalla nostra parte…». Insomma Trump ha avuto il suo momento: io so’ io, il presidente, e lui, Musk, non lo è, e ha sentito il bisogno di ribadire chi è che comanda. Lui.
Per i dem nostrani Musk mette a rischio la sicurezza democratica europea
Ma forse peggio dell’accoppiata Trump-Musk ci sono i sinceri democratici nostrani che vorrebbero eliminare X o Starlink. Sandro Ruotolo, giornalista, europarlamentare e responsabile Informazione, Cultura, Culture e memoria del Partito Democratico, vuole eliminare X dall’Europa. Lo ha detto lui stesso presentando una interrogazione, sottoscritta anche da altri europarlamentari: «L’ingresso di Elon Musk nell’amministrazione del presidente Trump solleva interrogativi sulla sicurezza democratica europea, dato il potere mediatico e la potenza economica del magnate americano. Musk ha utilizzato la propria piattaforma X per sostenere e favorire la candidatura del presidente Trump». In Italia «Musk ha criticato le decisioni della magistratura, costringendo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a intervenire. I suoi conflitti di interessi si estendono a settori strategici e potenzialmente pericolosi dell’economia, come quello automobilistico, spaziale, telecomunicazioni satellitari e social media. Ciò lo rende un attore chiave nelle sfide geopolitiche globali, con il fondato sospetto che possa utilizzare i media di sua proprietà per influenzare la politica europea per scopi politici ed economici». Dunque, ha chiesto Ruotolo, «ritiene la Commissione che la legislazione attuale sia sufficiente a proteggere le istituzioni democratiche, i cittadini e i dati personali dall’uso politico di X? Quali azioni intraprenderà per mitigare i conflitti di interessi e gli abusi da parte di Musk? Considererà un divieto di X sui dispositivi istituzionali, come con TikTok?». Non è una novità che i social media possano essere usati come strumento di manipolazione. Esiste un confine sottile fra la persuasione e la manipolazione e Trump ha usato X per alimentare il sentimento di sfiducia nei confronti delle istituzioni. Ma questo c’entra poco con il sostegno che Elon Musk, proprietario di X, ha dato a Trump. Quando nel 2016 il tycoon vinse le elezioni Twitter, che ancora si chiamava così, era in altre democratiche mani. Se i social media non sono più gradevoli come un tempo lo si deve a molti fattori, ma non è Musk ad aver rovinato Twitter. Sicché non si capisce davvero l’argomentazione di Ruotolo.
Gli emendamenti Pd contro Mr Starlink
Così come non si capisce l’argomentazione che stava alla base di un paio di emendamenti anti-Musk presentati dai senatori del Pd Antonio Nicita e Lorenzo Basso qualche giorno fa nell’ambito del ddl Concorrenza. Nel dettaglio «in un emendamento viene fatto divieto ai soggetti che esercitano il controllo di piattaforme online oggetto della regolazione del Digital services act – come Musk nel caso di X – di offrire servizi di connettività all’ingrosso e al dettaglio, inclusa la connettività satellitare, sul territorio italiano». Praticamente, il Pd voleva colpire in Italia Starlink, sempre di proprietà di Elon Musk. Un servizio davvero prezioso, quello sì, perché permette di portare Internet in posti in cui la fibra non arriva grazie al collegamento satellitare. Si può dunque criticare Musk per le sue derive estremiste, ma non perché offre un servizio efficiente.
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